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Tag: non autosufficienza

Ora le cose devono cambiare: priorità ai malati non autosufficienti

Ho presentato un Ordine del Giorno in Consiglio Regionale per chiedere adeguate cure e certezze per il futuro.

Ho presentato un Ordine del Giorno a Palazzo Lascaris che, se approvato dal Consiglio, impegnerà la Giunta Cirio a garantire il diritto prioritario alle prestazioni sanitarie domiciliari (con promozione dell’ospedalizzazione a domicilio, riorganizzazione del lavoro in equipe dell’ADI, assistenza domiciliare integrata e approvazione del Regolamento della Legge Regionale n. 10/2010). La Giunta dovrà inoltre attivare le convenzioni per l’eliminazione delle liste d’attesa per un posto convenzionato in RSA, ricorrendo anche a iniziative verso il Governo, affinché siano aumentate le risorse delle prestazioni sociosanitarie rientranti nei LEA. Nel Bilancio di Previsione 2022-2024 dovranno essere previste risorse sufficienti per estendere l’erogazione degli assegni di cura a carico delle ASL, finanziare le cure domiciliari per le persone non autosufficienti e i servizi territoriali per la psichiatria in tutto il Piemonte.

Numeri

Alcuni dati per tracciare il quadro della situazione: oltre 8mila sono stati i morti nelle RSA in due anni di pandemia; sempre meno sono gli utenti inseriti in convenzione dalla Regione nelle strutture; circa 5.000 sono attualmente i posti vuoti nelle RSA; oltre 4.500 sono in PIemonte gli anziani malati cronici con demenza o Alzheimer in lista d’attesa per avere la convenzione dell’ASL. Sono circa 30mila le famiglie piemontesi che pagano di tasca propria il cento percento della retta: dai numeri regionali risultano infatti 40mila posti letto autorizzati, dei quali 30 mila accreditati, e convenzionati soltanto 12 mila. Ma garantire un sostegno concreto alle moltissime famiglie che non sono in grado di assicurare ai propri congiunti non autosufficienti adeguata assistenza è compito della Regione.

Questo atto dei Moderati parte dal presupposto che la Sanità a domicilio debba garantire un progetto individualizzato di prestazioni indifferibili – relazioni sociali comprese – per il malato non autosufficiente, al quale vanno sempre riconosciute – come principio e nella prassi – prestazioni equivalenti a quelle assicurate alle persone ricoverate in ospedale o in RSA accreditate. A dieci anni dall’approvazione della Legge 10/2010, la Regione Piemonte non ne ha ancora approvato il regolamento attuativo. Le persone in condizioni di malattia e non autosufficienza sono in progressivo aumento. A garantire a queste persone l’assistenza quotidiana spesso sono le famiglie, le quali si sostituiscono a loro spese e con impegno personale, fisico e psicologico, al servizio pubblico. In mancanza di un intervento immediato in termini di risorse umane, economiche e opportuni provvedimenti, il nostro sistema di welfare nei prossimi anni rischia di cedere.

Non autosufficienza, famiglie e ospedali pagano il prezzo più caro dello smantellamento di un sistema che funzionava

Crolla in due anni da quasi 10mila a poco più di 3mila il numero dei torinesi che ricevono cure a domicilio erogate dall’Asl. Risultato: famiglie allo stremo e ulteriore pressione sulle strutture ospedaliere. Perché questa Giunta Regionale, invece di estendere ad altre zone del Piemonte un modello virtuoso, lo sta abbattendo?

Torino, il mondo dell’Assistenza Domiciliare lancia il proprio S.O.S.: mancano personale e risorse, negli ultimi dodici mesi altri 3.300 torinesi non autosufficienti hanno dovuto fare a meno delle cure a domicilio erogate dall’ASL. La denuncia arriva dalla Fondazione Promozione Sociale. Tra 2018 e 2019 si era registrato un trend analogo, da 9.300 a 6.500.

Le prime vittime di questa tendenza sono, naturalmente, i torinesi il cui diritto alla cura viene negato. Insieme a loro, pagano un prezzo altissimo le famiglie, ormai giunte allo stremo, e gli ospedali, sui quali la pressione cresce ulteriormente, con un ulteriore abbassamento dei tempi di saturazione dei posti disponibili.

Oggi, nella maggior parte dei casi (sono stati autorizzati solo 14 assegni su 561 tra luglio e l’inizio di ottobre 2020), le richieste di assegni di cura domiciliari vengono respinte. Questa Giunta, scegliendo di garantire solo le prestazioni già erogate senza nuove attivazioni, invece di estenderlo ad altre aree del Piemonte sta facendo spegnere un modello che funziona. Anzi, che funzionava. Qual è la strategia? Qual è l’alternativa proposta? Quali sono le ragioni di questa scelta dalle conseguenze gravissime?