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Tag: Regione Piemonte

Una legge sui disturbi dell’alimentazione: mancava in Piemonte, la propongono i Moderati

Con la Proposta di Legge 148/2021 appena presentata in Consiglio Regionale (“Prevenzione, diagnosi e cura dei Disturbi del Comportamento Alimentare, nonché misure di sostegno per le famiglie coinvolte”), si insiste sulla prevenzione, sull’intercettazione precoce dei disturbi, sul sostegno alle famiglie, sull’informazione e sulla sensibilizzazione. Sono oltre 2 milioni in Italia i giovani con disturbi dell’alimentazione. In Piemonte i numeri sono in crescita e la pandemia ha aggravato la situazione. Il primo obiettivo della Legge, che prevede fondi per 2,5 milioni di euro per ciascuno dei due anni del biennio 2022-23, è far sì che del problema, finalmente, si parli. Un percorso efficace di cura ha la durata di anni: occorre dunque creare una rete sanitaria e assistenziale in grado di garantire cure di qualità per tutto questo arco di tempo. Emilia-Romagna e Umbria, che hanno creato circuiti in grado di gestire il problema, sono tra gli esempi da seguire.

Manca a oggi, in Piemonte, una Legge sulla prevenzione, sulla diagnosi e sulla cura dei disturbi del comportamento alimentare. Una mancanza inspiegabile e grave. Con la nostra Proposta di Legge 148/2021 sulla “Prevenzione, diagnosi e cura dei Disturbi del Comportamento Alimentare, nonché misure di sostegno per le famiglie coinvolte” intendiamo come Moderati colmare questo vuoto e portare questo tema, per troppo tempo non affrontato, al centro del dibattito.

Il problema è grave e diffuso: in Italia sono circa due milioni i giovani con disturbi del comportamento alimentare. In Piemonte, da marzo 2020 a gennaio 2021 (più recente dato disponibile), risulta quadruplicato il numero di chiamate al numero verde dedicato. Nella nostra regione sono diagnosticati 1.500 casi di anoressia e 5.000 di bulimia, con 260 nuovi casi di anoressia a 450 di bulimia diagnosticati ogni anno: ma queste cifre sono solo la punta dell’iceberg, perché non tengono conto del “sommerso” (solo il 10% delle persone con disturbi alimentari chiede aiuto e tantissime altre non riconoscono il fenomeno). Secondo il più recente rapporto Eurispes, oltre 2 milioni di ragazzi tra i 12 e i 25 anni soffrono, a livello nazionale, di disturbi del comportamento alimentare. Al dato quantitativo, di per sé impressionante, si aggiunge il fatto che questo fenomeno, anche quando riconosciuto come tale, è spesso sottovalutato sia da chi ne soffre che dai familiari. 

Anoressia, bulimia, disturbo da alimentazione incontrollata e altre casistiche sono condizioni gravi; in un numero non trascurabile di casi, possono condurre alla morte. L’intercettazione precoce del disturbo è cruciale per limitarne le conseguenze. I percorsi di cura durano anni: manca, attualmente, un circuito regionale strutturato in grado di garantire cure e assistenza dal momento della diagnosi a quello dell’avvenuta e definitiva guarigione. Non sempre all’altezza si dimostrano, sul tema, le Istituzioni, le strutture sanitarie e soprattutto quelle assistenziali. Per chi soffre di disturbi di questo tipo sono necessari percorsi dedicati e ben distinti da quelli destinati alla salute mentale.

La Proposta di Legge presentata dai Moderati intende promuovere percorsi scolastici di informazione, progetti di prevenzione e programmi di cura efficaci. Sono previsti progetti specifici sull’educazione alimentare, da inserire nei cataloghi degli interventi di promozione ed educazione alla salute attraverso l’ausilio di specialisti nel settore. 

Con questa Proposta di Legge chiediamo un impegno da parte della Regione finalizzato al potenziamento, presso le strutture ospedaliere, degli ambulatori pediatrici e di medicina generale, nonché dei servizi territoriali, per garantire piani di cura finalmente strutturati e organizzati. È poi fondamentale che le attività terapeutiche di primo e secondo livello siano svolte in ambulatori dedicati e distinti rispetto a quelli destinati alla salute mentale. Altrettanto rilievo è destinato, nel Progetto di Legge, alle misure di sostegno delle famiglie coinvolte.

RISORSE FINANZIARIE
Il Progetto di Legge dei Moderati prevede risorse quantificate in 2,5 milioni di euro per ciascuno dei due anni del biennio 2022-2023, in particolare per l’ampliamento dell’offerta formativa nelle scuole (250mila euro), per le campagne di informazione e sensibilizzazione (150mila euro), per l’ampliamento e per il potenziamento dell’offerta dei servizi specialistici per il trattamento dei DCA, per la formazione e l’aggiornamento professionale del personale sanitario e socio-assistenziale, per il potenziamento degli ambulatori e dei servizi territoriali e per le misure di sostegno alle famiglie coinvolte (2,1 milioni di euro).

DICHIARAZIONI
Silvio Magliano (Presidente Gruppo Consiliare Moderati, Consiglio Regionale del Piemonte): “Prima queste patologie sono identificate, più possibilità di guarigione ci sono. Con la Legge 148 proviamo a fare la nostra parte affinché le famiglie non siano abbandonate durante l’intera durata del percorso e anche dopo la fase acuta. Con questa Legge proviamo a mettere risorse finanziarie finalmente sufficienti a rafforzare il supporto territoriale, a fare prevenzione, a formare gli insegnanti e le famiglie su quali siano i primi sintomi da riconoscere. Speriamo di dare una speranza in più a tante famiglie piemontesi e di contribuire ad abbattere il muro di silenzio che ancora grava su questi temi”.

Benito Capellupo (Avvocato): “Formazione, rafforzamento delle strutture sanitarie esistenti, prevenzione e informazione: questi sono i punti forti e, insieme, gli obiettivi di questa Proposta di Legge, che speriamo davvero possa contribuire a cambiare le cose in questa Regione”.

Francesca Lazzari Seminatore (Associazione “Così come sei”): “Intendo dare voce, idealmente, a tutte le famiglie e a tutti i ragazzi che hanno affrontato, o stanno affrontando, questi disturbi. Che la loro voce si faccia sentire è necessario, anzi vitale. Il sommerso è, quando si parla di queste malattie, di proporzioni spesso nemmeno immaginabili. Mettere risorse economiche su questi temi non è una spesa: è un investimento. In futuro, in salute, in speranza. Per tutti noi. Perché quando un ragazzo si ammala di questi disturbi, quasi sempre con lui si ‘ammala’ anche tutta la sua famiglia”

Mauriziano, niente approvazione della trasformazione in “Struttura Complessa Universitaria” della Reumatologia da parte della Giunta: occasione persa


La Giunta assicura che le cure e i servizi nei confronti dei pazienti sono e saranno sempre garantiti: prendiamo atto e vigileremo. Ma resta il rimpianto per un’opportunità mancata, che avrebbe portato fondi e prospettive. Adesso l’Assessore accetti di incontrare le Associazioni di Volontariato formate da pazienti e loro familiari che da mesi chiedono un confronto e un chiarimento.

“La Giunta valuterà in piena autonomia”: è molto più simile a un “no” che a un “sì” la risposta della Giunta al mio Question Time relativo alla mancata approvazione della modifica dell’Atto Aziendale dell’Ospedale Mauriziano che sancisce il passaggio dalla “Struttura Semplice” alla “Struttura Complessa Universitaria” della locale Reumatologia. “Le cure verso i pazienti rimangono inalterate” garantisce ancora l’Assessore Icardi: prendiamo atto e verificheremo che così sia nei fatti, dal momento che questa resta per noi l’assoluta priorità. 

La mancata approvazione di Giunta della trasformazione in “Struttura Complessa Universitaria” della Reumatologia Ospedaliera del Mauriziano è a tutti gli effetti un’occasione persa: una trasformazione che non solo avrebbe portato un valore aggiunto in termini di prestigio, ma anche ulteriori fondi e ulteriori prospettive per la ricerca. 

Questioni di simile rilevanza non dovrebbero essere influenzate da altre logiche che non siano quelle strettamente legate al bene dei pazienti e all’attività delle Associazioni di Volontariato di pazienti e famiglie. Ora mi auguro che la Giunta voglia ricevere le Associazioni che da mesi chiedono un momento di incontro che dovrà essere, a questo punto, anche un momento di chiarimento.

Lo scorso marzo l’Ospedale Mauriziano aveva modificato il proprio Atto Aziendale, recependo la richiesta di trasformazione da “Ospedaliera” in “Complessa Universitaria” della Reumatologia Ospedaliera dell’Ospedale medesimo. Tale modifica attende di essere approvata dalla Giunta Regionale, ma il tema non è mai stato discusso. Nella cura della sclerosi sistemica, patologia gravemente invalidante, la diagnosi precoce e il follow-up sono fondamentali. In questi 15 mesi di pandemia molte cure e terapie sono state annullate o posticipate.

Sostegno agli inquilini morosi ATC percettori di Reddito di Cittadinanza, la partita è ancora aperta

La Giunta, stimolata dalla mia interpellanza sul tema, non esclude, come da mia richiesta, di pensare alla convocazione di un Tavolo per valutare la possibilità di modificare la normativa: attualmente, chi percepisce il reddito di cittadinanza deve versare una quota minima raddoppiata per accedere al Fondo Sociale (che è lo strumento per supportare gli inquilini in difficoltà nel pagamento del canone). Una vera e propria stangata. Con il mio atto chiedevo anche un ulteriore rinvio dei termini per il pagamento: da questo punto di vista, invece, la Giunta non ha lasciato spiragli. Il problema è emerso quest’anno: fino all’anno scorso gli inquilini percepivano il reddito di inclusione, che non influiva in modo determinante sull’imponibile.

C’è speranza per gli inquilini morosi ATC percettori di Reddito di Cittadinanza, sui quali quest’anno grava la stangata del raddoppio della quota minima richiesta per accedere al Fondo Sociale. La Giunta, stimolata da una mia interpellanza sul tema appena discussa a Palazzo Lascaris, ha dichiarato di non escludere, come da richiesta dei Moderati, di istituire un Tavolo di Confronto finalizzato alla modifica delle regole per l’accesso al Fondo Sociale. Non sembrano esserci possibilità, invece, per quanto riguarda un’ulteriore proroga dei tempi di pagamento, cosa che avrebbe permesso a un maggior numero di inquilini di mettere insieme la somma richiesta.
Gli inquilini morosi percettori di Reddito di Cittadinanza rischiano, al momento, di subire una vera e propria batosta, trovandosi nella condizione di dover versare una quota minima doppia rispetto agli anni precedenti (quando percepivano il reddito di inclusione) per accedere al Fondo Sociale, con il quale si supportano gli inquilini in difficoltà nel pagamento del canone.

Mi sono soffermato su questa misura proprio alla luce della pessima gestione del Reddito di Cittadinanza. Il numero di percettori di Reddito di Cittadinanza è altissimo specialmente a Torino. In Piemonte, i percettori sono 120mila per assegni mensili pari a 557 euro in media. Chi ha pensato il Reddito di Cittadinanza non è stato in grado di valutare e prevedere le conseguenze a cascata sui territori. La crisi economica è durissima e le persone a basso reddito o senza lavoro pagheranno il prezzo più alto. Ragionare su come il Fondo Sociale possa trovare una dimensione ancora più inclusiva è necessario e urgente. I Moderati continuano a dare un giudizio molto negativo sul Reddito di Cittadinanza, che si è dimostrato per molti versi un modello di assistenza distorsivo del mercato del lavoro.
Con il Fondo Sociale, istituito nel 2013, la Regione Piemonte fornisce aiuto agli inquilini in difficoltà nel pagamento del canone ATC o dei servizi accessori, a condizione che i cittadini morosi incolpevoli siano in possesso del giustificativo di pagamento della quota minima pari al 14% del reddito e che il loro ISEE non superi i 6.398,75 euro. La domanda di contributo da parte degli assegnatari deve essere presentata alle ATC o ai Comuni. La proroga al 30 settembre 2021, deliberata dalla Giunta, dei termini di pagamento della quota minima è stata una prima misura, ma da sola non è sufficiente: chi a stento riusciva a versare la quota minima (480 euro) ora si trova a dover versare una cifra doppia. Lo scorso anno in Piemonte sono state 6.358 le richieste di cancellazione dei debiti per una spesa di 7,3 milioni da parte della Regione: a causa degli effetti della pandemia quest’anno le domande aumenteranno.

La Giunta non approva l’Atto Aziendale modificato del Mauriziano: Scleroderma Unit al palo

Per procedere è necessaria l’approvazione, da parte della Giunta Regionale, della modifica che sancisce il passaggio dalla Struttura Semplice alla Struttura Complessa Universitaria dell’Ospedale, ma il tema non è mai stato discusso. Non compare all’ordine del giorno neppure della seduta odierna. Ho presentato un Question Time in Consiglio per sbloccare la situazione. Malati con il fiato sospeso.

Lo scorso marzo l’Ospedale Mauriziano ha modificato il proprio Atto Aziendale, recependo la richiesta di trasformazione della Struttura Semplice Dipartimentale Reumatologica in Unità Complessa Universitaria. Tale modifica deve essere approvata dalla Giunta Regionale, ma il tema non è mai stato discusso: neppure nell’ordine del giorno della seduta odierna c’è traccia di questo tema urgente. Urgente anche perché, senza questa approvazione, non può partire la Scleroderma Unit del Mauriziano, che sarebbe la dodicesima sul territorio nazionale dopo l’annuncio dello scorso dicembre. Era stata la Regione stessa a chiedere al Mauriziano tale modifica all’Atto Aziendale.

Ho presentato, sull’argomento, un Question Time a Palazzo Lascaris per chiedere alla Giunta per quali ragioni non abbia ancora approvato l’Atto Aziendale, modificato come da indicazioni della Commissione Paritetica Regione Piemonte-Università di Torino.

GILS (Gruppo Italiano per la Lotta alla Sclerodermia) ha assunto, in accordo con la Direzione Generale dell’Azienda Ospedaliera Ordine Mauriziano di Torino, l’impegno di ampliare l’assistenza sul territorio ai malati di sclerosi sistemica: un impegno che ha tutte le intenzioni di mantenere. 

La nuova Scleroderma Unit prevede un ambulatorio dedicato alle persone affette da sclerosi sistemica e un team specializzato per la cura di questa patologia, per la quale mancano biomarcatori affidabili. La richiesta all’Ospedale Mauriziano di trasformare in “Complessa Universitaria” la Reumatologia Ospedaliera risale allo scorso marzo. Da allora, la questione, passata di rinvio in rinvio, non è mai approdata in Giunta. 

Questa situazione sta creando grave disagio per i pazienti. Nella cura della sclerosi sistemica la diagnosi precoce e il follow-up sono fondamentali. In questi 15 mesi di pandemia molte cure e terapie sono state annullate o posticipate. Tutti buoni motivi per non perdere ulteriore tempo. La Giunta Cirio risponda presente.

Centri Diurni per Persone con Disabilità ancora a mezzo servizio

Operatori, caregiver e utenti sono tutti vaccinati, non perdiamo altro tempo: in una fase di riaperture, si riprenda al 100% anche questo servizio (attualmente attivo soltanto al 50%). Sul tema presenterò un atto in Consiglio Regionale del Piemonte per chiedere, da parte della Giunta, chiarezza e impegno.

Non possiamo più aspettare: operatori, caregiver e utenti dei Centri Diurni per Persone con Disabilità sono ormai tutti vaccinati e ci sarebbero dunque tutte le condizioni oggettive per garantire una piena ripartenza, al 100% della capienza. Attualmente queste strutture stanno funzionando solo al 50%. La questione è di assoluta priorità: sul tema presenterò al più presto un atto in Consiglio Regionale del Piemonte per chiedere alla Giunta di fare chiarezza. Le famiglie non possono più aspettare e chiedono di tornare a una situazione di piena e normale attività. Pur nell’assoluta comprensione delle esigenze dei gestori, non c’è ragione perché i Centri Diurni, le Comunità Alloggio e altre analoghe strutture non tornino a una piena operatività, come già stanno facendo o si accingono a fare, tra gli altri, ristoranti e bar, centri commerciali e centri ricreativi. I Centri Diurni svolgono un servizio fondamentale: la formula semi-residenziale garantisce l’erogazione di prestazioni sulla base di progetti individualizzati messi a punto con il coinvolgimento delle famiglie. In coerenza con la classe di fragilità, i Centri Diurni garantiscono attività socio-assistenziali, attività educative e attività riabilitative.