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Si allarga l’insediamento abusivo presso i giardini Luria, crescono i problemi

A dieci mesi dal mio precedente atto sul tema (giugno 2020), aumentano i mezzi posteggiati, le persone accampate, la sporcizia. Per la Giunta va tutto bene? Lunedì lo chiederò in Consiglio Comunale con una nuova interpellanza.

Tra via Boston e via Gorizia l’abusivismo non arretra: è passato quasi un anno dalla mia precedente interpellanza, non sono passati i problemi. I giardini Salvador Luria continuano a essere utilizzati come toilette a cielo aperto dai soggetti accampati. Le segnalazioni da parte dei cittadini hanno continuato a pervenire, dallo scorso giugno, numerosissime. Non si è visto, in parallelo, un equivalente impegno da parte dell’Amministrazione. Ci risulta la presenza di un nutrito numero di furgoni e autoveicoli, oltre a due camper. Una sorta di campo nomadi diffuso sul territorio. L’area, degradata e sporca, è percorsa da individui che insozzano gli arredi, il verde, i giochi dei bimbi, bivaccano e abbandonano rifiuti. Amiat è intervenuta, su richiesta dei residenti, per ripristinare condizioni di pulizia accettabili, che sono però, poi, impossibili da mantenere. Inoltre, in una zona dove i posti auto scarseggiano, una tale quantità di mezzi ingombranti e fissi ostacola ulteriormente il transito e la possibilità, per i residenti, di posteggiare. Per la Giunta va tutto bene? Come intendiamo difendere i diritti dei residenti? E i diritti dei bambini che dormono all’interno di furgoni senza possibilità di accedere alle più elementari condizioni di igiene e che trascorrono le loro giornate recuperando abiti usati dai cassonetti? I Servizi Sociali hanno preso in carico la situazione? Ci aspettiamo risposte puntuali e convincenti. Il giardino deve essere restituito alla cittadinanza.

Dopo soli 30 giorni senza contatti interpersonali certe demenze peggiorano in 6 casi su 10: l’isolamento fa male

Gli ospiti di RSA e RA sono ormai giunti a 15 mesi di solitudine forzata: eppure, nonostante le vaccinazioni e i regolari tamponi, le nostre strutture continuano di fatto a restare chiuse alle visite dei familiari. Certe tipologie di demenze tendono a peggiorare (nel 60% dei casi) già dopo un mese di isolamento: il preoccupante dato è riportato da “Frontiers of Psychiatry” e dalla rivista della Fondazione Alzheimer Italia. Ho presentato un Ordine del Giorno in Consiglio Regionale per chiedere alla Giunta Regionale di rendere possibili le visite in presenza con un nuovo protocollo.

L’isolamento fa male: lo suggerisce il buon senso, lo confermano gli studi. Ho presentato in Consiglio Regionale un Ordine del Giorno per chiedere la pubblicazione di un nuovo protocollo affinché le strutture residenziali, sociosanitarie e socioassistenziali consentano la ripresa in sicurezza delle visite in presenza da parte dei familiari degli ospiti.

La Società Italiana di Neurologia per le demenze ha pubblicato su “Frontiers of Psychiatry” una ricerca che dimostra come, dopo un solo mese di chiusura delle strutture, alcune forme di demenza siano peggiorate nel 60% dei casi. Lo studio è stato pubblicato anche sulla rivista della Fondazione Alzheimer Italia.
 
Mentre il resto della società sta, prudentemente, riaprendo alle attività e alle relazioni sociali, proprio le strutture residenziali, socioassistenziali e sociosanitarie, oltre agli hospice, sembrano fare eccezione: anche laddove le visite siano formalmente consentite sono poi comunque, nei fatti, scoraggiate da modalità troppo scomode. In molti casi sono vietate del tutto. 

La Circolare del Ministero della Salute con la quale sono indicate le modalità per assicurare contatti affettivi di qualità resta troppo frequentemente non applicata: anche in quel documento si menzionano esplicitamente i danni che un isolamento prolungato può produrre, da tutti i punti di vista, sugli ospiti. Sempre nella Circolare, si raccomanda di sottoporre a test antigenici rapidi i familiari in visita agli assistiti. Assistiti che, da parte loro, sono regolarmente sottoposti a tampone. 

Da oltre un anno gli anziani e le persone con disabilità ospiti delle strutture possono, se fortunati, vedere i loro cari solo in videochiamata, dietro barriere di plastica o divisori di plexiglass.

La prima dose di vaccino contro il Covid-19 è già stata somministrata ai residenti e al personale delle strutture, mentre la somministrazione della seconda dose è attualmente in corso. Diverse voci dell’Associazionismo stanno chiedendo al Parlamento, al Governo, alla Conferenza Stato-Regioni e ai Presidenti delle Regioni di muoversi per permettere la riapertura delle strutture, presso le quali gli ospiti sono tutti vaccinati, ma da quasi 450 giorni non abbracciano i loro cari.

Stangata sugli inquilini morosi delle case ATC

Chi percepisce il reddito di cittadinanza si è visto raddoppiare la quota minima necessaria per accedere al Fondo Sociale (che è lo strumento per supportare gli inquilini in difficoltà nel pagamento del canone): ho presentato un’interpellanza per chiedere, da parte della Regione Piemonte, la modifica delle regole per gli inquilini morosi assegnatari delle Case Popolari e un ulteriore rinvio dei termini per il pagamento. Il problema è emerso quest’anno: fino all’anno scorso gli inquilini percepivano il reddito di inclusione, che non influiva in modo determinante sull’imponibile.

Questa Giunta ha intenzione di istituire un tavolo di confronto finalizzato alla modifica delle regole per l’accesso al Fondo Sociale per gli inquilini morosi assegnatari delle Case Popolari? Intende, inoltre, prorogare ulteriormente la scadenza del versamento della quota, favorendo così le famiglie che, percependo il reddito di cittadinanza, si trovano nella condizione di dover versare una quota minima doppia rispetto agli anni precedenti (quando percepivano il reddito di inclusione)? Lo chiederò in Consiglio Regionale con un’interpellanza appena presentata. Gli inquilini morosi rischiano, al momento, di subire una vera e propria batosta. Con il Fondo Sociale, istituito nel 2013, la Regione Piemonte fornisce aiuto agli inquilini in difficoltà nel pagamento del canone ATC o dei servizi accessori, a condizione che i cittadini morosi incolpevoli siano in possesso del giustificativo di pagamento della quota minima pari al 14% del reddito e che il loro ISEE non superi i 6.398,75 euro. La domanda di contributo da parte degli assegnatari deve essere presentata alle ATC o ai Comuni. La proroga al 30 settembre 2021, deliberata dalla Giunta, dei termini di pagamento della quota minima è stata una prima misura, ma per molti potrebbe non essere sufficiente: parliamo di persone che a stento riuscivano a versare la quota minima (480 euro) e che adesso si trovano a dover versare una cifra doppia. Lo scorso anno in Piemonte sono state 6.358 le richieste di cancellazione dei debiti per una spesa di 7,3 milioni da parte della Regione: a causa degli effetti della pandemia quest’anno è previsto un aumento delle domande.

Oratori: grandi proclami dell’Assessore Caucino, ma i 500mila euro altro non sono che i fondi già previsti dalle precedenti Giunte

La cifra, tagliata anno dopo anno, è peraltro ai minimi storici da quando la Legge è in vigore. Piuttosto, la Giunta non dimentichi l’Ordine del Giorno dei Moderati, con il quale chiediamo un aumento di fondi reale e non solo sbandierato sui media. Presenteremo un emendamento in assestamento di bilancio.

L’Assessore Caucino prende posizione, con una nota, in merito all’urgenza di riaprire in sicurezza oratori e centri estivi: bene, ma restiamo di stucco di fronte all’enfasi con la quale rivendica lo stanziamento a bilancio (2021) di 500mila euro per queste realtà. Questa altro non è che la somma già prevista dalle precedenti Giunte, peraltro in diminuzione negli ultimi anni. Ci aspettiamo, piuttosto, che la Giunta dia seguito all’Ordine del Giorno dei Moderati passato due settimane fa in Consiglio Regionale, che chiedeva di prendere in considerazione un reale aumento dei fondi. Ci fanno piacere le dichiarazioni sull’importanza di questi luoghi di socialità e crescita per i nostri ragazzi, ma non condividiamo il giubilo per una cifra che è, a bilancio, ai suoi minimi storici da quando la Legge Regionale n. 26/2002 è in vigore. A maggior ragione dopo queste dichiarazioni ci aspettiamo dalla Giunta un segnale tangibile di coerenza. Come Moderati presenteremo un emendamento in fase di assestamento di Bilancio per chiedere un aumento e non una semplice conferma della cifra già prevista. Gli oratori sono luoghi sicuri, accessibili e aperti a tutti; un adeguato sostegno pubblico è per queste realtà fondamentale affinché siano in grado di portare avanti non solo la loro attività ordinaria, ma anche i loro molti e utili progetti di inclusione sociale. 

Assurdo, alla richiesta di calmierare i prezzi dei tamponi l’Assessore Icardi replica: Ci rimettiamo all’autoregolazione del mercato

Risposta inaccettabile al mio Question Time appena discusso in Consiglio Regionale. Sta alla politica intraprendere interlocuzioni con i soggetti che effettuano i test per trovare un accordo, se necessario prevedendo risorse regionali per colmare un eventuale gap economico. Diversamente, rischiamo che il prezzo dei tamponi diventi una tassa sugli spostamenti dei piemontesi, penalizzati oltre tutto rispetto alle Regioni che invece hanno preso con successo provvedimenti per il controllo dei prezzi. Entrato in vigore il “Passaporto Verde” per lo spostamento tra regioni in zona rossa o arancione, un numero sempre crescente di cittadini si rivolgerà a strutture private per effettuare i tamponi a pagamento: a maggior ragione, è ora urgente prendere contromisure.

Prova a essere rassicurante nei toni, l’Assessore Icardi, rispondendo al mio Question Time sull’esigenza di calmierare il prezzo dei tamponi. Ma il senso delle sue parole emerge in tutta la sua chiarezza: “L’aumento dell’offerta di test che dovrebbe derivare dai provvedimenti presi contribuirà presumibilmente anche a un calmieramento del prezzo“. La Giunta non ha intenzione di fare alcunché, se non affidarsi alla speranza che il mercato si autoregoli. Una risposta inaccettabile: stiamo parlando di tutelare professionisti che devono raggiungere altre regioni per lavoro, di candidati che devono muoversi sul territorio nazionale per sostenere concorsi, di un turismo interno da sostenere dopo mesi di stop. Ci saremmo aspettati aggiornamenti sulle necessarie interlocuzioni con i vari soggetti del nostro territorio, riceviamo una risposta pilatesca. “Il mercato si autoregola”? Semmai è la politica regionale che deve dare indicazioni e limiti. Non possiamo correre il rischio che si creino cartelli, tanto meno su beni – come i tamponi – che in una fase come questa, a maggior ragione dopo l’introduzione del “Green Pass”, sono a tutti gli effetti di prima necessità. Icardi e Cirio convochino subito i soggetti che fanno tamponi e si fissi un prezzo equo e concordato. Si indichi un tetto massimo di prezzo. Se necessario, la Regione preveda fondi per colmare il gap economico. Non vogliamo che il costo dei test diventi un’ulteriore tassa sul lavoro, sul turismo e sui concorsi, che penalizzerebbe i piemontesi non solo in assoluto, ma anche rispetto ai residenti di altre Regioni che, invece, si sono mosse per tempo: la Regione Lazio ha siglato un accordo con Anisap, Aiop, Unindustria e FederLazio per l’esecuzione di test rapidi antigenici nelle strutture private al prezzo calmierato di 22 euro; la Regione Emilia-Romagna ha previsto che dal 1° febbraio tutti gli iscritti al sistema di assistenza sanitaria regionale possano effettuare il test antigenico rapido nasale (tampone rapido) e il test sierologico nelle farmacie convenzionate al prezzo calmierato di 15 euro. Si sono mosse anche la Puglia, dove il test costa 20 euro, la Campania (22), l’Umbria e la Toscana (22), il Veneto (26). Sul nostro territorio, invece, i prezzi superano talvolta i 45 euro.