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Tag: lavoro

Carceri: giusto investire in nuove strutture e personale, ma non si dimentichi il lavoro come strumento di prevenzione della recidiva

La relazione del Garante delle persone private della libertà, on. Bruno Mellano, costruisce una cornice istituzionale alle cronache delle ultime settimane. E’ innegabile che la situazione attuale, in Piemonte come in altre regioni italiane, necessiti di interventi non più rinviabili.

In primo luogo ritengo sia necessario implementare, aggiornare e rinnovare le strutture sanitarie all’interno delle carceri, al fine di effettuare all’interno visite specialistiche e ambulatoriali evitando rischi, oneri e impegno di personale per il trasferimento nelle strutture sanitarie del territorio.

In secondo luogo è fondamentale lavorare su due direttrici. Da una parte, bene ha fatto l’Esecutivo nazionale a stanziare risorse per nuove strutture carcerarie, anche perché l’Italia è fuori da ogni norma comunitaria sui metri quadri da destinare a ciascuna persona reclusa; dall’altra è necessario intervenire in modo più costruttivo, ricordando che il reato commesso non è la persona che lo commette. Quindi è indispensabile investire in educazione, al fine di ridurre il tasso di delinquenza tra i giovani, ma anche in progetti di formazione lavoro per favorire il reinserimento attivo nella società. Per evitare la recidiva e sviluppare quel percorso di redenzione che è poi il fine ultimo della pena, è fondamentale attivare percorsi occupazionali, tanto in regime di semilibertà diurna quanto perseguendo un inserimento lavorativo stabile anche una volta terminato il periodo di reclusione, sfruttando opportunamente i benefici derivanti dalla Legge Smuraglia.

In questo senso esistono delle esperienze positive che potrebbero essere replicate anche nel nostro territorio, ad esempio quelle di Bollate o Padova.

Gli strumenti giuridici e normativi per conseguire risultati di questo tipo esistono, magari applicando la co-progettazione e co-, coinvolgendo istituzioni, enti locali, direzioni carcerarie ed Enti del Terzo Settore, da sempre attivi in quest’ambito, imprese e imprese sociali, come previsto dal nuovo Codice del Terzo Settore.

Lear, convocare subito il Tavolo di Crisi

Meno di quattro mesi alla scadenza degli ammortizzatori sociali: non possiamo permetterci di perdere neanche un giorno, ci sono centinaia di famiglie da tutelare.

La scadenza di maggio, mese in cui finiranno gli ammortizzatori sociali per la Lear di Grugliasco, si avvicina con preoccupante rapidità: ma siamo ancora in tempo a convocare un Tavolo di Crisi con il compito di trovare soluzioni ed evitare che 260 (o più) famiglie si ritrovino senza uno stipendio. Abbiamo purtroppo esempi molto vicini – a partire dal caso Embraco – che dimostrano quanto, in questi casi, sia difficile recuperare il tempo perso. Terremo alta l’attenzione sull’evolversi della situazione ed esprimiamo ai lavoratori e alle loro famiglie piena e profonda solidarietà.

Di fronte al dramma della disoccupazione giovanile, la Regione Piemonte deve fare la sua parte

Come Moderati vigileremo sull’efficacia delle misure presentate dalla Giunta, nonché sull’adeguatezza delle somme economiche allocate per portarle avanti: solo con scuola e formazione di qualità – e non con i sussidi – si costruisce il futuro professionale dei più giovani.

Non lavora un giovane piemontese su quattro e il dato arriva al 58% considerando la sola popolazione femminile nella fascia d’età 15-24: la situazione è tragica. Ho appena discusso, sul tema, un Question Time in Consiglio Regionale per chiedere alla Giunta politiche in grado di cambiare le cose. La situazione in Piemonte è particolarmente grave in un contesto, quello europeo, nel quale il tasso di occupazione tra i giovani (cioè la percentuale di occupati rapportata al totale della popolazione raffrontabile di età compresa tra i 15 e i 24 anni) è invece in progressivo aumento. L’imprenditoria crea lavoro e per questo deve essere sostenuta; la scuola forma cittadini maturi e consapevoli e a quel lavoro prepara. Le persone, con buona pace delle proposte politiche di qualcuno, non chiedono sussidi, ma possibilità, prospettive e, appunto, lavoro. Sta alla politica lavorare per garantire tutto questo, senza dimenticare il futuro, rappresentato dai giovani. Saranno le nuove generazioni, infatti, a sostenere non solo l’economia, ma le pensioni alle generazioni più anziane oggi, domani e in un futuro meno prossimo.

Ci serve una scuola di qualità, unico strumento per costruire una vera alternativa al reddito di cittadinanza. Due anni di pandemia hanno inevitabilmente abbassato il livello, che deve tornare ai valori precedenti. Come Moderati, sproneremo la Giunta affinché tutte le misure elencate rispondendo al nostro Question Time siano applicate fino in fondo e in tempi brevi. La scuola deve tornare a valorizzare i talenti e con la formazione continua dobbiamo fornire gli strumenti affinché i giovani che hanno un’occupazione non la perdano. 

Le politiche della Regione indirizzate ai giovani e non solo (per esempio il modello delle “Academy di filiera”, le politiche per l’orientamento e i corsi “Macro Ambito 3”), sia in termini di formazione che di inserimento nel mondo del lavoro, saranno oggetto della nostra attenzione: ne valuteremo attentamente l’efficacia. E valuteremo se i fondi allocati siano o meno sufficienti, a partire dai 38 milioni di euro per avviare un nuovo modello di formazione contro la disoccupazione.

Disoccupato un giovane piemontese su quattro

Il dato arriva al 58% considerando la sola popolazione femminile nella fascia d’età 15-24: la situazione è drammatica. Ho presentato un Question Time in Consiglio Regionale per chiedere alla Giunta politiche in grado di cambiare le cose.

Il 24% dei giovani piemontesi nella fascia d’età 15-24 non lavora; una percentuale che arriva al 58% considerando solo le ragazze, elemento che di per sé rappresenta una rilevantissima differenza di genere. Questi dati drammatici (fonti: Istat, Eurostat) rendono la situazione in Piemonte particolarmente grave in un contesto, quello europeo, nel quale il tasso di occupazione tra i giovani (cioè la percentuale di occupati rapportata al totale della popolazione raffrontabile di età compresa tra i 15 e i 24 anni) è invece in progressivo aumento.

Con un Question Time appena presentato a Palazzo Lascaris chiederò alla Giunta, nella seduta di domani del Consiglio Regionale, quali misure urgenti si intendano attuare a favore dell’occupazione giovanile in Piemonte. Aiutare i giovani a entrare – e a rimanere – nel mercato del lavoro è una parte essenziale delle politiche che promuovono la crescita economica e migliorano le condizioni di vita di un territorio, in questo caso quello della nostra regione. Da qualche anno è attivo, in Piemonte, il programma “Garanzia Giovani”, rivolto ai giovani NEET (acronimo per “Not in Education, Employment or Training”, cioè persone non impegnate nello studio, né nel lavoro, né nella formazione: 135 mila in Piemonte), costituito da una rete di operatori specializzati dei Centri per l’impiego e delle Agenzie accreditate, che accompagna i giovani nel mondo del lavoro. Ma, a fronte di questi numeri e di questi dati, servono altri e ancora più efficaci strumenti.

Limitazioni al traffico ora? Follia, rischiamo di aprire una nuova catena di contagio

I mezzi pubblici non sono stati potenziati, non possiamo chiedere a chi si muove con un Euro 5 diesel di scegliere se rinunciare al lavoro o intasare ulteriormente tram e bus. Chi ha preso questa decisione è corresponsabile dei rischi che comporta e dimostra di non aver minimamente capito il momento che il mondo del lavoro sta passando.

Il livello del “semaforo dell’inquinamento” sarà anche arancione, ma sta di fatto che il Piemonte è zona rossa: questo – nel quale invece servirebbe buon senso – è il momento peggiore in assoluto perché, dalle ore 8.00 alle ore 19.00 fino a giovedì, tutti coloro che di solito si recano al lavoro a bordo di un mezzo escluso dalla possibilità di circolare si riversino sui mezzi pubblici. Mezzi pubblici che, ricordo, non sono stati potenziati né sono sufficientemente monitorati. Stiamo obbligando chi ha un mezzo Euro 5 diesel di scegliere: rinunciare a lavorare o salire a bordo di bus e tram, intasandoli ulteriormente. Rischiamo di creare un’altra catena di contagio: chi ha preso questa decisione ne sarebbe corresponsabile. Questa Giunta non ha assolutamente capito – oggi ne abbiamo l’ennesima conferma – della condizione nella quale si trova Torino, del periodo che sta vivendo il mondo del lavoro, di quello che stanno passando le categorie che lavorano. Il lavoro è, evidentemente, una dimensione sconosciuta a questa Amministrazione.