durante il periodo di emergenza tutti – dalle grandi alle piccole aziende, alle Fondazioni, ai privati cittadini – hanno dimostrato la loro grande generosità, con donazioni grandi e piccole a favore di Ospedali, Croce Rossa, Asl e istituti di ricerca impegnati sia nel curare malati che nel contrastare il diffondersi del contagio da Covid-19.
Rilevato che:
per Decreto tutte le Pubbliche Amministrazioni beneficiarie, durante la prima fase dell’emergenza della scorsa primavera, di donazioni dovevano aprire un c/c dedicato, garantendo la completa tracciabilità di quanto ricevuto in donazione;
devono inoltre pubblicare sul proprio sito web le destinazioni delle liberalità entro la fine dell’emergenza stessa;
il Decreto impone alle Regioni di rendicontare online l’utilizzo dei fondi raccolti;
il Decreto Cura Italia, trasformato in Legge, impone di tenere tali fondi separati dal bilancio regionale e impedisce di utilizzarli per fini diversi dall’emergenza Covid-19.
Constatato che:
la Regione Piemonte ha dedicato un apposito Conto Corrente, presso UniCredit Group, alla raccolta delle donazioni a sostegno del Sistema Sanitario Piemontese;
l’obiettivo era raccogliere fondi per acquistare dispositivi medici, sostenere le strutture sanitarie e il personale che, in quel periodo, stava combattendo una durissima battaglia contro il Covid-19 per curare i cittadini piemontesi.
Considerato che:
da fonti giornaliste si è appreso che il Piemonte ha raccolto € 21.289.500, di questi risultano non spesi € 6.789.500.
Interpella la Giunta Regionale per sapere:
se l’ammontare delle donazioni corrisponde a quanto scritto dai giornali;
ad oggi come siano state spese le donazioni raccolte;
quale sia lo stato dell’arte in termini di tracciabilità e rendicontazione dei fondi donati e impiegati;
come questa Giunta intenda investire i fondi eventualmente rimasti.
le colonie feline sono protette da leggi nazionali (L. 281/91), regionali (L. R. 34/93, DPGR 4359/93), dall’art. 727 del codice penale e tutelate dal Sindaco;
come riportato nella pagina web dedicata del Comune di Torino: “Le colonie feline sono vere e proprie aggregazioni composte da un numero variabile di gatti, strutturate e legate ad un territorio in cui questi trovano tutte le risorse necessarie per sopravvivere: cibo, acqua, rifugi adatti anche per riprodursi e che molto spesso coincidono con spazi verdi abbandonati, con ruderi più o meno custoditi, con giardini privati non troppo frequentati dalle persone”, inoltre si dice che lo spostamento dei felini è ammesso “per motivi di carattere igienico sanitario”;
l’articolo 12, comma 2, punto c) della L. R. n. 34 del 1993 prevede la possibilità per il Comune della“cattura e la collocazione degli animali in affidamento od in altra sede più idonea”;
l’”Agenda Torino 2030”, redatta dal Gabinetto della Sindaca, recita a pagina 44: “la Città è nota per l’alta professionalità nella cura e tutela del suo patrimonio verde” e ancora “Da una parte, la cittadinanza esprime nuove esigenze, sia per la transizione demografica verso una popolazione più matura sia per i nuovi stili di vita, che richiedono nuove risposte dal sistema del verde urbano. Significa ripensare il verde urbano e quindi gli interventi strutturali nell’ottica di nuovi utilizzi e nuove opportunità per la cittadinanza. Dall’altra, l’infrastruttura verde urbana è motore di servizi ecosistemici che producono benefici tangibili per la comunità, in molti casi insostituibili. Questo sistema di servizi ecosistemici sarà potenziato nella Torino Vivibile, sia per aumentare i benefici per i cittadini in ambito igienico-sanitario e in termini di sicurezza ambientale, sia per far fronte a futuri scenari climatici che potrebbero mettere in crisi il sistema verde o comunque rendere più onerosa e complessa la gestione e manutenzione del sistema.”;
RILEVATO CHE
presso il giardino situato in via Rivoletto angolo via Forlì è presente una colonia felina in un territorio ove i felini non trovano le risorse necessarie per sopravvivere: “cibo, acqua, rifugi adatti anche per riprodursi e che molto spesso coincidono con spazi verdi abbandonati”. Il cibo e l’acqua vengono garantiti perché il Comune ha autorizzato una persona ad occuparsene;
il luogo è pericoloso per la salvaguardia dei felini stessi poiché non è uno spazio dove essi possano trovare riparo, vi è solo un muretto che delimita il sottopassaggio Carlo Donat-Cattin;
l’abbandono del giardino pubblico, adiacente alla colonia, è una conseguenza della mancanza di cura del verde da parte dell’Amministrazione e non un motivo per giustificare l’esistenza di una colonia felina;
il luogo non è segnalato né recintato e si registra una mancanza di cura dell’igiene con conseguenze per gli abitanti della zona: ad esempio, i condomini di via Givoletto 17 pagano un servizio di pulizia che si reca settimanalmente a pulire il garage, poiché luogo di defecazione per i gatti della vicina colonia;
la manutenzione del giardino pubblico, situato tra via Givoletto e via Forlì, è molto scarsa;
il passaggio per somministrare acqua e cibo ai felini è giornaliero, quello per ripulire i cassonetti dell’immondizia è settimanale, quasi ad indicare neppur troppo nascostamente una quasi preferenza di destinazione di quel luogo abbandonato;
alcuni alberi appaiono pericolanti e poco sicuri in caso di precipitazioni atmosferiche;
i residenti, in gran numero anziani, avrebbero diritto ad un luogo accessibile da persone in carrozzina, dove poter sedersi per ammirare un angolo di verde pubblico della città;
EVIDENZIATO CHE
lo scrivente si è già occupato del giardino in oggetto con precedenti atti consiliari (2018 01573 e 2020 00340): con riferimento all’interpellanza mecc. 2020 00340 del 30 gennaio 2020 lo scrivente domandava se l’Amministrazione avesse progetti per la riqualificazione del giardino, se l’Amministrazione avesse intenzione (e relative tempistiche di intervento) di migliorare la vivibilità del giardino incrementando il livello di pulizia, rimuovendo i ceppi, collocando panchine e altri elementi di arredo urbano e creando uno scivolo o una rampa per l’accesso dei disabili;
CONSIDERATO CHE
a distanza di tempo duole constatare che la situazione generale del giardino è tutt’altro che migliorata;
l’attenzione per gli animali dovrebbe essere una priorità per questa Amministrazione; a tal proposito, la scelta di non festeggiare il patrono della Città, “San Giovanni”, con i fuochi d’artificio è una delle decisioni simboliche che dimostrano la vicinanza di questa Giunta alla qualità della vita degli animali;
autorizzando una colonia felina in un punto così pericoloso non si salvaguardano i gatti ma si aumenta il rischio della loro sopravvivenza;
l’attenzione al verde pubblico è un punto politico dell’agenda di questa Amministrazione e lo stesso è orgoglio della città, con i suoi stupendi parchi cittadini. Stupisce quindi la non curanza di un angolo di città come questo che potrebbe essere luogo di bellezza e benessere per gli abitanti;
INTERPELLA
Il Sindaco e l’Assessore competente per sapere:
se l’Amministrazione ritenga che la colonia felina di via Givoletto angolo via Forlì sia un luogo adatto e autorizzato per la sopravvivenza dei felini (sono privi di un riparo e posizionati accanto all’imbocco di un sottopassaggio);
se l’Amministrazione intenda valutare uno spostamento dei felini, peraltro in costante aumento, dall’area in questione ad un luogo più idoneo, prediligendo la cura di un parco cittadino, che duole constatare così abbandonato;
se l’Amministrazione intenda intervenire per migliorare la manutenzione del giardino, attraverso l’incremento dei passaggi di AMIAT, la realizzazione di uno scivolo per le persone in carrozzina e la collocazione di panchine.
la modifica alla viabilità di piazza Statuto, in particolar modo della sua parte occidentale, attraversata dalla Spina centrale, è iniziata con lo spegnimento dei semafori e l’istallazione dell’isola di traffico nel lontano 2001, per permettere la costruzione del Passante ferroviario;
dal 2001 in poi sono intervenute diverse modificazioni per il completamento della Spina che collega corso Principe Oddone a corso Inghilterra, il cui sottopasso è stato inaugurato nel 2016;
19 anni dopo l’inizio delle modifiche alla viabilità, piazza Statuto viene immaginata per un nuovo attraversamento ciclopedonale, con annessa “casa avanzata” per i velocipedi;
RILEVATO CHE
la piazza, sempre per quel che concerne la sua parte occidentale, è ora attraversata da due percorsi ciclabili, lato est e lato ovest dell’area, entrambi prevedono due sensi di percorrenza, che si collegano, in assenza di idonea segnaletica orizzontale e verticale, sia al centro della piazza attraversando il traffico veicolare senza semafori, sia ai due lati nord e sud di essa utilizzando per la maggior parte dei casi gli attraversamenti pedonali (si allega una piantina);
lo scrivente ha ricevuto numerose segnalazioni relative all’utilizzo da parte delle auto dell’attraversamento ciclopedonale presente nel centro dell’area a causa di una segnaletica poco chiara;
il raggio di curvatura, modificato con l’inserimento del nuovo percorso ciclabile, che da piazza Statuto permette alle auto di svoltare in via Cibrario, non pare sufficiente per permettere una manovra in sicurezza;
il traffico veicolare è spesso congestionato dall’inserimento delle auto provenienti da nord: da corso Principe Oddone e da corso Principe Eugenio;
gli abitanti del condominio di piazza Statuto 26 si sono rivolti allo scrivente lamentando un incremento delle situazioni di conflitto tra veicoli e mezzi di mobilità dolce determinato dalla confusione creata dall’introduzione del nuovo percorso ciclopedonale: a ciò si aggiunga l’impossibilità di sostare davanti al loro portone con conseguente grave nocumento per le persone con disabilità o comunque con difficoltà deambulatorie;
allo scrivente sono inoltre giunte parecchie segnalazioni circa lo stato del marciapiede di piazza Statuto, nel tratto tra via Cibrario e via San Donato, il cui dissesto è causa di frequenti inciampi e infortuni dei pedoni;
CONSIDERATO CHE
il traffico, specialmente nelle ore di punta, è particolarmente elevato e l’inserimento da corso Principe Oddone, attraverso le due corsie che confluiscono nella piazza, è congestionato a causa dell’inserimento delle autovetture provenienti da corso Principe Eugenio;
pare non sia completato il posizionamento della segnaletica del percorso ciclopedonale, nel tratto centrale della piazza risulta assente la segnaletica sia verticale sia orizzontale, mentre nella parte est non sono specificati i sensi unici del percorso ciclabile;
parrebbe proficuo utilizzare i finanziamenti ministeriali (MIT) ricevuti dalla Città per l’implementazione dei percorsi ciclopedonali anche per interventi di manutenzione e messa in sicurezza dei marciapiedi e delle piste ciclabili stesse;
INTERPELLA
Il Sindaco e l’Assessore competente per sapere:
se l’Amministrazione intenda intervenire con dei correttivi sull’assetto ciclopedonale della piazza, tenendo conto delle criticità segnalate in questo atto;
se si ritenga possibile il restringimento di una parte di isola di traffico centrale per aumentare le corsie provenienti da corso Principe Eugenio e permettere un più facile inserimento delle auto da corso Principe Oddone;
se si intenda valutare di spostare la pista ciclabile al centro della piazza con attraversamento all’interno dell’area oggi occupata dalle isole di traffico.
se e quando verrà completata la segnaletica, considerando lo stato attuale della piazza, in particolar modo nella suo attraversamento centrale, dove la corsia dei pedoni ha una accavallamento scacchistico con quella delle bici;
se si intendano inserire elementi dissuasori per dissuadere le auto dall’utilizzo improprio di questa zona di attraversamento ciclopedonale;
se e quando si intenda intervenire per il ripristino a condizioni di sicurezza del marciapiede compreso tra via Cibrario e via San Donato.
corso Giulio Cesare è un’importante arteria stradale urbana che trae origine in piazza della Repubblica e prosegue il suo percorso in direzione nord attraversando i quartieri Aurora, Barriera di Milano, Rebaudengo e Pietra Alta;
nel suo tratto iniziale, al civico 6, ha sede un condominio in merito alla cui situazione sono giunte allo scrivente numerose segnalazioni e richieste di aiuto;
RILEVATO CHE
da quanto appreso, nel 2010 il compendio immobiliare in oggetto di intervento edile a fronte del progetto “The Gate”, con la supervisione e il parziale contributo economico della Città per un importo di € 450.000;
nel condominio ha sede la Moschea della Pace: trattasi, da quanto è stato comunicato allo scrivente, non di un noto luogo di culto ma di un’associazione culturale;
ciascun venerdì, presso il cortile condominiale, si celebra la preghiera settimanale: questo momento dà adito allo svolgimento di attività collaterali quali, ad esempio, la vendita di prodotti alimentari;
parallelamente alla commercializzazione di alimentari avviene lo spaccio di sostanze stupefacenti: attività, quest’ultima, non limitata alla giornata del venerdì ma “garantita” per tutto l’arco settimanale, notte e dì;
si aggiunga, sempre secondo quanto narrato allo scrivente da più voci, che numerose persone hanno preso l’abitudine di utilizzare le parti comuni del condominio come luogo riparato per bivaccare e dormire (androne, cortile, piano 4 scala B e altri luoghi);
tutte la attività sopra descritte avvengono nella totale inosservanza delle prescrizioni sanitarie in tema di contrasto alla diffusione epidemiologica in corso: quindi nessun distanziamento interpersonale, nessuna mascherina, nessuna igienizzazione per le mani;
risulta che il passaggio pedonale del portone rimanga perennemente aperto, in contrasto con le specifiche indicazioni dell’Amministratore;
CONSIDERATO CHE
non è degno di una città moderna e dinamica che proliferino entro i suoi confini delle autentiche “zone franche della legalità”: cioè aree più o meno ampie in cui le disposizioni di legge, valide erga omnes, non vengano osservate e nulla si faccia per ripristinare condizioni di igiene, sicurezza e legalità;
INTERPELLA
Il Sindaco e l’Assessore competente per sapere:
se l’Amministrazione sia a conoscenza della situazione sopra sinteticamente descritta;
se l’Amministrazione, facendo ricorso alle molteplici competenze delle proprie articolazioni, intenda predisporre adeguati interventi al fine di avere cognizione diretta e non mediata della situazione, mappare le attività svolte e avere conoscenza la situazione sanitaria dei frequentanti;
se l’Amministrazione, per quanto non di propria diretta competenza, intenda richiamare la collaborazione degli altri livelli di governo del territorio (quali, ad esempio, la Regione con l’ASL) e delle forze di polizia ad ordinamento statale.
l’Area Patrimonio della Città di Torino gestisce attualmente oltre 100 contratti di concessione di immobili a favore di Enti e Associazioni senza fine di lucro;
da mesi, a causa dell’emergenza da COVID-19, tante di queste Associazioni e realtà si trovano nell’impossibilità di svolgere le consuete attività didattiche, culturali e di intrattenimento;
EVIDENZIATO CHE
per le realtà di questo tipo, l’attività sociale è anche la principale e talvolta l’unica fonte sostentamento economico;
solo in un numero limitato di casi queste realtà hanno ripreso a pieno regime l’attività dopo i mesi di “lockdown”;
l’interruzione (o il rallentamento) dell’attività non corrisponde a un proporzionale calo delle spese, dal momento che utenze, canoni, tributi, assicurazioni e altre uscite continuano a doversi versare puntualmente;
RILEVATO CHE
il Decreto “Cura Italia” e l’articolo 216 del Decreto “Rilancio”, così come modificato dalla Legge di Conversione, prevedono la possibilità per i Concessionari delle sole A.S.D. di richiedere la revisione dei rapporti concessori “mediante la rideterminazione delle condizioni di equilibrio economico-finanziario originariamente pattuite, anche attraverso la proroga della durata del rapporto, comunque non superiore a ulteriori tre anni, in modo da favorire il graduale recupero dei proventi non incassati e l’ammortamento degli investimenti effettuati o programmati”;
in realtà, l’articolo 216 del Decreto “Rilancio” fa riferimento al preesistente articolo 165 del Decreto Legislativo 18 aprile 2016 n. 50, meglio conosciuto come “Rischio ed equilibrio economico-finanziario nelle concessioni”, che non si riferisce alle sole A.S.D.;
CONSIDERATO CHE
l’unica misura a sostegno di queste realtà da parte del Comune di Torino è, a oggi, la dilazione della terza e della quarta trimestralità al 31 dicembre 2020, come da delibera della Giunta Comunale del 17 marzo 2020;
in caso di ritardo nel versamento del dovuto alla Città di Torino, le Associazioni rischiano sanzioni o, addirittura, di vedersi revocata la concessione;
diversi sono i casi di Associazioni che hanno investito somme anche rilevanti per la ristrutturazione degli spazi presi in affitto dalla Città di Torino;
senza misure adeguate di sostegno, un numero rilevante di queste realtà dovrà interrompere l’attività;
la Città di Torino non può permettersi di vedere drasticamente ridotta la platea di Associazioni attive sul territorio;
INTERPELLA
Il Sindaco e l’Assessore competente per sapere:
se l’Amministrazione intenda recepire l’Articolo 165 del Decreto Legislativo 18 aprile 2016 n. 50, estendendolo a tutti i concessionari delle Organizzazioni Culturali e del Terzo Settore in sofferenza finanziaria a causa della crisi;
come si intendano sostenere, in virtù di tale auspicato recepimento, con sgravi e/o con proroga delle concessioni, le Associazioni Culturali e le realtà di Terzo Settore con le quali è in vigore un contratto di concessione pluriennale;
se l’Amministrazione intenda prorogare ulteriormente il termine del 31/12/2020 per la corresponsione dei canoni del secondo semestre 2020 di cui alla delibera di Giunta del 17 marzo 2020 mecc. 2020 00831.