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Tag: Nidi

Fascia 0-3, la riapertura “volontaria” non basta

Questa modalità, indicata dalla Ministra Bonetti per i Centri Estivi, è un modo per scaricare tutta la responsabilità sulle strutture: e il danno più grave ricadrà sulle spalle di bimbi e famiglie.

Un milione e 400mila bimbi da 0 a 3 anni, dei quali centinaia di migliaia frequentanti Nidi, Micronidi, Nidi in Famiglia e Baby Parking prima dell’emergenza da COVID-19: sono loro i grandi dimenticati di questa Fase 2. La riapertura – nei casi in cui ci sarà – sarà comunque in ritardo e sulla base di parametri insostenibili, come insostenibile è, per qualsiasi Centro Estivo, il rapporto uno a cinque tra educatori e piccoli ospiti (da garantire oltre alla rimodulazione degli spazi interni e all’acquisto dei dpi necessari). Chi potrà garantire il rispetto di questo rapporto? Nessuno o quasi nessuno. Il meccanismo è il seguente: si pongono parametri impossibili da garantire e si vincola la riapertura al rispetto di quegli stessi parametri per evitare di dire esplicitamente: «Non si apre». Ecco allora che si scarica l’intera responsabilità sulle strutture. In questo modo, inoltre, anche i Nidi comunali potranno “scegliere” di non aprire, anziché investire su strutture e personale – come stanno facendo tante realtà gestite da privati, che non hanno scelta: adeguarsi anticipando i costi o rischiare di sparire – per affrontare le nuove condizioni oggettive.

«Il nostro primo obiettivo è ripartire, soprattutto perché siamo consapevoli della nostra responsabilità professionale a sostegno di bimbi e famiglie»,

afferma Erica Palin, che gestisce il Baby Parking “L’Oca Carlotta” ed è portavoce di un network di 300 servizi educativi privati 0-3. Proprio bimbi e famiglie, che rispettivamente hanno diritto al ritorno al gioco e alla socialità e che da settimane hanno ripreso a lavorare, stanno subendo il danno maggiore. 

Anche il Comitato Tecnico Scientifico dà parere favorevole: si riaprano i Nidi

Via libera all’estensione delle linee guida per le attività estive ai bambini di fascia 0-3: restituiamo ai più piccoli il diritto alla socialità e al gioco con altri coetanei, aiutiamo le famiglie e le Scuole stesse.

Si riparta subito: dopo il parere positivo del Comitato Tecnico Scientifico all’estensione delle linee guida per le attività estive destinate alla fascia 0-3 anni non c’è più ragione per temporeggiare. Riapriamo i Nidi anche in Piemonte per permettere ai bimbi di tornare a vivere una dimensione di socialità e per dare un aiuto concreto anche alle famiglie e alle stesse Scuole. Riapriamo gli interi Nidi: non i soli cortili. I Nidi e le Materne hanno un valore pedagogico del quale già da troppo tempo i più piccoli stanno facendo a meno: quattro mesi sono un periodo lunghissimo in una fascia d’età così bassa. Un’immediata riapertura sarebbe inoltre il modo migliore per dare concretamente una mano ai gestori, al personale e alle educatrici delle Scuole. Ripartire dalla Scuola (fascia 0-3 compresa) dovrebbe essere la scelta più naturale per un Paese che ha nel capitale umano la propria vera materia prima.

Il paradosso dei Nidi: la cassa in deroga scade il 3 giugno, ma dopo non possono riprendere l’attività

Situazione drammatica per questi servizi educativi, per i quali anche l’ipotesi di riconvertirsi in centri estivi 5-13 anni è spesso poco percorribile. Non permettiamo che la scelta sia tra licenziare e chiudere: la politica faccia il suo. La Regione batta i pugni con il Governo perché si trovi una soluzione.

Chiusi alla luce delle ordinanze e, paradosso, con la cassa integrazione in deroga che scade il prossimo 3 giugno: una data dopo la quale per i Nidi si apre un grande e angosciante punto interrogativo sul futuro. Il termine del 3 giugno è perentorio: la cassa, cioè, non potrà essere prorogata per i mesi estivi (periodo nel quale questi servizi educativi non possono, normativa alla mano, portare avanti la loro attività). La stessa possibilità di approntare i centri estivi (5-13 anni) non rappresenta, per molte di queste strutture, una reale occasione di riconversione: fattori organizzativi (distanziamento interpersonale e tipologia di giochi presenti) e soprattutto costi di riapertura (acquisto DPI, rapporto numerico) sono tali da renderle non competitive rispetto ai centri estivi organizzati per esempio da Parrocchie, Associazioni e Società Sportive. Mi associo agli appelli degli operatori del settore: la politica intervenga, affinché la scelta non sia tra il licenziamento del personale e la chiusura. La Regione può e deve far sentire la propria voce con il Governo.

Servizi Educativi, chiedo l’azzeramento dei tributi comunali per tutto il 2020

Scuole Paritarie, Nidi e Micronidi, Sezioni Primavera, Baby Parking e Scuole d’Infanzia hanno bisogno d’aiuto: ho presentato un’interpellanza in Sala Rossa per chiedere misure in grado di salvarli davvero.

Tutte le attività sospese da oltre tre mesi, nessuna prospettiva certa su tempi e modalità di riapertura; eppure, per i servizi educativi del territorio, i doveri tributari non sono certo venuti meno, così come gli eventuali canoni di locazione o concessione: tutte somme ormai proibitive da pagare, anche a fronte dei mancati introiti provenienti delle rette mensili. Gli interventi della Giunta sono stati finora a dir poco inadeguati: un semplice rinvio delle rate TARI in scadenza il 16 marzo e il 15 maggio; gli aiuti del Governo sono scarsi o nulli. Per le realtà educative e didattiche della fascia 0-6 servono ora misure di reale impatto: ho dunque presentato un’interpellanza per chiedere l’azzeramento dei tributi comunali per l’anno 2020 a favore di Nidi d’Infanzia e Sezioni Primavera accreditati-convenzionati, Nidi e Micronidi privati, Baby Parking e Scuole d’Infanzia Paritarie. Chiederò alla Giunta, inoltre, quali altre proposte intenda portare avanti per garantire la sopravvivenza di questi insostituibili Servizi Educativi, ai quali non possiamo chiedere di riaprire in condizioni economicamente non sostenibili.

Nidi e Materne, ora la Regione acceleri e trovi le risorse

Il Comune di Torino ha fatto il suo, adesso tocca alla Giunta Cirio: gestori e famiglie non possono aspettare oltre. Mi batterò perché i fondi, al momento appena sufficienti per un mese su quattro, aumentino: la parte mancante non può arrivare soltanto dalle famiglie.

Nidi e Materne stanno raschiando il fondo della cassa: cruda ma reale descrizione della realtà del settore 0-6. Se il Comune di Torino, comunicando per tempo lo scorso 15 aprile i dati relativi al numero dei bambini frequentanti, ha fatto per tempo la sua parte, adesso tocca alla Giunta Cirio accelerare e trovare le risorse. I mesi di saldo sono oltre quattro e l’attuale misura regionale da 15 milioni porterà risorse equivalenti ad appena 240 euro a bambino per le Materne e ad appena 400 euro a bambino per i Nidi. In altre parole: poco più della retta di un mese per le Materne e poco meno della retta di un mese per i Nidi. Parliamo di realtà con ridotta liquidità disponibile, difficilmente bancabili e ancora in attesa della Cassa Integrazione in deroga. Il Comune ha fatto il suo dovere in tempi celeri, come emerso dalla discussione in Consiglio nel pomeriggio di oggi:  ora tocca alla Regione fare in fretta. Se davvero questa Giunta ha a cuore la fascia 0-6, come più volte rivendicato, agisca di conseguenza. Mi batterò perché i fondi aumentino. Gestori e famiglie non possono attendere oltre.