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Tag: Economia

“Riaprire le miniere” per l’estrazione di materie prime critiche, opportunità per il Piemonte (e occasione per “smarcarsi” dalla Cina): a patto che si affidi il compito a imprese italiane

Urge concludere al più presto la fase di ricerca per poi valutare seriamente la possibilità di riaprire siti, cave e impianti: grafite, manganese, cobalto e altri minerali estratti sul territorio piemontese potrebbero calmierare l’attuale forte rischio di fornitura da Paesi esteri e abbattere i costi. Durante la discussione, poco fa, della mia interpellanza sul tema, ho auspicato tempi ragionevolmente brevi e appalti concessi alle nostre aziende: cedere a imprese estere la materia prima per riacquistare il prodotto finito sarebbe un’operazione poco sensata e poco sostenibile.

Le potenzialità ci sono: ora si accelerino i tempi. Grafite, manganese, cobalto (fondamentale per la produzione di batterie e presente in alte concentrazioni nelle Valli di Lanzo) e altri elementi sono presenti nel nostro sottosuolo e potrebbero rappresentare la fortuna del Piemonte già nel medio termine. Le materie prime critiche, di importanza strategica, sono infatti caratterizzate da un rischio di fornitura proporzionalmente alto: per molte di essere l’Unione Europea dipende quasi esclusivamente dalle importazioni, in particolare dalla Cina. Le miniere dismesse sono 375 in Piemonte: diverse sono state abbandonate perché fino a tempi recenti si considerava più conveniente importare il minerale dall’estero che estrarlo, ma ora alcuni di questi siti potrebbero essere portati nuovamente in attività. La Giunta ha riferito, rispondendo poco fa alla mia interpellanza sul tema, che sono attualmente attivi due permessi per la ricerca di cobalto nella zona di Usseglio e di Balme; quattro permessi sono attivi in Valsesia e in Val Strona per il nichel. Potrebbero essere prossimamente rilasciati permessi per la possibile riattivazione delle miniere di grafite in Val Chisone. Un permesso è stato rilasciato per la ricerca di litio e boro nei pressi di Ormea. Si proceda al più presto ai carotaggi. Ci auguriamo che, nel caso di esiti positivi delle ricerche, i tempi burocratici siano i più rapidi possibili e che, nello scenario auspicabile di una ripresa dell’attività estrattiva, questa non sia affidata a imprese estere, dal momento che poco sensato e molto costoso sarebbe cedere la materia prima per acquistare i prodotti finiti.

Stop alle nuove auto benzina e diesel dal 2035

Decisione che forza la transizione ecologica rischiando gravissimi danni sociali, auspichiamo modifiche sostanziali.

Sulla proposta di vietare, dal 2035, la produzione e la vendita di auto con motori termici – proposta appena approvata dal Parlamento Europeo – auspichiamo che sostanziali modifiche siano apportate al testo base (cosa ancora possibile: il testo dovrà infatti essere sottoposto al processo di trattative formali e informali tra il Consiglio UE, la Commissione e lo stesso Parlamento). Lo stop alle nuove auto benzina e diesel appare, in questi termini perentori, una decisione con una forte connotazione ideologica, che esclude elementi sostanziali quali, tra gli altri, la possibilità di introdurre carburanti non inquinanti per i motori endotermici. Dobbiamo evitare forzature nella transizione ecologica che rischierebbero di avere conseguenze sociali drammatiche: il tema va affrontato con delicatezza e attenzione, rappresentando una questione troppo cruciale per il nostro futuro per diventare terreno di mero scontro ideologico. Ci sono posti di lavoro da conservare: migliaia nella nostra regione, indotto compreso (il riferimento è per esempio alle molte aziende che producono componentistica). Quello della formazione e della riconversione di questi lavoratori è un tema che deve collocarsi all’apice dell’agenda politica, in generale e in particolare per un territorio, come quello piemontese, a forte e storica vocazione automotive.

Attività di noleggio con conducente messe in ginocchio dalla crisi: la Giunta Regionale come risponde?

Manifestazione – questa mattina a Torino e nelle principali città italiane – da parte di un settore strategico per il nostro turismo e per altri comparti della nostra economia: sostegno economico e ascolto da parte delle Istituzioni sono le comprensibili richieste. A più riprese mi sono fatto portavoce in Consiglio Regionale, in questi due anni, delle esigenze di un comparto i cui mezzi sono stati fermi a lungo sui piazzali e il cui fatturato è sceso fino all’80% in due anni di pandemia. Le 1.300 aziende (per 5mila addetti) ora chiedono di essere ricevute e ascoltate dalle Istituzioni.

Sappiamo che questa Giunta Regionale, quando intende sostenere un comparto, trova le necessarie risorse: lo ha dimostrato in questi due anni di pandemia. Anche le attività di Noleggio con Conducente devono ora rientrare tra le priorità (come anche i bus turistici) dopo essere state duramente colpite dalla crisi ed essendo strategiche per la ripartenza del comparto turistico e dell’economia regionale tutta.

La politica ascolti le richieste dei lavoratori del settore, che hanno manifestato questa mattina a Torino e nelle principali città italiane. Sostengo convintamente le loro istanze, delle quali a più riprese mi sono fatto portavoce in Consiglio Regionale del Piemonte.

Prima di tutto gli operatori NCC (Noleggio con Conducente) e dei bus turistici chiedono attenzione da parte della politica, dalla quale spesso hanno avuto difficoltà anche solo a farsi ascoltare. Come Moderati in Consiglio Regionale avevamo chiesto alla Giunta di sostenere economicamente il comparto, promuovendo per esempio l’ipotesi del voucher.

Dopo due anni di gite scolastiche, congressi, viaggi culturali e altre tipologie di spostamenti – turistici e d’affari – cancellati, ci aspettiamo che la Giunta Regionale risponda alle richieste di incontro da parte dei rappresentanti del settore.

Preoccupazione per la situazione di TIM

Tremila posti di lavoro da difendere in Piemonte: la Regione faccia sentire la propria voce.

Esprimiamo come Moderati in Consiglio Regionale massima preoccupazione per la situazione di TIM. Un eventuale scorporo della Società, possibile conseguenza dell’acquisto da parte del fondo americano, porterebbe con sé il rischio di perdite di decine di migliaia di posti di lavoro a livello nazionale (su oltre 40mila dipendenti totali) e di un proporzionale numero anche a livello piemontese, dove i dipendenti TIM sono 3mila (2mila solo a Torino e provincia). Mi auguro che la Giunta Regionale faccia sentire la propria voce a difesa dello stipendio di migliaia di famiglie e di quello che è a tutti gli effetti un patrimonio aziendale strategico per il nostro territorio. Una società come TIM, privata dell’asset fondamentale costituito dalla rete, risulterebbe ancora più fragile e vulnerabile, con un immediato rischio di esuberi. Non possiamo permettere esiti negativi a cascata per un’azienda che ha nella nostra regione le proprie radici storiche (SIP nasce a Torino), che a Torino ha i propri laboratori di ricerca (via Reiss Romoli) e che nella nostra regione mantiene tuttora una forte presenza. Un campanello d’allarme sta suonando forte e la politica non deve ignorarlo. Piena vicinanza ai dipendenti del Gruppo TIM che hanno manifestato questo pomeriggio.

Embraco, stringere i tempi per la convocazione del tavolo di crisi

La solidarietà, che pure esprimiamo ancora una volta nella maniera più assoluta e profonda nei confronti dei dipendenti, non basta più.

Centinaia di lavoratori e dunque centinaia di famiglie attendono di vedere i fatti. Recentemente è passato in Consiglio Regionale, anche con il mio voto, l’Ordine del Giorno da me sottoscritto che impegna il Presidente e la Giunta Regionale a richiedere sul tema un tavolo interministeriale coordinato direttamente dalla Presidenza del Consiglio nella persona del Presidente del Consiglio Mario Draghi. Oggi ci uniamo alla richiesta di chi, Sindacati in testa, chiede urgentemente la convocazione del tavolo di crisi. Terremo alta l’attenzione sull’evolversi della situazione.