Skip to main content

Autore: Redazione sito

Biglietti del bus gratuiti per chi differenzia bottiglie di plastica: succederà anche a Torino

Il Consiglio Comunale ha approvato la mia mozione sul tema: sono onorato di aver contribuito, come Vice Presidente della Commissione Ambiente, a un’iniziativa dall’importante valore simbolico nell’ottica di un cambio culturale e di mentalità sempre più urgente e necessario. Il mio grazie ai Colleghi Consiglieri che hanno sostenuto la mia proposta e al Presidente Mensio per aver contribuito, con i suoi emendamenti, alla definizione della versione finale del testo.

Passa in Sala Rossa, con 17 voti a favore (due voti contrari, un’astensione), la mia mozione che chiede di avviare anche a Torino la sperimentazione del riconoscimento di un credito per l’acquisto di titoli di viaggio per il servizio di trasporto pubblico locale per chi conferisce bottiglie di plastica presso appositi raccoglitori. Questa prassi è già stata adottata dal Comune di Roma. Il conferimento deve avvenire senza aggravio di spesa per la Città. Tramite il conferimento di bottiglie, l’utente potrà accumulare crediti da convertire in titoli di viaggio (si dovrà arrivare a un certo numero di crediti per ottenere un biglietto).

Sono onorato di aver contribuito, in veste di Vice Presidente della Commissione Ambiente, a un’iniziativa che deve rappresentare un passo verso un cambio culturale e di mentalità quanto mai necessario e urgente. Sono fiducioso che l’iniziativa avrà successo e che sarà apprezzata dai torinesi. Il mio grazie più sincero va al Presidente di Commissione Mensio, che ha contribuito con i suoi emendamenti alla versione finale della mozione, e ai Colleghi Consiglieri che hanno votato a favore del mio atto in Sala Rossa.

Con l’introduzione di dispositivi per la raccolta di bottiglie di plastica (le cosiddette “macchinette mangiaplastica”) si potrà favorire la raccolta di PET, sempre con l’obiettivo ultimo di ridurre la produzione di rifiuti alla fonte e di estendere e promuovere la pratica del vuoto a rendere.

Abilitazione specifica per la professione di onicotecnico: misura urgente a tutela dei professionisti e dei loro clienti

Chiediamo che ci si possa abilitare come onicotecnici tramite un percorso distinto rispetto a quello per diventare estetista e, in tempi brevi, l’introduzione di corsi di formazione organizzati dalla Regione Piemonte. Ho chiesto alla Giunta, discutendo poco fa la mia interpellanza in Consiglio Regionale, di portare il tema in Conferenza Stato Regioni, essendo la materia di competenza statale. In tempi di esplosione del fenomeno dell’abusivismo è fondamentale che i clienti possano fare scelte consapevoli e avere la garanzia di un livello adeguato di preparazione e formazione.

Le attività di onicotecnica, come quelle di parrucchieri ed estetisti, si diffondono a velocità mai viste prima. Cresce però, a ritmi ancora più sostenuti, l’abusivismo: a Torino e provincia, per esempio, è attivo un abusivo per ciascuna delle 6mila attività regolari di parrucchieri ed estetisti. I mesi di lockdown hanno accelerato questo fenomeno di crescita.

Ho chiesto alla Giunta, con la mia interpellanza appena discussa a Palazzo Lascaris, di portare in Conferenza Stato Regioni l’esigenza dell’urgente introduzione di percorso specifico per la definizione della figura dell’onicotecnico, attività per la quale è attualmente necessario abilitarsi come estetista. Molte attività si occupano di onicotecnica in maniera esclusiva, senza praticare attività di estetista. Garantire una formazione specifica ai professionisti del settore significa non solo tutelare chi svolge questa professione in maniera regolare, ma salvaguardare la salute stessa dei clienti. L’individuazione delle figure professionali, con relativi profili e titoli abilitanti, è competenza dello Stato. 
L’Assessora Chiorino, che si è detta concorde con tutte le mie riflessioni relative alla necessità di tutelare le attività regolari e la salute dei cittadini/clienti, ha garantito che il tema sarà portato in Commissione Lavoro della Conferenza Stato Regioni. Mi assicurerò che i tempi siano brevi.

QUESTION TIME – 500 siti piemontesi contaminati e non bonificati, che cosa intende fare questa Giunta?

Premesso che:

  • un sito contaminato è un sito all’interno del quale le concentrazioni di contaminanti nelle diverse matrici ambientali (suolo, sottosuolo, acque sotterranee e superficiali) sono tali da determinare un rischio sanitario–ambientale non accettabile in funzione della destinazione d’uso e dello specifico utilizzo;
  • un sito contaminato richiede un intervento di bonifica finalizzato all’eliminazione delle fonti inquinanti, fino al raggiungimento di valori di concentrazione corrispondenti a un rischio accettabile;
  • in attesa del raggiungimento degli obiettivi di bonifica sul sito devono essere poste limitazioni di utilizzo tali da garantire la salute dei fruitori e devono essere attivate misure di messa in sicurezza tali da impedire l’espansione della contaminazione al di fuori dei confini del sito.

Premesso, altresì, che:

  • con D.G.R. n. 22-12378 del 26/04/04 e in conformità con i criteri predisposti dalla ex ANPA, ai sensi dell’art. 17 del D.M. 471 del 25/10/1999 è stata istituita l’Anagrafe Regionale dei Siti Contaminati della Regione Piemonte;
  • l’aggiornamento dell’Anagrafe dei siti inquinati avviene costantemente mediante un processo che coinvolge la Regione Piemonte, le amministrazioni Provinciali e l’ARPA Piemonte.

Considerato che:

  • il numero totale di siti contaminati censiti nell’Anagrafe Regionale cresce ogni anno dal momento che si sommano allo storico tutti i procedimenti di bonifica che sono stati aperti nel corso del tempo;
  • per avere un quadro maggiormente rappresentativo della situazione è opportuno dunque distinguere i siti con procedimento attivo da quelli con procedimento concluso;
  • ad oggi in Piemonte i siti con procedimenti attivi sono circa 500, di cui un centinaio a Torino.

Constatato che:

  • circa il 47% dei siti censiti in Anagrafe insiste sul territorio della Città Metropolitana di Torino, il 14% è in Provincia di Novara, il 13% in Provincia di Alessandria, il 6% nelle Province di Biella e di Vercelli, il 5% nelle Province di Asti, di Cuneo e del Verbano-Cusio-Ossola;
  • oltre il 50% delle cause di inquinamento riscontrate sul territorio regionale è riconducibile alla presenza di sostanze contaminanti attribuibili alla cattiva gestione di impianti e strutture;
  • le altre principali cause di inquinamento sono riconducibili alla presenza di sostanze inquinanti dovuta alla scorretta gestione di rifiuti (oltre il 20%), eventi accidentali (17%) e, in ultimo, sversamenti incidentali su suolo e acque (8%).

Ritenuto che:

  • per legge i siti inquinanti devono essere bonificati a spese dal responsabile dell’inquinamento, il quale però talvolta non è facilmente individuabile;
  • per tutelare la salute dei cittadini in queste situazioni intervengono Comuni e Province.

Rilevato che:

  • a maggio 2021 sul quotidiano “La Stampa” è stato pubblicato l’articolo dal titolo “Piemonte inquinato, 500 siti senza bonifica”, con riferimento a 6,8 milioni di euro stanziati dalla Regione per gli interventi di bonifica;
  • con la DGR del 16/07/2021 n. 3550 la Regione, come accordo di programma con il Ministero della Transizione ecologica, Città Metropolitana di Torino e Comuni di Cirié, Givoletto e Rivalta di Torino, ha assegnato 4,6 milioni di euro di risorse statali per la realizzazione di interventi di bonifica sui siti inquinanti di seguito elencati:
    1) 1 milione e 800mila euro destinati alla “ex Lerifond” di Givoletto;
    2) 1 milione e 840.000 euro alla “ex Oma ed ex Chimica Industriale” di Rivalta di Torino;
    3) 995.450 euro alla “Ex Interchim” di Ciriè;
  • il trasferimento delle risorse finanziarie per l’esecuzione degli interventi sarà operato direttamente dallo Stato alle Amministrazioni comunali.

Appreso che:

il 7 luglio il quotidiano “La Stampa” ha pubblicato, sul proprio sito web, un video con la terza puntata che conclude il focus sui cento siti inquinanti di Torino;

in questa puntata si parla dell’ex fabbrica Ghia (già inserita nell’elenco dei siti contaminati), edificio abbandonato da decenni e abitato, mettendo a repentaglio la propria salute, da persone senza dimora;

l’area in cui si trova l’ex fabbrica era stata inserita, nel 2012, in un progetto da 60 milioni che prevedeva la nuova sede dell’Istituto europeo del Design, appartamenti e nuove piazze ma nessun progetto di riqualificazione è mai partito.


Considerato, inoltre, che:

  • i decenni passano e tanti siti nel nostro territorio rimangono ancora da bonificare;
  • la Regione Lombardia ha promosso il bando per l’avvio dei processi di bonifica e di rigenerazione dei siti potenzialmente contaminati, rivolgendosi a soggetti pubblici e privati: la sua finalità è incentivare economicamente la redazione e l’esecuzione di Piani di Caratterizzazione, nonché di Studi di fattibilità urbanistico-edilizia, necessari e propedeutici alla riqualificazione e al recupero delle aree potenzialmente contaminate;
  • favorire gli interventi di recupero delle aree dismesse, abbandonate o sottoutilizzate, oggi compromesse da inquinamento, è fondamentale per salvaguardare l’ambiente, per tutelare la salute dei cittadini e anche per restituire le aree oggi dismesse alla comunità.

INTERROGA l’Assessore

per sapere, oltre alle risorse statali previste dalla DGR sopra citata, quali altre azioni intenda mettere in campo questa Giunta per bonificare i siti contaminati e tutelare la salute dei cittadini.

INTERPELLANZA – Attività di onicotecnico

Premesso che:

  • l’onicotecnica è – nel campo dell’estetica e della cura del corpo – la specializzazione nella ricostruzione delle unghie per pura finalità estetica. L’attività comprende ogni prestazione artistica eseguita ad esclusivo scopo decorativo o di miglioramento estetico della superficie di unghie di mani e piedi, tramite l’apposizione di prodotti che consentano l’allungamento/estensione delle unghie naturali;
  • la figura professionale dell’onicotecnico è riconosciuta in tutta Europa e generalmente risulta essere ben distinta da quella dell’estetista. In Italia attualmente non è ancora stata istituita nonostante siano stati presentati numerosi progetti di legge sia a livello regionale che nazionale. Oggi infatti rientra ancora nell’attività di estetista.

Ritenuto che:

per avere un impianto normativo ben definito e al passo con i tempi e per contrastare il fenomeno dell’abusivismo (concorrenza sleale per le imprese di estetica, di acconciatura e, in generale del benessere) appare necessaria una riforma della Legge n. 1 (Disciplina dell’attività di estetista) del 4 gennaio 1990.

Considerato che:

  • attualmente la qualifica di onicotecnico presuppone lo svolgimento dell’attività di estetista, la quale è subordinata al possesso della qualificazione professionale di estetista e dell’autorizzazione comunale;
  • per acquisire la qualifica di estetista valida per l’esercizio autonomo della professione è necessario frequentare un percorso solo scolastico che consiste in un corso di qualificazione di 2 anni (900 ore) più un corso di specializzazione di 900 ore, oppure in alternativa: a) corso di qualificazione di 2 anni (900 ore) più 1 anno di inserimento presso un’impresa di estetista, anche con contratto di formazione, più esame finale (per essere ammessi all’esame occorre l’autorizzazione della Regione Piemonte); b) apprendistato più 1 anno di lavoro come dipendente, a tempo pieno, 3° livello (o titolare o socio o coadiuvante), più corso di 300 ore con esame finale (per essere ammessi al corso occorre l’autorizzazione della Regione Piemonte); c) 3 anni di lavoro negli ultimi cinque come dipendente, a tempo pieno, 3° livello (o titolare o socio prestatore d’opera o coadiuvante) più corso di 300 ore con esame finale (per essere ammessi al corso occorre autorizzazione della Regione Piemonte).

Tenuto conto del fatto che:

  • l’attività di onicotecnico non connessa all’attività estetica (ovunque esercitata, in luogo pubblico o privato, anche a titolo gratuito) dev’essere subordinata al conseguimento di un’ideona qualifica professionale;
  • alcune Regioni, come ad esempio il Lazio, si sono già mosse in questa direzione.

INTERPELLA la Giunta regionale per sapere:

  1. se intenda attivarsi nei confronti del Governo e del Parlamento affinché si possa arrivare in tempi brevi ad una riforma della L. 1/1990, introducendo la professione di onicotecnico e avere così un impianto normativo ben definitivo;
  2. se questa Giunta abbia intenzione di disciplinare, per la qualifica professionale sopra citata e nel rispetto delle competenze della Regione, un apposito corso di formazione professionale.

Torèt Toh: per i simboli cittadini serve rispetto e le procedure devono essere le stesse per tutti

Discussa poco fa in Sala Rossa la mia interpellanza sulle tre installazioni dell’artista Nicola Russo: l’estetica dei tre “maxi Torèt” non ha convinto molti torinesi; altri artisti del nostro territorio hanno riferito di aver dovuto superare iter molto più complessi prima di vedere le proprie opere esposte in spazi pubblici torinesi.

Rispetto per i simboli storici della città, procedure rigorose e uniformi senza eccessivi ambiti di discrezionalità: queste le mie richieste alla Giunta, discutendo poco fa in Consiglio Comunale la mia interpellanza sul progetto “Torèt Toh” dell’artista Nicola Russo. Volutamente, sia nella stesura della mia interpellanza sia nella sua discussione in Sala Rossa, non sono entrato nel merito della qualità artistica delle tre opere che, da qualche settimana, sono esposte in piazzale Valdo Fusi, in via Bertola 35 e in via Lagrange 31 a Torino. Ho invece sottolineato come questi tre Torèt “oversize” rappresentino una scelta precisa nella rappresentazione di uno dei simboli della nostra città.

A maggior ragione se la componente simbolica è rilevante, la costruzione dell’iter che porta all’esposizione di un’opera d’arte dovrebbe essere rigorosa e scrupolosa. L’ambito di discrezione della Giunta (che in questo caso ha approvato il progetto senza alcun particolare passaggio tecnico) dovrebbe essere quanto più possibile limitato. Anche alla luce della condivisibile e meritoria finalità di beneficenza dell’operazione, per il progetto Toh non è stato necessario alcun concorso di idee, né alcuna valutazione da parte di una Commissione preposta; altri artisti torinesi hanno dovuto affrontare iter molto più complessi prima di vedere una propria opera esposta in uno spazio cittadino (e di godere quindi del ritorno in termini di visibilità che questo comporta).

Prendiamo atto: sappiamo noi e sanno gli artisti torinesi, da oggi, che esiste anche questa modalità con la quale un artista può presentare alla Città le proprie opere, a patto che il ricavato sia donato in beneficenza e che l’esposizione dei manufatti sia temporanea. Ci aspettiamo, a questo punto, uniformità di trattamento per tutti.