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Autore: Redazione sito

INTERPELLANZA – Incendi che hanno coinvolto il viadotto di corso Sacco e Vanzetti: interventi di ripristino, disagi e responsabilità per i danni tutti a carico dei cittadini torinesi?

RICORDATO CHE

– il viadotto di corso Sacco e Vanzetti è un asse di collegamento strategico dalla periferia di zona Aeronautica e verso la zona nord, che collega corso Francia a corso Regina Margherita;

– un incendio divampato nel tardo pomeriggio del 23 dicembre 2018 andò ad interessare il viadotto di corso Sacco e Vanzetti: furono proprio le fiamme, arrivate anche a sei metri di altezza, ad allarmare i tecnici del Comune di Torino e che rese necessario lo svolgimento delle opportune perizie sulla stabilità del viadotto;

– la causa fu individuata, con elevata probabilità, nel malfunzionamento di una stufa collocata all’interno di una delle molte roulette/camper/caravan situati nel campo nomadi presenti presso il campo autorizzato nel Comune di Collegno o comunque nelle sue immediate adiacenze, in un’area sempre di competenza del Comune di Collegno;

– venne decisa la chiusura al traffico del viadotto in via precauzionale e in attesa di verifiche tecniche alla struttura viaria, con conseguenti ripercussioni negative sul traffico veicolare;

– il 22 ottobre 2019 il viadotto di corso Sacco e Vanzetti fu nuovamente chiuso per un incendio, avvenuto nelle prime ore del mattino, le cui cause furono individuate con buona probabilità in un rogo che ebbe origine da giacigli di fortuna collocati nell’area sottostante al viadotto;

RILEVATO CHE

– nel corso dell’anno 2019 sono stati molteplici gli atti licenziati dall’Amministrazione al fine di eseguire i necessari interventi di somma urgenza per il rispristino e il rinforzo strutturale del viadotto di corso Sacco e Vanzetti;

– uno dei primi atti fu la Deliberazione del Consiglio Comunale del 18 febbraio 2019 (su proposta della Giunta Comunale del 5 febbraio 2019, n. ord. 22 mecc. 2019 00392) in cui si enunciava che “Il viadotto di corso Marche è stato interessato da un incendio di grandi proporzioni nella notte compresa tra il 23 ed il 24 dicembre 2018, a causa del quale un’intera campata dell’impalcato e due pile sono state seriamente danneggiate. Il 24 dicembre 2018 si è pertanto provveduto alla chiusura al transito dell’infrastruttura e si sono effettuate le prime ispezioni visive circa i danni riportati (rese rese molto difficoltose dalla presenza del grande quantitativo di materiale incendiato presente al di sotto della campata danneggiata). Considerato il grado di ammaloramento delle strutture è stata subito chiara la necessità di procedere ad una serie di prove in sito sulle travi e sulle pile ed all’esecuzione di apposite analisi di laboratorio sui provini di cls ed armatura lenta prelevati da tali strutture, senza le quali non sarebbe stato possibile valutare né l’effettiva riduzione di capacità portante dell’infrastruttura, né la tipologia di interventi da realizzare per il suo ripristino. Senza l’analisi dei risultati di tali prove non era inoltre possibile valutare la necessità di mantenere totalmente chiuso al transito il viadotto, oppure poterne riaprire almeno una parte e, conseguentemente, non era possibile neanche stabilire quali eventuali modifiche si dovevano attuare alla segnaletica od alle fasi semaforiche degli incroci limitrofi. Tenuto però conto del periodo di festività natalizie (durante il quale nessuno dei laboratori di prova interpellati è risultato disponibile all’esecuzione delle prove in sito e delle analisi necessarie), tali interventi si sono potuti effettuare solo a partire dal 7 gennaio 2019, data in cui, mediante attivazione della procedura di somma urgenza di cui all’articolo 163 del D.Lgs. 50/2016 e s.m.i., si sono già svolte delle prime prove in sito e si è provveduto, a cura e spese della Città, alla rimozione del materiale presente al di sotto del viadotto per consentire l’accesso dei mezzi in corrispondenza delle strutture incendiate. Entro l’11 gennaio 2019, mediante attivazione delle procedure d’urgenza anche presso i laboratori di prova ufficiali si sono ottenuti i primi risultati circa la resistenza residua di calcestruzzo ed armature lente, accertando una sensibile riduzione delle caratteristiche meccaniche del calcestruzzo per le travi sottostanti la semicarreggiata est del viadotto ed una resistenza pressoché pari a quella di progetto per le travi sottostanti la semicarreggiata ovest; anche per quanto riguarda le pile il danneggiamento è risultato esteso ai soli strati superficiali di cls dello spessore di circa 15 – 20 centimetri. In tali condizioni, potendo riaprire al transito almeno la semicarreggiata ovest del viadotto, ci si è pertanto subito attivati alla realizzazione di una serie di interventi indispensabili per la creazione di un doppio senso di marcia lungo tale semicarreggiata, in modo da bypassare la campata danneggiata” […] aggiungendo che “Si rende ora necessario proporre l’approvazione del riconoscimento della spesa per i predetti lavori di somma urgenza, ai sensi dell’articolo 191 T.U.E.L. prevedendo la relativa copertura finanziaria per Euro 200.000,00 nei limiti dell’accertata necessità per la rimozione dello stato di pregiudizio alla pubblica incolumità. Con successiva determinazione dirigenziale si procederà a formalizzare l’affidamento, mediante procedura negoziata nell’ambito di una situazione di emergenza, delle varie prestazioni descritte nel Verbale del 7 gennaio 2019 ai vari soggetti tecnici coinvolti e già operanti, così come previsto dall’articolo 63, comma 2 lettera c), del D.Lgs. 50/2016 e s.m.i.; con lo stesso atto si procederà inoltre all’impegno delle relative spese, sulla base dei costi effettivamente sostenuti. Allo stato attuale, analizzati i risultati delle prove effettuate (in base alle quali non è comunque possibile stabilire l’effettivo grado di ammaloramento delle armature da precompressione presenti all’interno delle travi, se non con prove distruttive che aggraverebbero le condizioni delle strutture), si sta valutando l’opportunità di realizzare una prova di carico per decidere se risulta più conveniente (dal punto di vista strutturale ed economico) procedere alla demolizione della metà est della campata incendiata ed alla sua successiva ricostruzione, oppure effettuare interventi di ripristino della capacità portante sulle strutture esistenti; una volta stabiliti la soluzione finale ed i relativi costi, si dovrà comunque provvedere al reperimento della necessaria copertura economica. In tali condizioni occorre pertanto dapprima prendere atto, da parte dell’Amministrazione, dei suddetti primi interventi di somma urgenza sino ad oggi realizzati per consentire la riapertura al transito della direttrice di corso Sacco e Vanzetti – corso Marche nel più breve tempo possibile e ridurre così i disagi del traffico veicolare; è però parimenti necessario prendere atto della necessità di effettuare ulteriori (e sicuramente più onerosi) lavori di ricostruzione e/o rinforzo strutturale del viadotto al fine di garantire il completo ripristino della sua capacità portante e la completa riapertura al transito. A tal proposito il Servizio Ponti, Vie d’Acqua ed Infrastrutture sta già avviando la progettazione di tali lavori, al fine di redigere nel più breve tempo possibile apposito progetto esecutivo da sottoporre alla relativa approvazione  dell’Amministrazione.”;

– con la Deliberazione della Giunta Comunale del 9 luglio 2019 (mecc. 2019 02703) veniva approvato lo studio di fattibilità tecnica ed economica relativo ai lavori di “Rinforzo strutturale del viadotto di C.so Sacco e Vanzetti”, per un importo complessivo di € 800.000;

CONSIDERATO CHE

– unitamente al ripristino delle condizioni di stabilità e sicurezza del viadotto, affidato ai tecnici, ai funzionari e ai dirigenti della Divisione Infrastrutture e Mobilità della Città di Torino, appare necessario individuare con criteri di certezza le cause dei roghi che a dicembre 2018 e a ottobre 2019 hanno coinvolto il viadotto in oggetto e che hanno causato notevoli disagi al traffico veicolare nonché l’impiego di risorse umane, strumentali, finanziarie e tecniche, per il ripristino dell’infrastruttura, tutte a carico dell’Amministrazione torinese;

INTERPELLA

Il Sindaco e l’Assessore competente per sapere:

  1. quale sia lo stato dei lavori presso il viadotto di corso Sacco e Vanzetti;
  2. quando avranno termine i lavori e quando l’infrastruttura verrà restituita alla piena e libera fruizione veicolare;
  3. a quanto ammontino gli oneri finanziari sostenuti dall’Amministrazione per tutti gli interventi sul viadotto in oggetto;
  4. con riferimento al quesito al punto precedente, quali siano le tipologie di interventi che contribuiscono a concorrere alla spesa (interventi di messa in sicurezza, ripristino, rinforzo strutturale, riasfaltatura e/o altro);
  5. se sia prevista la riasfaltatura completa del viadotto o solo del tratto interessato dai roghi;
  6. se, quando e con quali strumenti l’Amministrazione, con il supporto della Civica Avvocatura, abbia avviato gli opportuni accertamenti per la verifica delle cause generatrici dei roghi e, conseguentemente, per la corretta imputazione di tutti gli oneri sostenuti e per il risarcimento dei danni;
  7. se, con riferimento al punto precedente, siano stati svolte opportune interlocuzioni con il Comune di Collegno e/o con soggetti privati e quali gli esiti a cui si è giunti.

Silvio Magliano

Zona Rossa, stop agli educatori cinofili: si segnalano già i primi effetti negativi

Tra gli effetti negativi di un anno di attività a singhiozzo, si è registrata un’impennata di casi di aggressività da paura, problemi di separazione e di gestione dei cani oltre ad altre criticità e ad un rallentamento nella preparazione dei cani d’assistenza e per gli Interventi Assistiti con Animali. Si permetta una ripresa in sicurezza alla stregua di altre attività definite essenziali.

La loro attività è attualmente chiusa, come molte altre, in queste settimane di Zona Rossa. In realtà, è dalla scorsa primavera che gli educatori cinofili lavorano a singhiozzo e dovendo rispettare molte restrizioni. Gli effetti di una tale mancanza di continuità stanno cominciando a farsi sentire negli stessi cani: dal primo lockdown, infatti, si è riscontrata un’impennata di casi di aggressività da paura, problemi di separazione, paure generalizzate, di gestione e altre criticità. Ritardare un intervento, anche solo di qualche settimane, può portare allo sviluppo di problemi comportamentali poi difficili da correggere. L’effetto più macroscopico è, forse, la necessità di sospendere, in moltissimi casi, la preparazione dei cani da assistenza e per gli Interventi Assistiti con Animali, cioè quelle attività con un’utilità in campo medico e psicologico basate, come la pet-therapy, sul rapporto uomo-animale. Il mio appello è per una riapertura alla stessa stregua di altre attività definite essenziali. L’attività degli educatori cinofili è a basso rischio (come da analisi e definizione del Politecnico di Torino), individuale, svolta all’aperto e praticabile nel completo rispetto delle norme di sicurezza prescritte per l’emergenza in corso.

Vaccinare i donatori di sangue contro il Covid

Lo chiederò in Regione: la necessità di sangue non va in quarantena ed è giusto garantire a chi dona la possibilità di muoversi in sicurezza. Nel 2020, a causa della pandemia, la raccolta ha fatto registrare un calo del 5%.

Un calo del 5% nella raccolta di sangue, pari a 139mila unità, nel corso del 2020: un dato preoccupante che emerge dalle cifre rese note dal Centro Nazionale Sangue (febbraio 2021). La principale causa del calo, nemmeno a dirlo, è stata la pandemia da Covid-19: una situazione che ancora perdura in questo inizio di 2021.

Chiederemo in Consiglio Regionale, come Moderati, che i donatori di sangue siano inseriti tra le categorie prossimamente vaccinate contro il Covid-19 o che possano essere contattati nei casi di disdetta last minute da parte di soggetti prenotati e convocati. Garantendo a chi dona l’immunizzazione, porremo una delle condizioni necessarie a recuperare almeno in parte il gap rispetto ai quantitativi di sangue donati negli anni precedenti la pandemia, sia limitando la diffusione del virus tra i donatori sia limitando nei donatori stessi le ragioni di preoccupazione per la propria salute.

Salviamo il Villaggio Olimpico di Bardonecchia

Senza sostegno da parte della Regione Piemonte (proprietaria della struttura), questa realtà da 100mila presenze l’anno potrebbe non sopravvivere al secondo anno di pandemia: gli effetti negativi si abbatterebbero a cascata sul turismo della zona e in termini di occupazione. Presenterò un’interrogazione in Consiglio Regionale: urge un sostegno economico.

La seconda Pasqua consecutiva persa dà la misura di una situazione tragica: il Villaggio Olimpico di Bardonecchia, esempio di come le strutture olimpiche possano essere punti di forza del nostro territorio e della nostra offerta turistica, ora rischia di non farcela.

Se gli introiti sono crollati in dodici mesi di pandemia, le spese fisse sono rimaste le stesse. Il canone di locazione pesa per una cifra pari a 1 milione di euro ogni anno. L’unica soluzione è riconoscere una sostanziosa riduzione del canone annuale: cosa già richiesta e non concessa lo scorso anno. La proprietà della struttura è regionale.

La Società D.O.C. scs, che gestisce il Villaggio dal 2011, è riuscita nonostante tutto, a prezzo di grandi sacrifici, a pagare alla concessionaria Parcolimpico Srl il dovuto per il 2020. Negli anni precedenti, una gestione saggia e strategica aveva rilanciato la struttura, ripianando i precedenti debiti e addirittura contribuendo a superare i tradizionali limiti stagionali invernali del locale turismo. Le presenze superano, in anni di normale attività, le 100mila. Senza un accordo, la Cooperativa rischia di perdere la concessione.

Il Villaggio Olimpico rappresenta un punto di forza per l’offerta turistica del comprensorio di Bardonecchia. Perderlo sarebbe imperdonabile anche in considerazione della conseguente perdita di posti di lavoro. Chiederò, con un’interrogazione a Palazzo Lascaris, sostegno dal punto di vista economico, magari con una riduzione del canone d’affitto, come peraltro consentito dalla normativa.

Decreto Sostegni: le misure a favore della famiglia siano calibrate in proporzione al numero di figli

Come Moderati facciamo nostra la proposta del Forum delle Associazioni Familiari: congedi parentali, voucher baby-sitter e tutte le altre misure, promosse a tutti i livelli istituzionali, a sostegno della famiglia siano ponderate sulla base del numero di figli.

Decreto Sostegni, tutte le iniziative di sostegno economico a favore della famiglia siano calibrate in proporzione del numero di figli di ogni nucleo. Sul tema si è già espresso il Forum delle Associazioni Familiari e ci troviamo, come Moderati, perfettamente concordi.

Il Decreto Legge Sostegni garantirà, tra le altre voci, congedi parentali e voucher baby-sitter; chiediamo come Moderati che tutte le misure, anche a livello istituzionale più basso, siano quantificate per ciascun nucleo sulla base del numero di figli. Tutto ciò è necessario non soltanto per una questione di equità, ma anche alla luce del fatto che – in una nazione, in una regione e in una città nelle quali la popolazione invecchia – l’arrivo di un nuovo nato è tra i principali fattori di povertà. 

È arrivato il momento di sostenere davvero le famiglie che desiderano mettere al mondo dei figli e che compiono così una scelta che punta sul futuro ed è a tutti gli effetti controcorrente. Proprio le famiglie e specialmente quelle numerose sono le più penalizzate in questa fase di crisi, dovendo districarsi tra didattica a distanza, permessi lavorativi in molti casi già esauriti e necessità di far quadrare organizzazione quotidiana, orari e conti.