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Autore: Redazione sito

I3A via da Torino? Un grave errore strategico

Una Torino senza la sede dell’Istituto per l’Intelligenza Artificiale (I3A) è un grave errore strategico: non solo per il nostro territorio, ma per l’intero sistema Paese: una vera e propria occasione persa.

Abbiamo appreso la notizia con disappunto e consideriamo questo un grave errore da parte di questo Governo. Auspichiamo dunque un cambio di rotta. Torino ha tutte le potenzialità che ne fanno la sede giusta, con il Politecnico, l’Università, aziende di livello, start-up innovative e in generale un tessuto sociale, “culturale” e imprenditoriale che ne farebbero la sede migliore, ben più di altre città e ben più della stessa Milano. Fin dal primo momento avevo recepito la proposta di Don Peyron (Direttore della Pastorale Universitaria e Coordinatore dell’Apostolato Digitale di Torino) promuovendo la candidatura di Torino sia in Consiglio Comunale sia in Consiglio Regionale. Non perdiamo l’ennesima occasione per i giovani, per l’Università, per il Terzo Settore.

Piemonte, ogni dieci giorni va a segno un attacco hacker contro le Istituzioni

Lo certificano i dati CSI Piemonte: ecco perché una delega alla Cybersicurezza, da inserire tra quelle della Giunta Regionale, serve adesso. Chiederò martedì prossimo, in Consiglio Regionale, che sia immediatamente discussa la mia mozione sul tema, ferma all’ordine del giorno da oltre sei mesi.

Gli hacker utilizzano, per i loro scopi illeciti, metodologie all’avanguardia, di fronte alle quali le difese delle Istituzioni sono spesso inadeguate: forze in campo, al momento, squilibratissime. Ecco perché chiederò, nella seduta del Consiglio Regionale in programma martedì prossimo, di discutere subito la mia mozione che chiede di inserire, tra quelle della Giunta Regionale, la delega alla Cybersicurezza. Il mio atto è fermo all’ordine del giorno da oltre sei mesi.

CSI Piemonte rende noto che ogni anno vanno a segno oltre 30 attacchi hacker (innumerevoli altri sono sventati) contro strutture pubbliche della nostra regione. Un Comune piemontese su tre non ha ancora comunicato il nominativo del proprio responsabile della sicurezza dei dati. Proprio la Pubblica Amministrazione e la Sanità (preziose sono le informazioni relative alla salute dei cittadini: a livello nazionale si sono registrati 800 attacchi nell’ultimo triennio) sono tra i principali bersagli degli hacker.
 
Che la Cybersecurity sia ormai un’assoluta priorità è un fatto riconosciuto da tutti, a maggior ragione alla luce dell’aumento dei rischi dati gli scenari di guerra in Ucraina. I sistemi informatici sono ormai a tutti gli effetti obiettivi primari. La Regione Piemonte ha il dovere di difendersi. È dello scorso novembre la mia mozione in Consiglio Regionale del Piemonte per chiedere di introdurre la funzione di sicurezza informatica aggiungendo una nuova delega in capo all’Assessorato competente in materia. Mi auguro ora che il mio atto approdi in Aula e che trovi il sostegno di tutte le forze politiche a Palazzo Lascaris.

A questa Giunta importa qualcosa della drammatica crisi dei teatri piemontesi?

Sono 32 le strutture teatrali che, nella nostra regione, hanno interrotto l’attività. Una situazione drammatica (dal punto di vista culturale e non solo), ma la risposta al mio Question Time sul tema è stato un elenco di misure ordinarie e vaghi propositi per il futuro: davvero troppo poco.

La crisi si abbatte come uno tsunami sui teatri piemontesi: con 32 strutture chiuse la nostra regione si colloca al quarto posto a livello nazionale, in questa speciale e poco lusinghiera classifica, dopo Sicilia Lombardia e Toscana (59, 57 e 39 teatri chiusi rispettivamente). Ma la Giunta, appena interrogata sul tema con un Question Time a mia firma, si è limitata a elencare le misure ordinarie attualmente in atto: ringraziamo, ma sapevamo già dell’esistenza del Bandi a valere sulla Legge 11-2018; siamo grati, ma già conoscevamo l’apprezzabile lavoro svolto da Piemonte dal Vivo. Ci fa piacere che la Giunta citi a verbale l’avviso pubblico scaduto a marzo per l’ecoefficienza e la riduzione dei consumi energetici, ma i progetti in questione sono finanziabili con i fondi del PNRR. 

Ci saremmo aspettati di più: per esempio, un cenno relativo a come pensi la Giunta di favorire la riapertura almeno di qualcuno dei teatri non più attivi sul nostro territorio, in attesa di restauri in alcuni casi mai avviati o a causa di costi di gestione che diventano insostenibili a fronte di una drammatica riduzione degli introiti. Il generico proposito di prevedere (quando esattamente? Con che fondi?) “misure per l’efficientamento energetico e per la rigenerazione dei luoghi della cultura” è troppo poco. 

Un teatro chiuso rappresenta un danno dal punto di vista culturale, ma anche la perdita di un importante luogo di aggregazione e di preziosi posti di lavoro. 

Ahmadreza Djalali, condanna a morte confermata

Barbarie che ci riempie di orrore, ora tenere alta l’attenzione a livello internazionale per scongiurare l’esecuzione.

Il ricercatore iraniano-svedese Ahmadreza Djalali sarà messo a morte: la magistratura ha infatti terminato la procedura di revisione del suo caso, che era stata richiesta e ottenuta dai suoi avvocati. L’esecuzione era prevista per lo scorso 21 maggio. Il portavoce della magistratura Massoud Setayeshi ha ora dichiarato che “Djalali sarà giustiziato a tempo debito”. Apprendiamo tutte queste notizie con dolore e orrore. Mantenere alta l’attenzione su questa vicenda a livello internazionale è tutto ciò che possiamo fare, tutti e quotidianamente, perché Ahmadreza Djalali abbia salva la vita e ritrovi la libertà. Per quanto nelle nostre possibilità, non ci tireremo indietro.

Cultura, la crisi è drammatica: 32 i teatri chiusi in Piemonte

Il mio impegno in Consiglio Regionale per il sostegno a queste insostituibili realtà della cultura: domani alle ore 14.00 si discute in Aula il mio Question Time sul tema.

La crisi si abbatte come uno tsunami sui teatri piemontesi: con 32 strutture chiuse la nostra regione si colloca in questa speciale e poco lusinghiera classifica al quarto posto a livello nazionale dopo Sicilia Lombardia e Toscana (59, 57 e 39 teatri chiusi rispettivamente). Drammatico anche il dato nazionale, con 428 teatri italiani chiusi, la metà dei quali di proprietà pubblica (Comuni, Regioni o Demanio dello Stato). L’ultimo censimento risale al 2008, pertanto non è da escludere che dopo la pandemia il numero sia aumentato. Preservare la funzione culturale, oltre che il valore architettonico e artistico, è, o dovrebbe essere, compito delle Istituzioni: ma la realtà dei fatti narra una storia molto diversa, con decine di teatri non più attivi in attesa di restauri in alcuni casi mai avviati o a causa di costi di gestione che diventano insostenibili a fronte di una drammatica riduzione degli introiti. Un teatro chiuso non significa un danno dal punto di vista culturale, ma anche la perdita di un importante luogo di aggregazione e di preziosi posti di lavoro. Anche la Regione Piemonte è chiamata a fare la propria parte per la valorizzazione, il recupero e la salvaguardia del patrimonio culturale, dei quali i teatri rappresentano un elemento insostituibile. Domani discuterò in Aula a Palazzo Lascaris un Question Time appena presentato per chiedere alla Giunta in che modo intenda sostenere la riapertura dei teatri attualmente chiusi, promuovendo il restauro e la valorizzazione di questi luoghi di cultura.