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INTERPELLANZA – Corso Marconi: scuola e genitori chiedono sicurezza, l’Amministrazione li abbandona?

PREMESSO CHE

– corso Marconi è oggetto di un progetto di pedonalizzazione che ha visto realizzare nel tratto tra corso Massimo D’Azeglio e via Madama Cristina un’area pedonale nella carreggiata centrale, un’apertura al traffico veicolare nei controviali con nuovi dossi presso gli attraversamenti pedonali, il nuovo limite di velocità a 20km/h e una nuova pista ciclabile che collega corso Massimo D’Azeglio con via Nizza;

– il progetto di modifica della viabilità di corso Marconi rientra nell’iniziativa Torino Mobility Lab della Città di Torino per l’intero quartiere di San Salvario, la quale proponeva di realizzare un nuovo spazio per il quartiere, pedonalizzando l’intera area costituita dai due controviali di corso Marconi e dalla carreggiata centrale di fronte alla Scuola Manzoni per la formazione di un nuovo luogo di socializzazione;

– l’iniziativa Torino Mobility Lab prevedeva la realizzazione di Scuole Car-Free, e cioè aree pedonali nella zona di entrata ed uscita degli alunni dalle scuole cittadine, e tra queste, l’Istituto Comprensivo Manzoni di corso Marconi 28;

– la realizzazione del progetto artistico previsto per la carreggiata centrale di corso Marconi ha recentemente conosciuto il parere contrario della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio che ha di fatto “congelato” la prosecuzione dell’iter progettuale;

RILEVATO CHE

– durante i tavoli di coprogettazione l’Amministrazione si era impegnata a mappare le barriere architettoniche della zona al fine di intervenire per mettere in sicurezza l’area manifestando inoltre l’intenzione, direttamente connessa alla pedonalizzazione e al fine di incentivare lo sviluppo della mobilità sostenibile, di fornire una dotazione di biciclette alla scuola: intenzione che però non ha incontrato evidenze empiriche;

– l’Associazione dei genitori dell’Istituto Comprensivo Manzoni di corso Marconi 28, denominata “Manzoni People”, ha chiesto ripetutamente nei tavoli di coprogettazione all’Amministrazione di mettere in sicurezza l’area per permettere agli insegnanti di utilizzare lo spazio della carreggiata centrale di corso Marconi, ora pedonale, a fini ludici e didattici;

CONSIDERATO CHE

– l’Amministrazione, promotrice dell’iniziativa di pedonalizzazione dell’area, della realizzazione della sperimentazione Scuola Car-Free, non ha provveduto a mettere in sicurezza l’area per permettere alla Scuola Marconi di poter utilizzare lo spazio antistante portando gli alunni a svolgere attività ludico-educative;

INTERPELLA

Il Sindaco e l’Assessore competente per sapere:

– se si intenda realizzare un nuovo spazio pedonale e di socializzazione per San Salvario in corso Marconi, tra corso Massimo D’Azeglio e via Madama Cristina e, in caso di risposta affermativa, se si intenda implementare la comunicazione e le informazioni ai cittadini; – se sia stata svolta e completata l’opera di mappatura delle barriere architettoniche della zona e conseguentemente sviluppato un progetto di messa in sicurezza dell’area per permettere alla Scuola Manzoni di utilizzare lo spazio per attività ludiche ed educative; – se la Soprintendenza sia stata coinvolta e interpellata dall’Amministrazione già nel corso della stesura del progetto per corso Marconi e comunque in una fase antecedente all’avvio della realizzazione; – qual sia il futuro di quest’area conteso tra progetti di realizzazione di un parcheggio sotterraneo, pedonalizzazioni temporanee, nuove piste ciclabili e di un nuovo spazio aperto (una “piazza”) per San Salvario.

Silvio Magliano

INTERPELLANZA – Giostre e aree bimbi: è indispensabile salvaguardare sia la sicurezza sanitaria sia il diritto al gioco sia il tessuto imprenditoriale del settore

PREMESSO CHE

– lo scrivente ha recentemente ricevuto le lamentele di alcuni imprenditori del settore del divertimento e del gioco rivolto ai più piccoli: si tratta dei giostrai che collocano le loro attrazioni presso alcuni parchi e aree della città; – sovente si tratta di attrazioni singole o presenti in piccolo numero (come avviene ad esempio presso Piazza D’Armi in cui è presente una giostra classica, un trenino, un Bruco mela e una piccola pista per la corsa delle automobiline);

CONSIDERATO CHE

– nel corso del primo lockdown della primavera 2020 tutte le attrazioni erano state chiuse, così come erano state interdette le aree giochi bimbi presenti presso i parchi e giardini cittadini; – con la decelerazione della “prima ondata” epidemiologica si sono consentite le riaperture, sempre nel rispetto delle generali prescrizioni anti-contagio, sia delle aree giochi sia delle giostre; – con il secondo lockdown del novembre scorso e a seguito dell’inserimento della Regione Piemonte in zona rossa sono state chiuse le giostre ma, secondo quanto riportato allo scrivente, sono state mantenute aperte le aree giochi bimbi; – tale situazione ha generato una evidente asimmetria nella gestione e fruizione delle attrazioni dei divertimenti rivolti ai più piccoli: i bimbi possono recarsi presso le aree giochi in compagnia dei loro genitori – senza contingentamento numerico, in assenza di specifici controlli e in assenza delle procedure di sanificazione – ma gli stessi bimbi non possono usufruire delle giostre, ove sarebbe molto semplice porre limiti numerici all’utilizzo e imporre adeguate procedure di sanificazione;

RILEVATO CHE

– secondo quanto narrato allo scrivente pare che alcuni operatori della Polizia Municipale abbiano recentemente sanzionato e imposto la chiusura al titolare di una giostra, seppure in assenza di assembramento ma per il semplice fatto di avere in funzione la propria attività;
– secondo quanto appreso dallo scrivente, pare che altre Regioni e Comuni del Paese (in Liguria e in Toscana) consentano ai bimbi sia di divertirsi presso le aree giochi sia presso le giostre; – in tal modo si garantisce sia il divertimento dei più piccoli sia la sopravvivenza delle realtà imprenditoriali di settore (giostrai);

PRECISATO CHE

– lo scrivente ritiene che, a maggior ragione in un periodo di fortissime limitazioni e restrizioni alla libertà personale come quello che stiamo faticosamente attraversando, sia doveroso rivolgere un’attenzione particolare alle esigenze dei più piccoli garantendo – nel pieno rispetto dei protocolli e delle disposizioni normative contingenti – il diritto al gioco nel senso più ampio del termine ed in ogni forma; – allo stesso tempo, si ritiene che il diritto al gioco possa trovare esplicazione sia presso le aree giochi bimbi sia presso le giostre (escludendo per evidenti ragioni i luna park, i parchi divertimenti e similari) e che ciò possa e debba avvenire imponendo e garantendo il distanziamento, la frequente sanificazione delle attrezzature e l’utilizzo della mascherina;

INTERPELLA

Il Sindaco e l’Assessore competente per sapere:

  1. se l’Amministrazione provveda alla frequente sanificazione delle attrezzature presenti presso le aree giochi bimbi presenti presso parchi, giardini, aree verdi e in altre zone della città;
  2. se l’Amministrazione e il Corpo di Polizia Municipale stiano svolgendo attività di vigilanza presso le aree giochi bimbi per verificare il rispetto delle disposizioni normative anti-contagio;
  3. se l’Amministrazione intenda consentire l’apertura delle giostre (ma non dei luna park e similari) imponendo misure simili se non identiche a quelle in vigore per altre attività economiche (quali, ad esempio, il rispetto di determinati criteri di contingentamento e frequente sanificazione delle attrezzature).

Silvio Magliano

Assurdo: per la Regione, i piemontesi dovrebbero conoscere uno per uno i componenti dei vaccini

Sulla scheda anamnestica (documento della Direzione Sanità e Welfare) per la vaccinazione anti-COVID si chiede al vaccinando se sia allergico a qualcuno dei componenti del farmaco: come possiamo immaginare che un normale cittadino debba o possa sapere quali siano? Eccoci di fronte a un nuovo e inaccettabile tentativo di scarico di responsabilità sulla pelle dei cittadini e della loro salute. 

“Soffre di allergie ai componenti del vaccino?”

Questa domanda è riportata sul modulo di consenso che il cittadino è tenuto a compilare prima di essere vaccinato contro il Covid-19. Sembrerebbe un vero e stucchevole scarico di responsabilità ai danni dei cittadini e della loro salute, proprio in un momento in cui più persone stanno esprimendo preoccupazione per ipotetiche controindicazioni ed è stato sospeso uno dei lotti AstraZeneca.

Mi chiedo come si possa partire dal presupposto che i piemontesi debbano o possano conoscere i componenti dei vaccini. Conoscerli uno per uno: tanto da poter indicare eventuali allergie. L’inguaribile tendenza istituzionale a non prendersi mai mezza responsabilità si arricchisce di un nuovo e clamoroso capitolo. Invito dunque i piemontesi non perfettamente consapevoli di che cosa contengano i vaccini a vistare la casella “NON SO” sulla scheda anamnestica (che è un documento della Direzione Sanità e Welfare della Regione Piemonte).

Nuova fase della campagna vaccinale al via, ma medici di famiglia senza indicazioni

Da lunedì 15 marzo preadesioni per over70, estremamente vulnerabili e caregiver, ma molti medici di base non hanno ancora ricevuto da parte delle ASL e della Regione informazioni su come procedere.

I nati nel 1951, le persone estremamente vulnerabili* e i caregiver potranno, da lunedì 15 marzo, entrare in lista per ricevere il vaccino anti-COVID. I piemontesi tra i 70 e i 79 anni (nati nel 1951 compresi) potranno esprimere la preadesione alla vaccinazione sul portale www.ilPiemontetivaccina.it. Le persone estremamente vulnerabili e i caregiver potranno esprimere la propria adesione direttamente al loro medico di famiglia.

Tutto questo in teoria: perché in pratica molti medici non hanno ancora ricevuto né indicazioni né informazioni né dettagli da parte della Regione su come muoversi e su come procedere. Le continue segnalazioni che stiamo ricevendo in questi giorni danno la misura del fenomeno. 

Mi chiedo e chiederò in Consiglio Regionale se il sistema funzioni e quali siano le ragioni dei casi di mancata o ritardata comunicazione. I medici del territorio non sanno come muoversi e, come i cittadini loro pazienti, sono spaesati. Anche con la chiarezza e il tempismo delle informazioni si combatte la pandemia.

*Rientrano in questa condizione coloro che sono affetti da una delle 13 patologie indicate dal piano nazionale: malattie respiratorie; malattie cardiocircolatorie; condizioni neurologiche e disabilità fisica, sensoriale, intellettiva, psichica; diabete e altre endocrinopatie severe quali il morbo di Addison; fibrosi cistica; pazienti sottoposti a dialisi; malattie autoimmuni e immunodeficienze primitive; malattie epatiche; malattie cerebrovascolari; patologie onco-ematologiche ed emoglobinopatie; sindrome di Down; trapianto di organo solido e di cellule staminali emopoietiche, grave obesità.

Problemi economici o disoccupazione per oltre il 50% delle donne che valutano di interrompere la gravidanza

Circa il 50% delle gestanti che si rivolgono ai Centri di Aiuto alla Vita dichiara di avere difficoltà economiche e un altro 20% è senza lavoro. Qualsiasi scelta influenzata da una fragilità di tipo economico non è mai una scelta davvero libera: la Regione sostenga economicamente le famiglie e le donne che, nonostante le difficoltà, scelgono la vita. Il centrodestra a Palazzo Lascaris dimostri che la sua non è stata una provocazione politica allocando adeguate risorse finanziarie. Per garantirle, i Moderati presenteranno un emendamento al Bilancio.

Il centrodestra in Regione ha la possibilità di dimostrare che la proposta della Giunta di aprire presso i consultori e gli ospedali sportelli gestiti dalle Associazioni pro vita non è solo una provocazione politica: sono sicuro che la Giunta vorrà allocare, per coerenza, risorse finanziarie a bilancio per le coppie e le donne che intendono, nonostante le difficoltà, portare avanti una scelta a favore della vita. I dati parlano chiaro: oltre il 50% delle donne che si rivolgono ai Centri di Aiuto alla Vita si trova in condizioni di difficoltà economica o senza lavoro.

La libertà di scelta è tale solo se non è condizionata da fattori esterni, a partire, appunto, da una situazione economica drammatica. Invito tutti i colleghi – a partire da chi, eletto nelle forze di centrosinistra, si definisce sensibile al tema della difesa della vita – a far sentire la propria voce su un tema che ha una forte dimensione valoriale e socioeconomica.

Il Progetto Gemma del Movimento per la Vita assiste ogni anno nella nostra regione oltre mille gestanti, delle quali 600 straniere, impiegando fondi per decine di migliaia di euro. Con il Fondo Nasko, la Regione Lombardia supporta le mamme con difficoltà economiche a non abbandonare la strada della maternità. Per garantire alle donne una reale libertà di scelta occorre investire e devono farlo anche le Istituzioni.

Questo è il punto al quale, respingendo tutti i tentativi di sviare il discorso visti nelle ultime ore, dovremmo riportare la discussione. I dati sono devastanti.

La normativa permette di concedere spazi ad Associazioni serie (e in questo occorre vigilare) che si occupano di sostegno e aiuto alla vita. La 194 prevede esplicitamente la presenza di Volontari e non si capisce come mai solo questa parte della legge non debba essere applicata. Conosco i Centri di Aiuto alla Vita e so quante donne hanno accompagnato nella loro scelta e la qualità della loro attività discreta di sostegno anche economico.
Siamo sicuri che la Giunta vorrà trovare le risorse necessarie a sostenere le coppie e le donne che scelgono di portare avanti una gravidanza nonostante condizioni difficili: i Moderati sono pronti a presentare in Consiglio Regionale un emendamento al Bilancio per reperire le risorse finanziarie necessarie.