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Stop alla frequenza scolastica per 15 giorni? Siano davvero 15 giorni, non uno di più

La DAD non può diventare la nuova normalità, non scarichiamo sulla scuola i fallimenti della politica. Nessuna evidenza porta a ritenere che la scuola sia un luogo di contagio: lo sono piuttosto gli assembramenti in strade, piazze e parchi cittadini. Tutti gli studenti, soprattutto quelli delle Superiori e quelli che sosterranno gli esami a fine anno, hanno bisogno di tornare in presenza. La politica affronti il problema delle conseguenze psicofisiche che stanno cominciando a emergere in tutta la loro gravità negli studenti. Faccio mie le richieste degli studenti che stanno manifestando.

Agli studenti piemontesi è stato imposto l’ennesimo sacrificio: ma adesso pretendiamo che questi 15 giorni di didattica a distanza siano davvero “soltanto” 15 e non uno di più. La scuola, in particolare il ciclo della Secondaria di secondo grado, non può continuare a pagare il prezzo delle mancanze della politica. Non esistono evidenze di alcun tipo sul fatto che la scuola possa essere luogo di contagio: anzi, è proprio la scuola, in questa fase, il contesto più sicuro, nel quale la corretta applicazione di tutte le misure di sicurezza può essere garantita e controllata per la salute di ragazzi, docenti e personale ATA. Le Istituzioni si preoccupino piuttosto di prevenire situazioni a rischio nelle fasce orarie non scolastiche. Il compito spetta alla Regione, ai Comuni, alle Forze dell’Ordine e, naturalmente, alle stesse famiglie. Non è impedendo la normale didattica in presenza (per la quale gli spazi non mancano) che si limita il contagio. Mi associo alle richieste che gli stessi studenti, con prese di posizione e manifestazioni anche sul nostro territorio, stanno portando avanti. I danni della didattica a distanza stanno cominciando a manifestarsi nei nostri ragazzi, sia in termini di apprendimento sia a livello psicofisico. Anche queste sono criticità in merito alle quali spetta alla politica, anzitutto regionale, dare risposte. 

Vedremo finalmente la pista ciclabile in strada Castello di Mirafiori? Quando?

Il Biciplan prevede il collegamento tra corso Unione Sovietica e parco Colonnetti, l’inizio dei lavori ancora non si è visto: nel frattempo, bici e monopattini sfrecciano sul marciapiede davanti a condomini e negozi. Domani la mia interpellanza in Consiglio Comunale.

La pista ciclopedonale di collegamento tra il parco Colonnetti e la cascina Piemonte ancora non c’è: in attesa che il tracciato sia realizzato, biciclette e monopattini sfrecciano sul marciapiede nord di strada Castello di Mirafiori, in particolare nel tratto compreso tra via Morandi e strada delle Cacce. Per i pedoni, una situazione di assoluto pericolo: la voce di residenti e negozianti si è più volte fatta sentire per chiedere la soluzione del problema. Con una deliberazione dello scorso giugno, la Giunta ha approvato interventi per migliorare l’accessibilità e la fruibilità dell’intera zona. Il progetto di completamento del parco Sangone prevede la costruzione della pista ciclabile. Quando inizieranno e quando saranno completati i lavori? Domani chiederò date e dati precisi con un’interpellanza.

Multati con il T-Red e costretti a scegliere: accalcarsi in coda in piena pandemia o pagare la contravvenzione maggiorata

Nella Torino a guida Appendino succede anche questo: il sistema informatico della Municipale avrebbe “perso” le comunicazioni di alcuni utenti che, multati con tecnologia T-Red, avevano poi puntualmente comunicato via email i dati del conducente: prendere un appuntamento? Impossibile, portare di persona i documenti in via Bologna sembrerebbe l’unica possibilità per chi intende far valere le proprie ragioni senza pagare la maggiorazione. I casi sarebbero migliaia. Non è così che si gestiscono i servizi in una fase di emergenza: lunedì la mia richiesta di comunicazioni urgenti in Sala Rossa.

Una situazione assurda, da dimissioni immediate: automobilisti multati con tecnologia T-Red che, pagata la contravvenzione, comunicano correttamente nome e dati del conducente che ha commesso l’infrazione, ma si trovano a dover pagare la sanzione maggiorata perché tali dati non risultano ricevuti.

Una situazione inaccettabile: vi sarebbero alcune migliaia di casi di simili errori a causa dei dati “scomparsi” nell’etere del sistema informatico. A questo punto, per l’utente la scelta è questa: mettersi in coda in via Bologna 76, documenti in mano, per dimostrare di essere in regola o pagare la cifra extra. 

L’ipotesi di fissare un appuntamento? Non è contemplata. Lo confermano diverse segnalazioni che mi sono pervenute: “Volevamo evitare di metterci in coda con chissà quante persone e per chissà per quanto tempo e abbiamo chiesto un appuntamento, ma ci è stato risposto che non era previsto“.

È così che pensiamo di gestire i T-Red e i software in questa città? Se sul sistema T-Red ci siamo spesso espressi, come Moderati, in termini critici, in questo caso stiamo varcando la soglia dell’assurdo. Non ha senso negare l’appuntamento e costringere l’utenza a mettersi in coda creando assembramenti, quasi non fossimo nel bel mezzo di una pandemia.

Chiederemo comunicazioni urgenti alla Sindaca già in occasione del Consiglio di lunedì. Chissà quanti automobilisti hanno preferito pagare due volte per evitare il rischio di contagio che comporta passare ora in coda. Forse questa Amministrazione non ha ancora ben capito che tipo di fase storica stiamo vivendo.

Via Balbo e dintorni, tonnellate di problemi

Nell’area pedonale delle “Cancellate” (ancora e sempre pavimentata in moquette) scarseggiano sicurezza, pulizia e illuminazione: in compenso abbondano spaccio e assembramenti. Le motivazioni della sentenza dello scorso gennaio su piazza San Carlo dovrebbero essere uno stimolo sufficiente a tenere la guardia molto più alta: abbiamo predisposto un piano per la gestione degli assembramenti e delle eventuali emergenze? I Moderati chiedono inoltre a gran voce la presenza in Santa Giulia di un presidio fisso interforze nelle serate di movida. Sta per iniziare un weekend da “Zona Arancione” che di per sé non rappresenta una ragione per abbassare la guardia. Lunedì la mia interpellanza in Sala Rossa.

Innumerevoli interpellanze presentate e discusse in Sala Rossa non sono bastate: i problemi, in via Balbo, sono gli stessi da anni. Anzi, la situazione è visibilmente peggiorata nell’ultimo quinquennio di Amministrazione Appendino, con l’ulteriore carico da novanta rappresentato dai dodici mesi di pandemia. C’è infine un altro elemento, non ambientale ma giuridico, del quale tenere conto: la sentenza di primo grado (27 gennaio 2021) del processo per i noti fatti avvenuti il 3 giugno 2017 in piazza San Carlo. Le motivazioni della sentenza dovrebbero bastare come stimolo per tenere alta la guardia. Eppure proprio in via Balbo e nell’adiacente piazza Santa Giulia le norme del vivere civile raramente sono rispettate. Se la Zona Arancione può rappresentare una tregua sul fronte delle criticità più macroscopiche, non può essere il pretesto per abbassare la guardia. Che cosa intende fare l’Amministrazione? Vedremo la presenza fissa del “Pattuglione” interforze, come da sempre richiesto dai Moderati? Quali altre misure intendiamo mettere in atto contro sporcizia e degrado? Soprattutto: abbiamo predisposto un piano per gestire gli assembramenti in piazza Santa Giulia? Lunedì le mie domande alla Giunta discutendo in Consiglio Comunale la mia nuova interpellanza sul tema.

La Scuola è sicura, si controlli piuttosto che lo sia anche il tempo extrascolastico

Preoccupazione per la situazione pandemica: non sono le classi scolastiche (rigorosamente monitorate) il contesto del contagio, ma gli assembramenti nelle strade, nelle piazze e nei parchi cittadini. Le Istituzioni devono garantire sicurezza anche per il tempo dello svago. Come Moderati ci auguriamo che non si chiudano Nidi, Materne e Scuola Primaria: sarebbe una scelta scellerata. Spero che alla politica sia chiaro che cosa stanno passando e vivendo le famiglie piemontesi.

Le classi scolastiche sono ambienti sicuri e controllati: le Istituzioni si preoccupino piuttosto di prevenire situazioni a rischio nelle fasce orarie non scolastiche. Il compito spetta alla Regione, ai Comuni, alle Forze dell’Ordine e, naturalmente, alle stesse famiglie. Abbiamo visto tutti, nelle ultime settimane e negli ultimi giorni, gli assembramenti incontrollati in strade, piazze, aree verdi e parchi cittadini. È proprio la Scuola, in questa fase, il contesto più sicuro, nel quale la corretta applicazione di tutte le misure di sicurezza può essere garantita e controllata per la salute di ragazzi, docenti e personale ATA. Le Istituzioni smettano, dunque, di chiedere la chiusura delle Scuole e garantiscano, piuttosto, un più efficace controllo nei contesti e negli orari non scolastici. Anche lo svago deve essere sicuro. Non è impedendo la normale didattica in presenza che si limita il contagio. I danni della didattica a distanza stanno cominciando a manifestarsi nei nostri ragazzi, sia in termini di apprendimento sia a livello psicofisico. Come Moderati ribadiamo la nostra assoluta contrarietà alla chiusura delle Scuole. Ci auguriamo che l’ipotesi di una scellerata chiusura anche di Nidi, Materne e Scuola Primaria sia scongiurata: chiudere vorrebbe dire non aver minimamente capito che cosa stanno vivendo le famiglie piemontesi, che da tempo hanno esaurito ferie e permessi e che, ricorrendo ai permessi non retribuiti, peggiorerebbero ulteriormente una già difficilissima situazione economica.