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Tag: Regione Piemonte

400 circoli non riescono ad accedere al bonus regionale: ennesimo schiaffo al Terzo Settore

Gravissimo che queste realtà ricreative, pur avendone diritto, non possano accedere ai fondi: mi auguro che alla base non ci sia una precisa scelta politica ai danni di una delle ultime reti di coesione sociale della nostra Regione. Chiedo l’immediata erogazione del dovuto: non facciamo perdere ulteriore tempo a queste realtà del nostro territorio.

Dopo l’emendamento votato in Consiglio Regionale per sostenere economicamente anche queste realtà, la doccia fredda: per 400 circoli ricreativi con servizio di ristorazione del nostro territorio accedere al bonus regionale a sostegno della ripresa delle attività è al momento, di fatto, impedito. Una beffa inaccettabile nei confronti di mondi che, nei mesi di quarantena, si sono messi a disposizione e hanno compiuto sforzi incredibili per sostenere i soggetti più fragili del nostro tessuto sociale. La Giunta Cirio intervenga immediatamente per risolvere questa criticità. Mi auguro davvero che il problema non sia l’esito di un pregiudizio o di una scelta politica. L’associazionismo è una delle ultime reti di coesione sociale nella nostra regione e, in molte zone, uno degli ultimi punti di riferimento culturali e aggregativi rimasti. Anche la liquidità garantita dal bonus può fare, per molti circoli, la differenza tra la definitiva chiusura o la ripresa a pieno ritmo. Sottoscrivo l’appello del Forum del Terzo Settore del Piemonte, che chiede la proroga dei termini e indicazioni chiare e urgenti sulla procedura da seguire. L’erogazione del dovuto sia rapida: non facciamo perdere altro tempo a questi 400 circoli.

Trasferimenti da corso Racconigi 25, non dimentichiamoci dei proprietari

L’Assessora Caucino ha garantito, rispondendo al mio Question Time sul tema, che sono ripresi i colloqui per trovare per tutti una soluzione adeguata: vigilerò perché si proceda con la dovuta attenzione. Se per gli affittuari sarà concordato il trasferimento in altri stabili ATC, la difficile situazione dei proprietari, possessori di un appartamento nel quale non potranno restare e che non potranno rivendere, è più complessa. Gli spostamenti sono necessari alla luce dei problemi di statica dell’edificio, emersi nel 2018.

Una nuova e adeguata sistemazione per tutti i cittadini attualmente residenti in corso Racconigi 25 a Torino, proprietari privati compresi? Un risultato raggiunto, si spera, in un futuro non troppo lontano, ma al momento soltanto una speranza.
L’Assessora Caucino, rispondendo poco fa a Palazzo Lascaris al mio Question Time sull’argomento, ha garantito che i colloqui con i proprietari di alloggi nello stabile sono prontamente ripresi dopo l’interruzione durante i mesi di lockdown. Prendo atto della risposta: vigilerò perché alle parole seguano i fatti, se possibile in tempi brevi e con risultati soddisfacenti.
Proprio da questi colloqui, infatti, dovrebbe scaturire una soluzione soddisfacente per chi ha riscattato il proprio alloggio da ATC o l’ha acquistato da terze parti. 
Il trasferimento a scopo precauzionale di tutte le famiglie residenti è stato deciso alla luce del rischio di cedimenti strutturali dell’edificio al civico 25: le criticità sono emerse già nel 2018. Se gli affittuari di unità ATC sono o saranno trasferiti in appartamenti equivalenti, più complessa è la situazione per i proprietari privati, possessori di un appartamento nel quale non potranno restare, ma che non potranno neppure rivendere. Alcuni hanno un mutuo aperto, altri ancora hanno fatto investimenti anche cospicui in manutenzione straordinaria e migliorie. 
La strada che si sta seguendo è la permuta con un’altra abitazione ATC: perché questo si concretizzi con la soddisfazione di tutti, la strada è appunto quella dell’interlocuzione con le singole famiglie. Mi assicurerò che il processo sia seguito con la dovuta attenzione e il giusto grado di approfondimento, cosa a proposito della quale ho, per il momento, i miei dubbi. 

INTERPELLANZA – Diritto-dovere d’informazione e diffusione dei dati sanitari: fragili equilibri da salvaguardare durante la pandemia

Premesso che:

• nella pagina iniziale del sito istituzionale della Regione Piemonte è facilmente individuabile e consultabile una sezione dedicata alla mappa dei contagi da COVID-19;
• tale mappa, quotidianamente aggiornata in base ai dati forniti dall’Unità di Crisi Covid Regione Piemonte, consiste in una visuale cartografica del territorio regionale da cui, ponendo il cursore in corrispondenza del territorio relativo a ciascun Comune, si ha immediata notizia, sia circa i cittadini contagiati, sia in merito a quelli posti in quarantena in riferimento al Comune selezionato;
• a tal proposito sono recentemente emerse, da parte di molti Amministratori del Chierese (zona collinare del torinese), lamentele anche aspre e puntute circa tale modalità di diffusione dei dati relativi ai contagiati da COVID-19 residenti nei loro territori;
• come narrato allo scrivente, grande sconcerto e senso di angoscia sta caratterizzando la popolazione del Chierese, per lo più concentrata in Comuni di piccole dimensioni, per cui la libera divulgazione dei dati del contagio suscita in maniera immediata e diretta un intenso stato di preoccupazione;
• la paura è stata alimentata anche da alcune informazioni di stampa, peraltro non comprovate, riportate da una testata giornalistica molto importante e avente storicamente un’amplissima diffusione nel Chierese.

Tenuto conto che:

• in una nota del 23 marzo u.s. (protocollo n. 23431) diffusa dal Vice Sindaco della Città Metropolitana, dott. Marco Marocco, venivano comunicate ai Sindaci dei Comuni della Città Metropolitana di Torino le nuove modalità per la trasmissione dei dati sensibili sui casi di contagio: come specificamente indicato, si trattava di una “scelta dettata dall’attenzione a
ridurre al minimo il rischio di violazione dei contenuti” e “per assicurare una più alta protezione dei dati”.

Rilevato che:

• a evidente conferma dell’inopportunità di lasciare in libera consultazione i dati circa lo stato del contagio della popolazione di ciascun Comune del territorio piemontese e del conseguente disagio a cui vengono sottoposti cittadini e Amministratori, peraltro in una fase storica in cui essi sono già vessati sotto molteplici profili della quotidianità, l’ASL TO 5 ha recentemente comunicato di mettere a disposizione di tutti gli Amministratori (e dunque dei cittadini) una squadra di psicologi al fine di affrontare le fragilità così tanto provate dalle questioni sopra riferite.

Considerato che:

• è di assoluta evidenza la diversità di trattamento che ricevono i dati sanitari da parte delle differenti Istituzioni: la Città Metropolitana di Torino si è preoccupata di tutelarne e garantirne la sicurezza della trasmissione e della diffusione, invece la Regione pubblica quotidianamente e a semplice portata di “click” i dati dei contagiati per ciascun Comune del territorio, con poco riguardo per quei Centri più piccoli per i quali la diffusione dei dati sanitari, talvolta nemmeno verificati, può comportare panico generalizzato nella popolazione;
• se da un lato si può ritenere utile la diffusione dei dati aggregati circa la popolazione piemontese contagiata e posta in isolamento domiciliare, dall’altro si ritiene di voler richiamare una tutela rafforzata per i dati sanitari, tanto più quando essi comportano la comunicazione dei dati di Enti di piccole dimensioni in cui la comunicazione può esacerbare la sensibilità della popolazione e suscitare una sensazione di disagio diffuso;

INTERPELLA

la Giunta regionale per sapere se vi sia l’intenzione dell’Amministrazione regionale di riconsiderare le modalità di comunicazione dei dati dei cittadini piemontesi contagiati dal COVID-19 e di quelli posti in isolamento domiciliare; e se sia intenzione dell’Amministrazione di comunicare i dati aggregandoli su base provinciale (come avviene, a puro titolo esemplificativo, per la Regione Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, Marche, Toscana e Puglia).

«La prossima pandemia di cui occuparsi? Potrebbe essere quella della sofferenza mentale»

Lo afferma l’Università di Torino sulla base dei preoccupanti dati di uno studio appena pubblicato. Non riaprire l’SPDC del Mauriziano è a maggior ragione un’ipotesi senza senso: sarà presto discusso in Consiglio Regionale il mio OdG sul tema.

«La sofferenza mentale potrebbe rappresentare un’ennesima pandemia di cui occuparsi, soprattutto per i soggetti più a rischio, quali i giovani, le persone sole o chi ha perso o rischia di perdere il lavoro»

Lo dichiarano gli esperti del dipartimento di Scienze della Salute Pubblica e Pediatrica dell’Università di Torino. Ancora più assurda appare, alla luce di questa situazione, l’ipotesi di non riaprire il Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura dell’Ospedale Mauriziano di Torino. Con un mio Ordine del Giorno presto discusso in Consiglio Regionale chiederò che quei sedici posti letto, negli scorsi mesi destinati a pazienti COVID-19, tornino a essere destinati a pazienti con disturbi psichiatrici gravi. Gli effetti di una pandemia globale non ancora conclusa e quelli di una crisi economica durissima rischiano di tradursi in un drammatico aumento dei casi clinici che necessitano di cure psichiatriche  Lo studio dell’Università di Torino, appena pubblicato sull’International Journal of Environmental Research and Public Health, riporta che un italiano su quattro (24%) ha sofferto, durante la fase di lockdown, di depressione; molto diffusi anche stati ansiosi (ne sono colpiti 23 italiani su 100) e insonnia (42%). L’indagine è stata condotta su un campione di 1.500 soggetti tra il 19 aprile e il 3 maggio scorsi. Davvero non possiamo permetterci di rinunciare a un reparto da 16 posti letto con medici e professionisti di eccellenza come quello di largo Turati a Torino. Tantomeno in questa fase.

SPDC del Mauriziano, mio OdG in Regione affinché riapra al più presto

Prosegue la mia battaglia in Consiglio Regionale contro la chiusura del Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura dell’Ospedale torinese: dopo il Question Time di due settimane fa, ho appena presentato un Ordine del Giorno per chiedere che quei sedici posti letto, negli scorsi mesi destinati a pazienti COVID-19, tornino a essere destinati a pazienti con disturbi psichiatrici gravi. La domanda di cure psichiatriche rischia in questa fase di aumentare in maniera sensibile a causa degli effetti della crisi sanitaria e di quella economica.

Il Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura (SPDC) dell’Ospedale Mauriziano di Torino, chiuso per emergenza COVID-19 dallo scorso 28 marzo, deve riaprire. Non possiamo permetterci di rinunciare a un reparto da 16 posti letto con medici e professionisti di eccellenza come quello di largo Turati a Torino. È troppo importante garantire questo tipo di servizio (e una sua adeguata fruibilità e distribuzione sul territorio) e sarebbe imperdonabile rinunciare a un numero di posti pari a quasi un terzo del totale a disposizione dell’Asl di Torino per il segmento psichiatrico. Una chiusura in questa fase – con gli effetti di una pandemia globale non ancora conclusa e quelli di una crisi economica durissima che rischiano di tradursi in un drammatico aumento dei casi clinici che necessitano di cure psichiatriche – sarebbe a maggior ragione assurda. Il Servizio Psichiatrico del Mauriziano rappresenta da sempre uno spazio di accoglienza e cura. Il lavoro di rete tra tutti gli snodi assistenziali territoriali sarebbe gravemente compromesso da una chiusura che non voglio prendere in considerazione neppure come ipotesi. Con l’Ordine del Giorno da me oggi presentato chiedo l’immediata riapertura del servizio, riconvertito negli scorsi mesi di picco dell’emergenza epidemiologica a luogo di degenza per pazienti affetti dal Covid-19. Il rischio, da più parti ventilato, di una chiusura definitiva del reparto deve essere sventato. Auspico di trovare ampio sostegno in Aula da parte dei colleghi Consiglieri.