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Tag: Regione Piemonte

Mense, settore in crisi: ma la Giunta Regionale non risponde sul tema in Consiglio

La Maggioranza respinge la mia richiesta di comunicazioni: gettata alle ortiche un’occasione per affrontare una questione urgentissima, potenziale bomba sociale. Non nascondo delusione e preoccupazione.

Cade nell’assordante silenzio di Maggioranza (che vota contro) e Giunta la mia richiesta di comunicazioni in Consiglio Regionale sul tema del presente e del futuro delle lavoratrici del comparto delle mense e delle pulizie aziendali e scolastiche. Un tema la cui urgenza e importanza sono ben quantificate dai numeri: in centinaia hanno manifestato ieri mattina in piazza Castello per far sentire le proprie ragioni. Auspico che le varie manifestazioni che si stanno tenendo anche in altre piazze d’Italia trovino l’ascolto della politica: non ha dimostrato di voler ascoltare, al momento, la Regione Piemonte. La situazione è grave: migliaia di lavoratrici e lavoratori di questo comparto non hanno ancora ricevuto la cassa integrazione per i tre mesi di emergenza da COVID-19; poiché la gran parte delle aziende non ha anticipato il trattamento di cassa integrazione, tantissimi addetti del comparto non percepiscono reddito dallo scorso 23 febbraio. In tanti, inoltre, stanno lavorando a giorni alterni o a orario ridotto. Mi sarei aspettato una risposta della politica: questo tema dovrebbe essere una priorità anche della Regione. Questa Giunta, sempre pronta a parlare di lavoro, oggi ha rinunciato a farlo. C’è un grande punto interrogativo sul futuro prossimo, da settembre in avanti. Se non si risolve il problema ora, a settembre avremo una nuova bomba sociale pronta a esplodere.

Pensioni di invalidità drammaticamente sotto la soglia di sussistenza: la politica intervenga

Il ricorso per incostituzionalità da parte di un coraggioso giudice di Torino riporta la questione agli onori della cronaca. Porterò il tema in Consiglio Regionale: parta dalla nostra Regione un forte segnale.

La Consulta si pronuncerà, la prossima settimana, sull’adeguatezza o meno dell’importo e sui requisiti anagrafici per la concessione delle pensioni per l’invalidità totale. Il ricorso per incostituzionalità della cifra della pensione di invalidità, presentato da un giudice di Torino il cui coraggio ci commuove e ci conforta, fa emergere nella loro gravità due questioni. La prima è una questione assoluta: la soglia di sussistenza è indicata dall’Istat in almeno 560 euro mensili ed è dunque assurdo ipotizzare che una persona maggiorenne con inabilità assoluta al lavoro possa sopravvivere con la metà della somma. La seconda è una questione relativa: al compimento del 67esimo anno di età da parte del titolare della pensione, quest’ultima è convertita in assegno sociale, pari a 460 euro per 13 mensilità; una disparità priva di senso e di logica (vista la sostanziale e riconosciuta assimilabilità dei due benefici), che penalizza arbitrariamente chi non ha ancora raggiunto tale soglia anagrafica. Auspico che la politica non debba più attendere una sentenza della Corte Costituzionale per farsi carico di queste iniquità e di queste discriminazioni. Porterò la questione in Consiglio Regionale: dalla nostra Regione parta un segnale forte. Mi farò portavoce perché la Regione Piemonte chieda al Governo una riforma di questo istituto, che non è più né equo né umano.

L’assurdo paradosso dei mercatini tematici

Per esporre è necessario il tesserino, per ottenere il tesserino è necessario rivolgersi allo sportello comunale, lo sportello è (nella quasi totalità dei casi) chiuso, dal momento che gli operatori lavorano attualmente in smartworking: una situazione che si presenta nella gran parte dei Comuni piemontesi, Torino in testa. Come se ne esce? Chiederò, tra Regione e Comune, la revisione di una normativa assurda, la sospensione delle timbrature per tutto il 2020, l’uso gratuito del suolo pubblico anche per gli hobbisti e l’abolizione del limite delle 18 partecipazioni annuali per il singolo espositore.

Mettersi in regola, per un hobbista intenzionato a partecipare a un prossimo mercatino tematico come espositore, può essere molto difficile, quando non, semplicemente, impossibile: gli uffici che rilasciano e rinnovano i tesserini, necessari per esporre, sono infatti chiusi nella maggior parte dei Comuni della nostra regione, a causa delle misure di contenimento della pandemia. Le Associazioni straMercatino, Commercianti Balon, Federvie Piemonte ed Emporium lanciano il loro appello alle Istituzioni: giuste le loro richieste, espresse con una lettera alla Giunta Regionale. Chiederò a mia volta la sospensione (per ragioni organizzative, pratiche e, non ultimo, sanitarie) dell’obbligo di timbratura almeno fino alla fine del 2020. Per molti la partecipazione ai mercatini tematici non è solo un passatempo, ma una fondamentale modalità di integrazione del proprio reddito. Non c’è nulla di peggio che rendere impossibile le operazioni necessarie per mettersi in regola da parte di chi intende farlo. Chiederò, a sostegno di un settore che ha visto causa pandemia la cancellazione di un gran numero di eventi, in Comune la gratuità dell’occupazione del suolo pubblico (ai titolari di attività in sede fissa è stato concesso un aiuto economico con un piano straordinario: è giusto e anzi doveroso, per analogia ed equità, favorire anche gli ambulanti dei mercati tematici) e a Palazzo Lascaris di rivedere la normativa*, a partire dalla possibilità di estendere oltre il limite di 18 “timbrature” annuali il diritto di partecipare come espositori ai mercatini stessi. L’attuale normativa è assurda, restrittiva, penalizzante per un settore che coinvolge migliaia di persone e di fatto non applicata se non a macchia di leopardo.

*Capo “Vendite occasionali su area pubblica” della l.r. n. 28/1999.

Fascia 0-3, la riapertura “volontaria” non basta

Questa modalità, indicata dalla Ministra Bonetti per i Centri Estivi, è un modo per scaricare tutta la responsabilità sulle strutture: e il danno più grave ricadrà sulle spalle di bimbi e famiglie.

Un milione e 400mila bimbi da 0 a 3 anni, dei quali centinaia di migliaia frequentanti Nidi, Micronidi, Nidi in Famiglia e Baby Parking prima dell’emergenza da COVID-19: sono loro i grandi dimenticati di questa Fase 2. La riapertura – nei casi in cui ci sarà – sarà comunque in ritardo e sulla base di parametri insostenibili, come insostenibile è, per qualsiasi Centro Estivo, il rapporto uno a cinque tra educatori e piccoli ospiti (da garantire oltre alla rimodulazione degli spazi interni e all’acquisto dei dpi necessari). Chi potrà garantire il rispetto di questo rapporto? Nessuno o quasi nessuno. Il meccanismo è il seguente: si pongono parametri impossibili da garantire e si vincola la riapertura al rispetto di quegli stessi parametri per evitare di dire esplicitamente: «Non si apre». Ecco allora che si scarica l’intera responsabilità sulle strutture. In questo modo, inoltre, anche i Nidi comunali potranno “scegliere” di non aprire, anziché investire su strutture e personale – come stanno facendo tante realtà gestite da privati, che non hanno scelta: adeguarsi anticipando i costi o rischiare di sparire – per affrontare le nuove condizioni oggettive.

«Il nostro primo obiettivo è ripartire, soprattutto perché siamo consapevoli della nostra responsabilità professionale a sostegno di bimbi e famiglie»,

afferma Erica Palin, che gestisce il Baby Parking “L’Oca Carlotta” ed è portavoce di un network di 300 servizi educativi privati 0-3. Proprio bimbi e famiglie, che rispettivamente hanno diritto al ritorno al gioco e alla socialità e che da settimane hanno ripreso a lavorare, stanno subendo il danno maggiore. 

La Maggioranza in Regione nega ai piemontesi il diritto alla verità

Niente Commissione d’Inchiesta o d’Indagine: una scelta politica motivata nella maniera peggiore, con argomenti che si sarebbero potuti usare a favore di una Commissione di questo tipo. Dotarsi degli strumenti istituzionali per capire se i nominati della Giunta precedente siano stati all’altezza sarebbe stato interesse della Maggioranza stessa.

La Maggioranza fugge: niente Commissione d’Inchiesta né d’Indagine. Una fuga peraltro motivata a verbale nella maniera peggiore: con un intervento, quello del Capogruppo leghista Preioni, il cui contenuto sarebbe stato perfetto, al contrario, per sostenere l’istituzione di una tale Commissione: è vero che la medicina territoriale ha fatto fatica, in questi mesi; è vero che è stato reale e drammatico il problema delle RSA; è vero che gli ospedali hanno, per fortuna, tenuto botta. È, o meglio sarebbe, interesse della stessa Maggioranza in carica dotarsi degli strumenti per capire se i nominati della Giunta precedente abbiano, o meno, lavorato al meglio. Invece, i colleghi di centrodestra hanno fatto di tutto per rallentare il percorso di accertamento delle eventuali responsabilità. Non servono (e non ci sono) altre forme giuridiche: esiste la Commissione d’Indagine o d’Inchiesta. Ed è sufficiente. Il mio appello: non perdiamo altro tempo e facciamo chiarezza. Non per noi: per i piemontesi. Pur non condividendo del tutto l’approccio autonomista di questo centrodestra e pur rifiutando politicamente ed eticamente la logica del “baratto politico”, avremmo accettato di mettere all’ordine del giorno il tema dell’autonomia pur di procedere spediti sul fronte dell’individuazione della verità su questi mesi di emergenza. Invece, nulla di fatto. Una scelta politica della quale, almeno, prendersi la piena responsabilità, senza fare paragoni inconsistenti con scelte analoghe di altri Enti.