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Altro che beni comuni, alla Cavallerizza autogestione fa rima con illegalità ed evasione fiscale

Sono allibito da quanto succede tra via Verdi e i Giardini Reali, area oggetto, poco fa, del sopralluogo della Conferenza dei Capigruppo.

Cavallerizza: tutte le mie percezioni sono state confermate. Ho visto con i miei occhi un locale del tutto simile a un bar con tanto di spillatore della birra. A mia esplicita domanda, mi è stato risposto che è una forma di sostegno al progetto. “Dunque tutto in nero? Rilasciate qualche forma di ricevuta?” ho incalzato. Mi è stato ribadito: “È lei che non capisce, è una forma di sostegno”.

A me risulta invece che, in occasione di serate e feste, chiunque possa acquistare bevande alcoliche e non, per le quali esiste un listino prezzi fisso: altro che offerta libera. Il contante circola come in qualsiasi locale di somministrazione o negozio. Mi chiedo che cosa pensino di tutto questo i gestori dei locali che invece, nella nostra città, pagano le tasse e rispettano le regole.

Io mi oppongo con tutte le mie forze a questa concezione che confonde il concetto di bene comune con quello di zona franca nella quale le regole non valgono (e nella quale si fa business di basso livello e nella più totale illegalità in uno dei luoghi architettonicamente e storicamente rilevanti della città).

Per dare un’idea del clima che si respirava durante il sopralluogo, mi sono reso conto a un certo punto che qualcuno stava registrando, con una videocamera e un microfono, i Consiglieri. Nessuno ci aveva informati. Ho chiesto che le riprese fossero immediatamente interrotte, nell’imbarazzo di chi stava riprendendo.

Aggiungo che i locali sono del tutto inadeguati dal punto di vista della sicurezza (vedi cavi elettrici “volanti”): fatto che mi sembra ancora più agghiacciante dopo i recenti fatti di Ancona.