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Più libertà di educazione? Ancora un NO da parte del centrodestra in Regione

Respinto con l’astensione della Maggioranza il mio Ordine del Giorno per portare a 40mila euro la soglia ISEE per l’accesso al voucher scuola: ancora una volta questa Maggioranza e questa Giunta dimostrano con i fatti di essere contro alla parità scolastica.

Niente innalzamento a 40mila euro della soglia ISEE per l’accesso al voucher scuola, niente reperimento delle risorse finanziarie per coprire tale misura: le mie proposte a favore della libertà di educazione si infrangono per l’ennesima volta contro una Maggioranza in Regione che, a favore della parità scolastica quando si tratta di fare dichiarazioni, poi puntualmente tradisce i suoi principi al momento di votare.

Un copione già visto: astensione al momento del voto da parte dei colleghi di centrodestra (e sola presenza in Aula da parte di M5S e LUV), mio Ordine del Giorno respinto. Non ho ancora visto, in un anno di Giunta Cirio, un solo euro in più investito sul sistema paritario, che è, Legge Berlinguer alla mano, parte integrante del sistema pubblico. Crederò alle roboanti dichiarazioni a favore della libertà di educazione da parte di questa Giunta solo quando alle parole seguiranno le allocazioni di fondi a bilancio.

Il refrain “È responsabilità del Governo” è ripetuto ossessivamente: a questo proposito, faccio notare che il centrodestra in Regione ha perso oggi l’ennesima occasione, per usare una metafora culinaria, di servire un antipasto rispetto a che cosa potrebbe fare a favore della libertà di educazione un Governo di centrodestra.

Se per Nidi e Materne si sono trovati 15 milioni, non un euro si è visto dalla Scuola Primaria in su. Non mi sfugge che ci troviamo di fronte a una scelta politica perfettamente consapevole: su altre partite, evidentemente considerate più importanti rispetto all’investimento sul nostro capitale umano, questa Maggioranza e questa Giunta i fondi li hanno trovati eccome.

L’esito del voto di oggi va a danno di tutti, a partire delle famiglie meno abbienti.

Anche in Piemonte serve un PDTR per la sclerodermia

Ho discusso questa mattina in Consiglio Regionale un’interpellanza affinché la Giunta predisponga il proprio Piano Diagnostico Terapeutico Regionale per questa patologia invalidante. Fondamentale sarà il supporto del Volontariato, a partire dall’Associazione di riferimento GILS, in tutte le fasi dei lavori. Garantiamo ai circa mille piemontesi con sclerodermia un servizio di eccellenza uniforme su tutto il territorio regionale.

Ho voluto dare impulso, con la mia interpellanza sul tema appena discussa in Consiglio Regionale del Piemonte, alla ripresa del percorso per la costituzione di una rete di collaborazioni professionali tra differenti strutture ospedaliere con l’obiettivo di migliorare la cura e l’assistenza di tutti i malati affetti da sclerosi sistemica. GILS, Gruppo Italiano per la Lotta alla Sclerodermia, ha dato vita in Lombardia al “Progetto ScleroNet”, al quale guardo con assoluto interesse. Un progetto analogo servirebbe anche in Piemonte, dove circa mille sono le persone affette da questa patologia invalidante. Sulla scia di quanto già fatto da Regioni quali Lombardia, Liguria, Toscana e Marche, anche in Piemonte servirebbe un Piano Diagnostico Terapeutico Regionale (PDTR) per l’assistenza e la cura dei pazienti sclerodermici, uniforme per tutte le strutture ospedaliere. L’Assessore Icardi si è detto, da questo punto di vista, più che possibilista. Mi auguro che l’Associazione di riferimento sia convocata alle sedute del tavolo di lavoro sull’argomento, affinché massimamente efficace sia la collaborazione tra Sistema Sanitario Regionale e Volontariato. Tornerò sul tema nei prossimi mesi per avere aggiornamenti sullo stato di avanzamento del progetto. L’obiettivo è garantire a tutte le province del nostro territorio lo stesso livello di eccellenza che, per esempio, il San Luigi di Orbassano garantisce per l’area di Torino.

INTERPELLANZA – Piano diagnostico terapeutico regionale

Premesso che:

• il Gruppo Italiano per la Lotta alla Sclerodermia (GILS) ha dato vita al “Progetto ScleroNet” in Lombardia, il quale punta alla creazione di una rete di collaborazioni professionali tra differenti strutture ospedaliere con
l’obiettivo di migliorare la cura e l’assistenza di tutti i malati affetti da sclerosi sistemica;
• tale progetto ha dato origine ad una rete integrata di unità operative ed ambulatori, riconosciuti come centri di alta specializzazione nel percorso diagnostico terapeutico per i pazienti affetti da sclerodermia;
• la sclerosi sistemica è una malattia cronica autoimmune del tessuto connettivo, difficile da diagnosticare e da seguire;
• in Piemonte i malati di sclerosi sistemica sarebbero circa 1.000;
• il Gruppo Italiano per la Lotta alla Sclerodermia (GILS) auspica la partenza del “Progetto ScleroNet” anche su Torino;

Rilevato che:

• nelle Regioni Lombardia, Liguria, Toscana, Marche è stato predisposto un Piano Diagnostico Terapeutico Regionale (PDTR) per l’assistenza e la cura dei pazienti sclerodermici, uniforme per tutte le strutture ospedaliere;
• in Piemonte è stato unicamente costituito, tra l’azienda ospedaliera-universitaria San Luigi Gonzaga di Orbassano, l’azienda ospedaliera Mauriziano e l’A.O.U. Città della Salute e della Scienza di Torino, un
“Gruppo Malattie Rare”, al cui interno vi è una identificazione della Sclerodermia con un Piano Diagnostico Terapeutico Aziendale (PDTA), nel quale confluiscono le unità operative che seguono i pazienti sclerodermici;

Considerato che:

• un Piano Diagnostico Terapeutico predisposto a livello aziendale è differente in ogni singola struttura ospedaliera;
• sarebbe preferibile predisporre anche in Piemonte, come nelle Regioni sopra citate, un Piano Diagnostico Terapeutico Regionale, uniforme per le varie aziende ospedaliere, al fine di rendere più omogeneo ed efficiente
il percorso di cura ed assistenza dei malati affetti da sclerosi sistemica;

INTERPELLA

la Giunta regionale per sapere se e con quali tempistiche la Regione Piemonte predisporrà un Piano Diagnostico Terapeutico Regionale,
in considerazione del significativo numero dei malati di sclerosi sistemica in Piemonte che necessitano di cure ed assistenza uniformi ed efficienti, alla stregua di quelli già operativi presso altre Regioni italiane.

Mai così in basso un Sindaco di Torino

Crolla al 97esimo posto il consenso della Sindaca Appendino nell’edizione 2020 di Governance Poll, indagine di Noto Sondaggi per Il Sole 24 Ore: misura precisa dell’insuccesso di questa Amministrazione, motivo di imbarazzo per la città.

Un capitale di consenso dilapidato in quattro anni per ragioni molto precise. Evidentissime le responsabilità di un’amministrazione cittadina inefficace dalla gestione dell’anagrafe a quella della mobilità, dai servizi sociali alla sicurezza, dagli eventi agli investimenti. I torinesi hanno aperto gli occhi. Mai nella storia un Sindaco di Torino era sceso così in basso in simili classifiche: una posizione fonte di imbarazzo. Nessuno stupore, alla luce dell’incapacità di rispondere ai bisogni di Torino, a partire – penso per esempio alle periferie – dai contesti più coccolati nella campagna elettorale della primavera 2016, che si sia arrivati a questo punto. Noi lo dicevamo da tempo.

Case ATC non assegnate: a Torino i numeri sono mostruosi

Ben 958 alloggi sfitti sul territorio comunale: un dato che, unito alla generale tendenza a sottovalutare il problema, fa schizzare il dato percentuale delle occupazioni abusive (108 a Torino, quasi il doppio rispetto a sei mesi fa). ATC è in clamoroso ritardo, manterrà alta l’attenzione affinché si rispettino le promesse di interventi efficaci.

Numeri mostruosi: 958 alloggi ATC sfitti sul territorio comunale. La base ideale per la crescita del fenomeno delle occupazioni abusive: fenomeno infatti in crescita a ritmi preoccupanti (61 casi a fine 2019, 99 ad aprile 2020, 108 oggi). Oggi ho portato nuovamente il tema in Consiglio Comunale con una nuova interpellanza: fin dal titolo scelto (“Occupazioni abusive e ATC: risalendo alle fonti della responsabilità”) ho voluto sottolineare l’obiettivo di arrivare a capire quale sia l’origine del problema. La risposta dell’Assessora Schellino è stata una serie di cifre impietose: su quasi mille unità abitative attualmente inutilizzate, solo 64 sono attualmente disponibili per le assegnazioni; dei restanti appartamenti, 546 necessitano di ristrutturazione e 283 non sono utilizzabili; di altri 65 alloggi recentemente disdettati non sono ancora state consegnate le chiavi. Le occupazioni abusive non nascono dal nulla, ma dalla disponibilità di appartamenti vuoti. Ecco come si arriva a situazioni come quella di corso Salvemini, di corso Racconigi o di via Bologna. È sottovalutando il problema, come si sta facendo da anni, che si arriva a non essere più in grado di controllarlo. I dati dicono che, su tre occupazioni, mediamente solo una è sventata con successo. Preoccupante anche l’andamento delle assegnazioni, con appena 48 assegnazioni nei primi 6 mesi del 2020 (erano state 339 in tutto il 2019). ATC è in clamoroso ritardo: non perda la sua funzione di soggetto che cerca di dare risposte ai cittadini. Le occupazioni abusive sono una piaga di questa città. Manterremo alta l’attenzione sul tema e mi assicurerò che alle promesse di rendere più efficiente la filiera della manutenzione e delle assegnazioni degli alloggi sfitti seguano i fatti.