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Venerdì mattina per la Regione Piemonte si è aperta una ferita

La sfiducia dei cittadini nei confronti della politica aumenterà ulteriormente. La Regione Piemonte deve trovare la forza per ripartire, nella consapevolezza che “ciò che ci unisce è più forte di ciò che ci divide”.

Politica e Mafia o si fanno la guerra o si mettono d’accordo: lo diceva Paolo Borsellino, escludendo ogni terza possibilità. Da garantista convinto, mi auguro che Roberto Rosso possa al più presto fare chiarezza sulla propria posizione. Da eletto in questo Consiglio Regionale, non mi sfugge quanto i fatti degli ultimi giorni mettano in difficoltà questa legislatura e quanto rischino di aumentare la distanza e la sfiducia dei cittadini nei confronti della politica. Si è aperta una nuova ferita.
Avremmo dovuto iniziare a convocare la Commissione Legalità fin da subito, invece abbiamo dovuto occuparci di altri temi, di rilevanza non esattamente urgente per i piemontesi, come per esempio il Referendum. Quest’Aula ha recentemente deliberato di esporre una foto di Falcone e Borsellino in Sala Morando: a questo gesto simbolico devono seguire i fatti. Sappiamo bene quali siano i punti di interesse del crimine organizzato: alziamo l’asticella dell’attenzione e della fermezza su temi quali gioco d’azzardo, ambiente, rifiuti, urbanistica, non profit e commercio.
Abbiamo due possibilità: limitarci a puntare il dito con fare indignato o provare a cambiare le cose. Se vogliamo dare dignità alla Politica dobbiamo farlo tutti insieme. Impariamo a essere credibili e non lasciamo da solo chi denuncia e si oppone, talvolta a costo della vita, alla criminalità organizzata. Torniamo a fare nostra la frase dei padri fondatori dell’Europa: “Ciò che ci unisce è più forte di ciò che ci divide”. La lotta alla criminalità deve unirci.