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Bonus “dei 200 euro”, paradosso all’italiana: al massimo dell’emergenza demografica corrisponde il minimo di attenzione per le famiglie con figli

Perché il nostro Paese non prende esempio da nazioni come la Germania? Lo stato tedesco eroga alle famiglie 100 euro in più per ogni figlio. In Italia invece, dove la popolazione è scesa per la prima volta da anni sotto i 59 milioni, l’unico criterio continua a essere il guadagno mensile. E nel frattempo «il lago della popolazione si prosciuga», con conseguenze sociali tremende: il problema è culturale.

La guerra grava sulle bollette degli italiani: di fronte ai rincari, il Governo ha deciso di erogare un bonus pari a 200 euro a tutti i cittadini. Unica condizione: avere un reddito inferiore ai 35mila euro lordi annui. Non ci sono altre discriminanti: il contributo andrà ai lavoratori dipendenti come agli autonomi, ai disoccupati come ai pensionati, a chi vive in una famiglia numerosa come ai single.

Composizione del nucleo familiare, zona di residenza con relativo costo della vita, consumi e altre variabili? Non pervenute, non considerate. Si traccia, idealmente, una riga: sopra il bonus non c’è, sotto è per tutti uguale.
Che cosa ci impedisce, da sempre o quasi, di adottare, come Paese, una soglia di reddito che non prescinda, anche, da un’analisi fondata della realtà? Una mentalità vecchia, che oggi ha bisogno come non mai di un cambiamento culturale.

Che altre impostazioni e altri sguardi sulla famiglia siano possibili è dimostrato dalla casistica: in Germania, per esempio, è previsto un ulteriore bonus da 100 euro per ogni figlio quale integrazione dell’erogazione base (che è in terra tedesca pari a 300 euro). Il calo della popolazione nel 2021 – certifica Istat – ha riguardato tutte le zone italiane: nel Nord Ovest la popolazione è calata dello 0,3% (0,7% nel 2020), nel Nord Est dello 0,2% (0,4% nel 2020), al Centro dello 0,4% (0,6% nel 2020), al Sud dello 0,6% (0,7% nel 2020) e nelle Isole dello 0,7% (come nel 2020). Davvero, di fronte a questi numeri, non pensiamo che la natalità andrebbe sostenuta? La stessa Germania fa registrare numeri molto diversi.

Il malessere demografico del nostro Paese non è senza conseguenze, in termini di tensioni sociali oltre che di sostenibilità dei sistemi sanitari e previdenziali. «Il lago della popolazione si sta prosciugando» è la metafora utilizzata dall’attuale presidente dell’Istat, il demografo Gian Carlo Blangiardo. È arrivato il momento di cambiare le cose, di smettere di penalizzare chi desidera mettere al mondo dei figli.

La Linea 8 GTT “fa il pieno” di criticità: le conoscono tutti, tranne la Giunta Regionale

Ritardi, tempi di percorrenza infiniti e lunghe colonne di bus: lo sanno bene gli utenti, lo scrivono chiaramente i giornali. Solo l’Assessorato ai Trasporti ha bisogno di «Verificare per poi eventualmente intervenire». E nel frattempo la questione si trascina, a danno degli utenti.

Questa Giunta ha idea di come funzionano, o di come non funzionano, i servizi sul proprio territorio? Verrebbe da pensare di no se, come appena successo, la risposta alle interpellanze e ai Question Time che segnalano problematiche si può riassumere in un laconico «Verificheremo la situazione ed eventualmente interverremo». Costituisce un’aggravante il fatto che il problema specifico, le criticità relative alla Linea 8 GTT, è stato recentemente oggetto di articoli sugli organi di stampa del territorio.

Speravamo in una Giunta pronta a fare la propria parte, ci ritroviamo una Giunta che, come si suol dire, casca dal pero: da parte nostra l’impegno continua, così come continueremo a chiedere conto della situazione. Che il servizio sia inefficiente è sotto gli occhi di tutti, tranne quelli dell’Assessorato Regionale ai Trasporti. Le tratte lunghe sono sensate solo se anche efficienti, diversamente è preferibile una combinazione di tratte più brevi. Chiederemo di audire GTT in Commissione.

Restano non risolti, in tutto questo, i problemi della Linea 8: orari non rispettati, carovane di due, tre e non raramente quattro bus incolonnati contemporaneamente, disagi per i passeggeri. Il cambio di capolinea, non più in via Ventimiglia, ma in piazzale Caio Mario a Torino, con passaggio anche presso la Stazione Lingotto, ha da inizio mese peggiorato una situazione che si trascina da troppo tempo. Famiglie, pendolari, pensionati e studenti hanno diritto a un servizio di trasporto pubblico affidabile, puntuale, costante nella sua operatività e che non costringa gli utenti, da Torino Lingotto a San Mauro, a chiedersi se quel giorno il bus partirà puntuale o se dovranno aspettare decine e decine di minuti.

Linea 8 GTT prolungata da piazzale Mochino a San Mauro fino a piazzale Caio Mario a Torino? Così proprio non funziona

Domani il mio Question Time in Consiglio Regionale per risolvere i numerosi problemi, peggiorati da quando il percorso è stato modificato (a inizio maggio): corse saltate, ritardi di decine e decine di minuti, incolonnamenti fino a quattro autobus.

Orari non rispettati, carovane di due, tre e non raramente quattro bus incolonnati contemporaneamente, disagi per i passeggeri: la situazione della Linea 8 GTT, fotografata da articoli giornalistici ed esperita quotidianamente da famiglie, pendolari, studenti e pensionati, è disastrosa. Orari ipotizzati in senso troppo ottimistico (impossibile, specialmente nelle ore di punta, attraversare il capoluogo da sud a nord, fino a San Mauro, transitando presso la Stazione Lingotto e in zona Ospedali nei 70 minuti previsti) sono, parrebbe, alla base dei problemi: il cambio di capolinea, non più in via Ventimiglia, ma in piazzale Caio Mario a Torino, con passaggio anche presso la Stazione Lingotto, ha da inizio mese peggiorato una situazione che si trascina da troppo tempo. Anche l’altro capolinea, in piazzale Mochino a San Mauro, presenta criticità. GTT prova a rassicurare l’utenza, parlando di “consapevolezza del problema e impegno per risolverlo”. Anche noi ce ne occuperemo, portando domani la questione in Consiglio Regionale con un Question Time e provando a difendere il diritto dei cittadini piemontesi a fare affidamento su un servizio di trasporto pubblico affidabile, puntuale, costante nella sua operatività e che non costringa gli utenti, da Torino a San Mauro, a chiedersi se quel giorno il bus partirà puntuale o se dovranno aspettare decine e decine di minuti. Che cosa deve fare questa Giunta affinché un simile servizio sia garantito?

Salvate Ahmadreza Djalali

La condanna a morte del ricercatore iraniano, vissuto per tre anni in Piemonte, sarà forse eseguita il 21 maggio: una notizia che apprendiamo con orrore. Tutto il mondo libero e civile si opponga a gran voce a questa barbarie. Il Consiglio Regionale prova a fare la sua parte: martedì 10 maggio alle ore 13.00 la mobilitazione, indetta dall’Ufficio di Presidenza e dal Comitato Regionale Diritti Umani, nel cortile di Palazzo Lascaris, con silenziosa esposizione dei cartelli #SAVEAHMAD. A dicembre 2020 lo stesso Consiglio Regionale aveva approvato il mio Ordine del Giorno che chiedeva l’immediata scarcerazione del medico, in prigione da innocente dal 2016 per l’assurda accusa di spionaggio.

Ahmadreza Djalali, ricercatore iraniano per tre anni vissuto a Novara, sarà forse ucciso per impiccagione il prossimo sabato 21 maggio. Un atto di barbarie contro il quale tutto il mondo libero e civile ha il dovere di opporsi con determinazione e forza.

Un dovere al quale il Consiglio Regionale per primo non si sottrarrà: martedì prossimo (10 maggio 2022), alle ore 13.00, nella pausa dei lavori della seduta dell’Assemblea, sarà organizzata una mobilitazione nel cortile di Palazzo Lascaris, con esposizione silenziosa di cartelli con la scritta #SAVEAHMAD. L’iniziativa è promossa dall’Ufficio di Presidenza e dal Comitato Regionale Diritti Umani, del quale faccio parte.

Lo stesso Consiglio Regionale aveva approvato all’unanimità, a dicembre 2020, un mio Ordine del Giorno che impegnava la Giunta Cirio a chiedere al Governo italiano di esercitare la necessaria pressione diplomatica con le autorità iraniane per la revoca della condanna capitale e per l’immediata scarcerazione del medico.

La difesa dei diritti umani deve essere trasversale per ambito istituzionale e per nazionalità. È nostro preciso dovere fare tutto il possibile per salvare una vita innocente. Ahmadreza Djalali ha fatto tanto per il nostro Paese e per la nostra regione – dove a lungo ha vissuto e lavorato (Università del Piemonte Orientale).

Ahmadreza Djalali, medico e ricercatore, è un noto e stimato esponente della comunità scientifica internazionale. Totalmente infondata è l’accusa (spionaggio). La nostra richiesta è che la condanna a morte sia revocata e lo stato di detenzione cessi immediatamente.

Scuole Paritarie beffate: escluse dai fondi PNRR, ignorate anche per altri provvedimenti compensativi

I finanziamenti europei del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza sono “pubblico su pubblico”, cioè erogabili all’interno del comparto pubblico: le Paritarie, benché colonna dell’unico Sistema Scolastico e dunque a tutti gli effetti pubbliche, non vi rientrano. E sono escluse anche dal Superbonus 110% e dalle misure di sostegno per il caro energia: serve un cambio di mentalità per togliere dalle Paritarie “il mantello dell’invisibilità” e cominciare a considerarle, finalmente, imprese come tutte le altre. L’alternativa? Prepararsi a chiusure in serie.

Paritarie, il danno e la beffa: escluse, come se non fossero Scuole Pubbliche, dai fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, risultano poi ignorate anche per quanto riguarda quei provvedimenti che potrebbero, in parte, compensare il danno.

Per quanto riguarda il PNRR, i finanziamenti previsti per la Scuola escludono le Paritarie, come se queste ultime, a tutti gli effetti Scuole Pubbliche, non rientrassero nel criterio “pubblico su pubblico” sul quale il PNRR si basa. Scuole invisibili, dunque? Verrebbe proprio da pensarlo, tanto che “si dimenticano” della loro esistenza altre misure quali il Superbonus 100% – che le esclude dal recente ampliamento della platea a villette, RSA e alberghi – e i contributi contro il caro energia e gas.

Serve un cambio di mentalità: togliere finalmente il “mantello dell’invisibilità” dalle Paritarie non è soltanto una questione di (sacrosanto) principio, ma ha a che fare con la sopravvivenza stessa di molte Scuole e, dunque, con la tenuta stessa del sistema. Anche la Giunta Regionale ha il dovere di fare la sua parte, portando il tema in Conferenza Stato Regioni.