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Tag: Scuola

Scandaloso: le scuole riprendono tra dieci giorni, ma dalla Giunta ancora nessuna indicazione

Settimane sprecate senza che si siano pensate, né tanto meno comunicate, misure chiare per la riapertura: assurdo. Domani (ore 14.00) si discute in Consiglio Regionale il mio Question Time sull’ipotesi di prolungamento fino all’estate del calendario scolastico.

Ancora una volta, questa Giunta Regionale lascia gli alunni, gli insegnanti e le famiglie piemontesi senza uno straccio di indicazione: a dieci giorni dalla ripresa delle lezioni, nulla ci è dato sapere su modalità e misure. Settimane e settimane lasciate passare senza pianificare un futuro ormai prossimo, imminente. 

Quando all’ipotesi di prolungare l’anno scolastico oltre ai termini inizialmente previsti, si discute domani alle ore 14.00 in Consiglio Regionale il mio Question Time: è intenzione di questa Giunta prolungare le lezioni fin dopo l’11 giugno? Gli alunni delle nostre scuole rimarranno in classe fino alla prossima estate? Il Ministero sta valutando la possibilità di posticipare la fine dell’anno scolastico 2020-21: sarà comunque e in ogni caso compito delle Regioni stabilire il proprio calendario scolastico. Il Presidente Cirio ha recentemente espresso a mezzo stampa l’intenzione di “recuperare a partire dalla primavera i giorni persi”. 

Mi auguro che la Regione si esprima quanto prima sulle modalità di rientro a scuola (siamo comunque in clamoroso ritardo); quanto alle ipotesi di rimodulazione del calendario, spero che la Giunta sappia e voglia fare chiarezza. Settimane, mesi di didattica a distanza stanno creando danni ai ragazzi, provocando i primi segnali di difficoltà psicologica. Faticano anche le famiglie. 

I termini attualmente previsti dal calendario scolastico regionale sono venerdì 11 giugno 2021 per le Scuole Primarie e Secondarie di primo e secondo grado, mentre per le Scuole dell’Infanzia si andrà avanti fino a mercoledì 30 giugno 2021. Dallo scorso mese di novembre in avanti, l’attività didattica in presenza è stata in gran parte sostituita con la didattica a distanza su tutto il territorio.

Scuole Medie, sia apertura senza eccezioni

Assurdo che il secondo e il terzo anno della Scuola Secondaria di Primo Grado rimangano in regime di didattica a distanza, come da volontà, pare, del Presidente Cirio. I danni a livello didattico e psicologico rischiano di essere gravissimi. Non siano gli studenti di oggi (imprenditori, professionisti e lavoratori di domani), né le famiglie, a pagare gli errori della politica (a partire dal mancato potenziamento del trasporto pubblico). Il Piemonte prenda esempio dalla Lombardia. Dal Presidente solidarietà a studentessa no-DAD e poi mancata riapertura? Sarebbe una clamorosa incoerenza e l’implicita ammissione che si trattava di una mera iniziativa di comunicazione.

La Lombardia, Zona Arancione, riapre le Scuole: e il Piemonte? Gli alunni del secondo e del terzo anno della Scuola Secondaria di Primo Grado devono tornare in classe. 

Cirio ci dica piuttosto di chi è la responsabilità di un servizio di trasporto pubblico mai sufficientemente potenziato e reso sicuro in tutti questi mesi. Non devono essere i ragazzi e le loro famiglie a pagare l’inadeguatezza di chi governa. 

Riaprire dopo l’Epifania? Vorrebbe dire due mesi consecutivi senza lezioni in presenza, senza contare quelli del primo lockdown. Non ce lo possiamo permettere. In tanti dei nostri ragazzi stanno emergendo i primi segnali di difficoltà psicologica. La didattica a distanza non potrà mai sostituire una didattica in presenza, fatta di rapporto diretto con gli insegnanti e con i compagni. La mancata riapertura sarebbe inoltre un ulteriore disagio per le famiglie in una fase nella quale difficile o non opportuno è chiedere il supporto di baby sitter e nonni.  

La Lombardia, alla quale questa Giunta e questa Maggioranza di centrodestra guardano come a un modello, riaprirà senz’altro: mi auguro che il Piemonte non scelga di fare diversamente proprio questa volta. 

Il Governo Regionale, che giustamente sta provando a dare sostegno dal punto di vista finanziario al commercio cittadino, si renda conto che gli imprenditori, i professionisti e i lavoratori di domani sono i ragazzi che oggi hanno bisogno di tornare a scuola.

A poco serve farsi fotografare e riprendere insieme alle studentesse che protestano contro la didattica a distanza per poi non riaprire le Scuole: da parte del Presidente Cirio sarebbe un esempio di incoerenza difficile da spiegare agli studenti e alle famiglie piemontesi e la dimostrazione che si trattava di una mera iniziativa pubblicitaria.

Adesso si torni a scuola

Mi preoccupa la prospettiva di una chiusura delle Scuole Secondarie di II e in parte di I grado protratta fino al nuovo anno: non siano gli studenti a pagare le mancanze della politica. Mi associo all’appello dell’AGeSC: si faccia di tutto per poter tornare quanto prima alla didattica in presenza.

Faccio mio l’appello dell’Associazione Genitori Scuole Cattoliche: la prospettiva di tenere chiuse le scuole fino a fine anno mi preoccupa. Il ricorso sistematico alla didattica a distanza è una scorciatoia imboccata perché non si sono applicate prima le giuste misure in termini di potenziamento del servizio di trasporto pubblico e di risorse stanziate per garantire alle Scuole margini di organizzazione autonoma. La didattica a distanza è una soluzione d’emergenza: di emergenza improvvisa di certo non si potrà parlare nel caso di un terzo picco, che peraltro tutti speriamo non si verifichi, a metà inverno. Il costo di una chiusura ulteriormente prolungata o di una riapertura a singhiozzo rischia di essere altissimo, specialmente per gli studenti più fragili e per le stesse famiglie. Una chiusura così drastica è, nel contesto europeo, un’anomalia quasi esclusivamente italiana. Facciamo il possibile per riaprire al più presto e in maniera definitiva le Scuole Statali e Paritarie.

Via Nizza 22/F, chi vincerà la volata tra le bici, i monopattini, le auto e la sicurezza dei bambini?

Davanti agli Istituti Bonacossa/Fregonese sfrecciano ciclisti, monopattinisti e automobilisti, rischiando di travolgere genitori e piccoli alunni nelle fasce orarie di entrata e uscita da scuola. Ho appena presentato, sul tema, un’interpellanza in Sala Rossa.

La ciclabile c’era già. E funzionava. Come funziona tuttora, sul lato dei civici dispari di via Nizza, marciapiede est. Ma porta con sé una macchia irredimibile, l’essere stata voluta dalla precedente Giunta. E così l’attuale Amministrazione ne ha realizzata un’altra, parallela e adiacente al marciapiede ovest. Proprio così: una seconda pista ciclabile sulla stessa strada. La nuova ciclopista passa proprio davanti alle Scuole Bonacossa e Fregonese. Davanti al civico 22/F i genitori accompagnano e attendono. rispettivamente nelle fasce orarie d’entrata e di uscita, le bimbe e i bimbi: sono circa 200 a frequentare le classi della Scuola dell’Infanzia e della Scuola Primaria. Facile immaginare la quantità di persone presenti sul marciapiede nelle ore “di punta”. Sull’adiacente ciclabile a doppia corsia sfrecciano talora a velocità folle, come da me verificato personalmente, biciclette e monopattini. A centro strada accelerano le auto dopo lo stop al semaforo di largo Marconi. Le situazioni di pericolo sono all’ordine del giorno. Ho fatto mie le richieste delle Scuole e delle famiglie, che chiedono a gran voce maggiore sicurezza. In particolare, con un’interpellanza già depositata in Sala Rossa, chiederò alla Giunta Appendino interventi finalizzati a rallentare la velocità, in quel tratto di strada, sia dei veicoli a motore sia di biciclette e monopattini, tramite il posizionamento di dissuasori e con il potenziamento della segnaletica sia orizzontale sia verticale. Proporrò inoltre di realizzare un dosso in corrispondenza dell’attraversamento pedonale, sulla falsariga del manufatto già presente nella vicina via Emanuele Thesauro. Segnalo che a fine ottobre sono comparse nuove strisce bianche lungo la ciclabile, ma in posizione errata rispetto alle necessità (vedi foto in evidenza): anche su questo chiederò informazioni all’Assessore competente.

Tre ore (e più) in pullman solo per frequentare il liceo: la quotidianità degli studenti dell’Alta Val Chisone

Il mio impegno in Città Metropolitana (che apre spiragli) e presto anche in Consiglio Regionale del Piemonte per provare a potenziare il trasporto pubblico dei nostri territori montani: una scuola di eccellenza è la prima garanzia contro lo spopolamento. Appena discussa in Consiglio Metropolitano la mia interpellanza sul tema.

Quanto è difficile studiare in valle. Ci sono ragazzi che passano, tutti i giorni, tre ore e più a bordo di un bus per raggiungere il proprio istituto la mattina e per tornare a casa dopo le lezioni. Tra i diversi casi, quello del Liceo Des Ambrois di Oulx e di molti dei suoi studenti. Ho portato questo tema poco fa all’attenzione della Giunta della Città Metropolitana con un’interpellanza, chiedendo una soluzione in termini di potenziamento del servizio di trasporto. La risposta del Consigliere Delegato lascia aperto uno spiraglio, garantendo che la Città Metropolitana verificherà la possibilità di intervenire sulla base del Decreto 111 del 2020 in tema di integrazione per il trasporto scolastico. Spero davvero si arrivi a una soluzione, anche utilizzando i fondi messi a disposizione dal Governo. Presenterò prossimamente un atto analogo anche in Consiglio Regionale. La vita degli studenti – un numero crescente, molti dei quali sono giovani promesse dello sport – dell’Alta Val Chisone che hanno scelto di frequentare le superiori in Valsusa non è facile: si prende il pullman alle 6.30 per arrivare a lezione alle 7.50: il pullman del ritorno arriva a Sestriere alle 13:50 e qui gli studenti attendono altri 40 minuti l’arrivo di un altro bus, che parte da Cesana, per arrivare a casa alle 14:50. Con il mio atto chiedevo alla Città Metropolitana di coinvolgere la ditta (Arriva, ex Sadem) che opera tale collegamento per arrivare a una soluzione utile e ragionevole. Oggi cambiare il paradigma è necessario e i costi necessari per farlo non possono gravare soltanto sui Comuni. Il problema è noto da dieci anni. Licei di eccellenza come il Des Ambrois di Oulx sono la garanzia che i nostri territori montani e le nostre valli non moriranno. Tutti in politica affermano di credere nelle nostre valli: ora è tempo di dimostrarlo con i fatti.