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Tag: Comune di Torino

Il mistero della certificazione (mancante) dei dehors

Non risultano, in Italia, fornitori in grado di rilasciare le certificazioni CE per gli ombrelloni, richieste come necessarie dal Comune di Torino: decine e decine di pratiche sarebbero dunque attualmente bloccate presso gli uffici. Danni economici gravissimi per i gestori dei locali e per i professionisti – geometri e architetti – ai quali si sono rivolti: porterò il tema in Sala Rossa con un’interpellanza.

Il nuovo Regolamento per dehors e padiglioni è stato approvato e la delibera straordinaria e temporanea per l’occupazione del suolo pubblico è in vigore: ma decine e decine di pratiche per la collocazione di ombrelloni si sono “arenate” presso gli uffici della Città. Lo fanno sapere geometri e architetti, che riferiscono che tutte le pratiche relative a ombrelloni per dehors da loro protocollate a partire dallo scorso gennaio sono state bloccate in quanto prive di certificazione CE, richiesta come condizione imprescindibile. Non risulterebbero, su tutto il territorio nazionale, fornitori in grado di rilasciare certificazioni di questo tipo: tutto ciò corrisponde al vero? Se sì, la Città di Torino si troverebbe nell’impossibilità di garantire l’approvazione dei dehors. Il danno economico, per i gestori dei locali e per gli studi di geometri e architetti, è ingente. Chiederò alla Giunta, con un’interpellanza già depositata e la cui discussione è prevista per lunedì 21 settembre, come intenda sbloccare questa situazione di stallo.

La sosta selvaggia di bici e monopattini in sharing è un problema urgente

Se lasciati, per esempio, di traverso su un marciapiede, questi mezzi diventano trappole o ostacoli per persone con disabilità, anziani o genitori con passeggini: se gli utenti sono i primi a essere chiamati a impiegare buon senso e civiltà, anche l’Amministrazione può fare qualcosa in termini di controlli e misure deterrenti. Lunedì 14 settembre si discuterà in Consiglio Comunale la mia interpellanza sul tema.

Di traverso sui marciapiedi, sulla carreggiata, sugli stalli auto, adagiati ai veicoli in sosta, talvolta gettati nei corsi d’acqua cittadini o abbandonati in qualche altra “fantasiosa” (leggasi: scorretta) maniera: la sosta selvaggia dei mezzi in sharing di mobilità alternativa, fenomeno in preoccupante crescita, è fonte di gravi problemi per quei cittadini con disabilità che incontrano così ulteriori ostacoli lungo il loro percorso cittadino, ma anche per gli anziani e per i genitori con figli piccoli e passeggini. Posto che i principali responsabili sono quegli utenti che dimenticano le regole della civiltà e del buonsenso al momento di parcheggiare biciclette o monopattini, urge che a sua volta l’Amministrazione intervenga, predisponendo adeguati controlli e scoraggiando comportamenti contrari al senso civico.

Lunedì 14 settembre discuterò in Sala Rossa la mia interpellanza (presentata il mese scorso) sul tema, per chiedere alla Giunta quali correttivi stia studiando per impedire un abbandono così invasivo di bici e monopattini in sharing, ma anche quante e quali sanzioni siano state comminate sia per l’utilizzo irregolare dei mezzi (per esempio per circolazione sui marciapiedi o sotto i portici, trasporto di un passeggero, utilizzo con contestuale uso del telefonino), sia per il posteggio dei mezzi in affitto fuori delle aree consentite.

Stazione Fossata completamente funzionante? Chissà se, chissà quando…

Guasti ad ascensori e scale mobili, posteggio non completamente utilizzabile, perdite e stillicidi dai soffitti sopra i binari: la stazione torinese – a cavallo tra i quartieri Borgo Vittoria, Barriera di Milano e Rebaudengo – è ben lungi da standard minimi di fruibilità. In occasione del Consiglio Comunale di lunedì 7 settembre chiederò conto alla Giunta di queste criticità, sperando che la risposta non si limiti a uno scarico di responsabilità verso RFI. Difficile sostenere in maniera credibile una diversa cultura della mobilità se poi le strutture ferroviarie sono in queste condizioni.

Stazione Fossata: i problemi sono ancora una miriade. Attualmente risultano guaste due delle quattro scale mobili, non funziona l’ascensore (che si riempie d’acqua alle prime piogge), una porzione del parcheggio è ancora transennata e dunque non utilizzabile, i soffitti sopra i binari presentano perdite di umidità (con continui stillicidi). Con un’interpellanza – calendarizzata per il Consiglio di lunedì 7 settembre – chiederò in Sala Rossa quali misure la Giunta intenda finalmente mettere in atto per garantire standard minimi di sicurezza, fruibilità e accessibilità e se, per quanto riguarda gli ambiti di competenza e responsabilità di RFI, abbia sollecitato i necessari interventi di manutenzione e riparazione. Difficile promuovere in maniera credibile una mobilità non più basata soltanto sull’auto privata se poi le infrastrutture, in questo caso ferroviarie, sono tenute in queste condizioni. Circolazione veicolare critica, perdite d’acqua all’interno, degrado e sporcizia sono altre criticità emerse negli scorsi mesi e anni e delle quali mi sono occupato in passato.

«La storica edicola di via Pietro Micca 20? La vendiamo al Comune a un prezzo simbolico, purché non sparisca»

L’appello della famiglia Rota: «Gestiamo da trent’anni questa struttura, un’attività nata alla fine dell’Ottocento: ma ora per noi continuare l’attività è impossibile e non sappiamo se troveremo un privato interessato a rilevarlo. Disponibili a cederla al Comune a un solo euro». Silvio Magliano, Capogruppo dei Moderati in Comune: «Tema di cui mi sono occupato a lungo, ottenendo una riduzione degli oneri. Ma non è sufficiente. Il Comune risponda presente. Almeno questa volta. Se necessario, l’euro lo mettono i Moderati».

Rischia di trasformarsi da storico punto di riferimento a luogo di abbandono, l’edicola di via Pietro Micca 20. L’attività esiste dalla fine dell’Ottocento, da trent’anni è gestita dalla famiglia Rota: famiglia Rota che però, oggi, non crede di poter continuare l’attività; la crisi dei prodotti editoriali cartacei è durissima; troppo morbidi e timidi sono stati, invece, i tentativi di contromisure da parte dell’Amministrazione Civica.
Giuseppe Rota e Filomena D’Errico, da trent’anni gestori dell’attività, dichiarano: «Siamo arrivati, forse, al capolinea. Gestire un chiosco edicola è diventato sostanzialmente impossibile: imposte e tributi sono più gravosi rispetto a quelli in capo ai negozi, che – a differenza delle edicole – possono di contro variare la propria categoria merceologica. Siamo costretti a chiudere: troveremo un privato interessato a rilevare l’attività? Non vorremmo che questa storica struttura nel cuore della città diventasse, da storico punto di riferimento, luogo di abbandono o di degrado. Per questo, in assenza di altri compratori, siamo disponibili a cederla al Comune a un prezzo simbolico, purché sia valorizzata». 
Silvio Magliano, Capogruppo dei Moderati in Sala Rossa, si unisce all’appello: «Una storia significativa dei tempi che stiamo vivendo. Le misure finora messe in campo dall’Amministrazione si sono rivelate assolutamente insufficienti. Questa volta almeno, la Città di Torino risponda presente. Le edicole non sono soltanto attività commerciali da sostenere, a maggior ragione in questa fase storica di crisi, ma anche elementi che, se attivi, costituiscono una barriera contro desertificazione e degrado. Su questo tema mi sono battuto in questi anni, ottenendo risultati in tema di riduzione degli oneri. Ma non è sufficiente. Mi auguro che da questa vicenda nasca un bando di idee sulle edicole, capace di coinvolgere le strutture del centro, per esempio con finalità turistiche, e quelle delle periferie, magari con finalità sociali». 
Chi vende prodotti editoriali in un chiosco edicola non solo affronta una tassazione particolarmente pesante, ma – nei casi di chioschi ospitati sotto i portici – deve versare una quota al condominio proprietario delle colonne. In caso di chiusura definitiva dell’attività, gravano sul gestore l’obbligo (con relativi oneri) di smantellare il chioschi. Ecco perché, per chi decide di interrompere la propria attività, anche mettere in atto questo proposito risulta spesso economicamente insostenibile.
Famiglia RotaSilvio Magliano

Vallette e Continassa sommerse dalle discariche abusive

Le mie richieste alla Giunta con un’interpellanza che si discuterà a settembre: bonifica immediata e fototrappole  per contrastare il fenomeno.

Il fenomeno dell’abbandono abusivo di rifiuti esplode in strada delle Vallette e in via Traves. Gravissima la situazione soprattutto lungo la pista ciclopedonale che conduce alla Venaria Reale, tra zona Continassa e zona Bergera, e presso l’ex area della Continassa. Chiedo alla Giunta, con un’interpellanza da poco depositata, un immediato intervento di bonifica e misure deterrenti efficaci, come la collocazione di fototrappole per identificare i responsabili. Chiedo inoltre l’inserimento di questi siti nella cartografia aggiornata delle discariche abusive nella sezione InformAmbiente del sito internet della Città. Chissà se i Cinque Stelle vorranno, in questi ultimi mesi di mandato, garantire alle periferie almeno un po’ di quell’attenzione con tanta enfasi promessa quattro anni fa in campagna elettorale.