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L’energia nucleare smetta di essere un tabù

Condividiamo le parole di Stefano Buono, Founder e CEO di Newcleo, che la definisce sicura, pulita, rinnovabile e competitiva dal punto di vista economico. 

Il nucleare è una fonte di energia che ha tutte le caratteristiche elencate da Stefano Buono, Founder e CEO di Newcleo: è sicura, pulita, rinnovabile e competitiva dal punto di vista economico. Riteniamo che l’energia nucleare – controllata e sicura – sia un’opzione utile e vantaggiosa da tutti i punti di vista e che, come tale, dovrebbe entrare maggiormente nel dibattito politico come fattore fondamentale per la transizione ecologica e per una piena indipendenza energetica. Nostro compito è anche permettere che si superi un certo pregiudizio tuttora diffuso e che la parola “nucleare”, nel confronto politico, sia sempre meno un tabù. La nostra politica rifletta sul fatto che anche grazie alla visione e alla lungimiranza di un italiano come Buono Paesi come Francia e Inghilterra svilupperanno una tecnologia nucleare all’avanguardia. Apprezziamo, sul tema, le aperture di questo Governo, ma tanto resta da fare.

«Fino a tre anni per un intervento di cataratta»

Giusta la preoccupazione dei cittadini in merito alle lunghe liste d’attesa nell’oculistica piemontese, domani il mio Question Time per chiedere soluzioni.

Cittadini e Associazioni lanciano l’allarme, la Giunta è chiamata a rispondere per ridurre tempi d’attesa che, per quanto riguarda l’oculistica, arrivano ai 36 mesi anche per interventi, quali la cataratta, ormai considerati di routine. Domani discuterò sul tema un Question Time appena presentato in Consiglio Regionale del Piemonte per chiedere una sensibile riduzione delle attuali tempistiche. Proprio per evidenziare una situazione percepita come critica, l’Associazione Cittadinanzattiva ha proclamato la mobilitazione permanente “Urgenza Sanità”, per chiedere una Sanità accessibile e universale, dove “accessibile” significa anche in grado di garantire tempistiche ragionevoli. Concorre a creare una situazione di difficoltà il numero ridotto di pediatri e medici di medicina generale, fattore che comporta talvolta la necessità, da parte di famiglie e pazienti, di rivolgersi alle strutture ospedaliere. Il massimale di 1.800 pazienti per ogni medico di famiglia risulta in molti casi di difficile gestione, soprattutto per coloro che non possono contare sul sostegno di assistenti di studio, di una segreteria e di professionisti sanitari di supporto. Dando atto alla Giunta dei primi risultati ottenuti con il Piano Straordinario di Recupero delle Liste d’Attesa, chiediamo ulteriore impegno per garantire tempi ragionevoli per visite e interventi anche in oculistica, fatto che significherebbe garantire ai pazienti piemontesi un immediato effetto positivo sia sulla loro salute sia sulla loro qualità della vita e, per il Sistema Sanitario stesso, un risparmio di risorse già sul medio periodo. La stessa Regione Piemonte dichiara come suoi obiettivi la riduzione delle liste d’attesa per le visite e gli esami, l’assunzione di personale medico e infermieristico, l’incremento delle borse di studio per i medici specializzandi e una maggiore integrazione con il privato, con governance del pubblico.

L’utero in affitto è una pratica contraria alla dignità della donna

Gli Stati Generali della Natalità in corso da una parte, 300 Sindaci e Amministratori in assemblea a Torino dall’altra: dal momento che qualcuno ha chiamato «festa della natalità» il secondo evento e non il primo, non posso esimermi dal puntualizzare che escludo che questo problema si possa risolvere attribuendo alle donne il ruolo di incubatrici.

Mi preoccupa inoltre che certe aperture altro non siano che teste di ponte per la normalizzazione di pratiche – che respingo e sempre respingerò – di mercificazione del corpo della donna e di vera e propria compravendita di figli. Le brutte chine già innescate in altri contesti e altri Paesi dimostrano quanto fondati possano rivelarsi questi timori. A prescindere da scelte terminologiche e slogan, considero la pratica dell’utero in affitto moralmente e umanamente inaccettabile. I diritti dei bambini, di tutti i bambini, sono la priorità anche per noi: sono già al momento, per fortuna, totalmente garantiti con appositi strumenti giuridici. Avverserò con forza ogni novità normativa che faciliti la possibilità di “acquistare” il corpo di un essere umano perché porti avanti una gravidanza. Con la stessa determinazione difenderò il corpo della donna da questa mercificazione augurandomi che le tante voci che spesso si alzano a difesa dei diritti delle donne non vogliano tacere proprio questa volta.

Giù tasse e IMU per chi affitta a studenti

Il problema (ma non la novità: pur assurta agli onori delle cronache con il nuovo Governo, la situazione è la stessa da anni) del costo – per molti fuorisede non sostenibile – di un posto letto si risolve azionando la leva fiscale oltre che, naturalmente, investendo in maniera adeguata in nuove residenze universitarie.

Come si può convincere un privato o una famiglia ad affittare agli studenti un proprio immobile e a farlo a prezzi appetibili? Garantendo un vantaggio economico. Com’è giusto che sia, dal momento che anche i beni immobili, magari acquistati con i sacrifici di una vita e messi a reddito, concorrono a raggiungere il necessario budget familiare mensile. Governo e Amministrazioni civiche trovino modalità di interlocuzione per identificare, ciascuno per la parte di propria competenza, utili agevolazioni fiscali per i privati che, disponendo di un appartamento o di un monolocale, decidono di affittarlo a studenti in trasferta: solo azionando questa leva, infatti, risulterà vantaggioso per un privato rinunciare ad altre modalità, per esempio quella turistica, di messa a reddito del proprio immobile. Simili misure, se combinate con adeguati investimenti pubblici e privati finalizzati alla realizzazione di nuove residenze universitarie, potranno rappresentare una parziale soluzione al problema del caro affitti per gli studenti in trasferta. Nella sola Torino la carenza di posti letto è stimata oltre le 3mila unità. Federconsumatori stima tra gli 8mila e i 9.500 euro annui le spese a carico di uno studente che soggiorni a Torino per studiare: di questa cifra, la metà è costituita proprio dal costo del posto letto. Le Amministrazioni Civiche potranno basarsi sui contratti depositati per immaginare riduzioni consistenti dell’IMU a favore dei residenti che affittano un immobile a studenti. Essendo stato verosimilmente superato il picco della fase inflattiva, anche un’opzione come la cedolare secca sugli affitti consente vantaggi sia all’inquilino (invariabilità del prezzo del canone, risparmio sulle spese delle imposte di bollo e di registro) sia al locatore (esentato dal pagamento dell’imposta di bollo e delle spese di registrazione del contratto).

Fibromialgia, ora serve un cambio di passo

Da troppi mesi la situazione non si sblocca, la prima bozza molto generica del documento “PSDTA Fibromialgia” è solo un primo passo, che dovrà essere ulteriormente sviluppato. Ci aspettiamo il coinvolgimento di tutte le Associazioni nella prossima convocazione del 15 maggio e una definizione più specifica dell’impiego dei fondi, tema sul quale ho appena discusso un Question Time in Consiglio Regionale. Sei mesi sono già passati dall’identificazione delle cinque aziende capofila: ora i piemontesi che soffrono di fibromialgia si aspettano risultati concreti.

Dopo mesi di stallo, si registrano i primi, timidi segnali dal fronte della fibromialgia. Registriamo come buona notizia – in risposta al Question Time appena discusso in Aula sul tema “Fondi finalizzati allo studio, diagnosi e cura della fibromialgia: come saranno spesi?” – che si sia iniziato a lavorare su un documento “PSDTA Fibromialgia”. Ma occorre ora accelerare, perché molti mesi sono passati e i pazienti, per i quali la fatica è quotidiana, attendono ancora vere ed efficaci risposte. Durante la convocazione di ieri alla presenza delle ASL piemontesi e della rappresentanza dei pazienti (AISF) il documento presentato e discusso in tema di PSDTA si è confermato davvero soltanto una bozza. Ci aspettiamo che questa traccia sia sviluppata con un focus specifico sull’imprescindibile presa in carico multidisciplinare della persona fibromialgica. Nella prossima convocazione, prevista per il prossimo lunedì per l’elaborazione di documenti operativi, ci aspettiamo il coinvolgimento di tutte le Associazioni e della rappresentanza di tutti gli attori che dovrebbero essere coinvolti nella presa in carico multidisciplinare dei pazienti fibromialgici. Ringraziamo la Giunta per aver voluto elencare gli ambiti di impiego dei fondi, già impegnati ma non ancora liquidati alle Aziende: abbiamo tuttavia la consapevolezza che, con risorse non illimitate, non basta elencare una serie di ambiti (nello specifico, gestione operativa dei pazienti affetti da fibromialgia primaria e miglioramento del processo di presa in carico, sviluppo metodologico del PSDTA, formazione specifica degli operatori sanitari, messa in atto di sistemi informativi per la raccolta dati, attività di audit e di miglioramento) e occorrerà individuare obiettivi precisi e specifici. Il target non dovrà essere solo la fibromialgia primaria, ma anche i casi di comorbidità.

Sono quasi due milioni le italiane e gli italiani con fibromialgia. La sindrome colpisce soprattutto le donne (9 casi su 10). Tra i sintomi più gravi si segnalano dolore muscolo-scheletrico cronico diffuso, sintomi extrascheletrici come astenia, stanchezza, disturbi del sonno, problemi dell’alvo, problemi dell’area cognitiva (memoria, attenzione, rallentamento dei tempi di reazione, alterazione delle funzioni esecutive) e sintomi di tipo psicologico (ansia, depressione, attacchi di panico). La fibromialgia, che pure può osservarsi in ogni fascia d’età, compare nella maggior parte dei casi tra i 35 e i 60 anni. Sono in aumento i casi fra gli adolescenti. Questa sindrome compromette, nei casi più gravi, le attività quotidiane e professionali. Non essendo a oggi questa sindrome riconosciuta nei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza), i costi sono ancora – fatto che consideriamo non più accettabile e non più sostenibile – a carico del paziente.