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Segnali di lassismo nella lotta alle occupazioni abusive di case ATC

Diminuiscono i recuperi, aumentano gli appartamenti occupati. Non nascondo la mia preoccupazione: il fenomeno delle occupazioni, da “trascurabile” che era fino a ieri, senza un maggiore impegno oggi rischia di diventare significativo domani.

La preoccupazione che mi ha spinto a presentare un’interpellanza in Consiglio Comunale è stata confermata dai dati forniti dalla Giunta in Sala Rossa. Il fenomeno delle occupazioni abusive di case ATC è, a Torino, in aumento. Questi i numeri, letti in Aula dall’Assessore Finardi.

  • 2016: su 79 occupazioni abusive, 45 recuperi immediati, 20 recuperi entro l’anno, 5 oltre l’anno e 9 occupazioni ancora in atto;
  • 2017: su 61 occupazioni abusive, 23 recuperi immediati, 15 recuperi entro l’anno e 23 occupazioni ancora in atto;
  • 2018 (al 12 aprile, 102esimo giorno dell’anno): su 22 occupazioni abusive, 11 recuperi immediati, un recupero dopo 7 giorni e 10 occupazioni ancora in atto.

Numeri che parlano chiaro: diminuiscono i recuperi, aumenta il numero di occupazioni in atto. Mi sembra che l’attenzione e l’impegno per gli sgomberi immediati siano minori che in passato. In un passato non remoto (2016) intervenivamo subito e con efficienza. Con questi segnali di lassismo e permissivismo rischiamo invece di far degenerare la situazione.

Se ai Cinque Stelle piace stare dalla parte di chi occupa, i Moderati si schierano da parte di chi paga l’affitto e rispetta regole e graduatorie. Mi preoccupa molto, alla stessa maniera, l’invito alle realtà antagoniste a partecipare alla Consulta per la Casa.

Ho chiesto un approfondimento in Commissione per cercare di fotografare e storicizzare il fenomeno. L’occupazione abusiva non è mai la modalità giusta per ottenere una casa, a prescindere da che cosa ne pensino le forze antagoniste, che qualcuno vorrebbe includere nel dibattito politico. La percentuale di occupazioni a Torino è stata minima fino a ieri: non mantenere alta l’attenzione oggi significa dover affrontare un problema più grande domani.