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“Riapertura o sostegno economico”: le Scuole di Lingue chiedono, Cirio risponda

Trenta Istituti scrivono al Presidente per chiedere di poter tornare a lavorare in presenza o, in alternativa, gli aiuti economici necessari al settore: sostengo convintamente le loro ragioni, delle quali mi farò portavoce in Consiglio Regionale (dove già ottenni per il comparto, lo scorso maggio, 1.000 euro di bonus a fondo perduto). L’alternativa è la chiusura di un numero imprecisato di aziende: sono in gioco 1.200 posti di lavoro sul territorio regionale.

Consentiteci di riaprire, sempre in piena sicurezza, oppure garantiteci i ristori

Faccio mio il grido di aiuto delle Scuole di Lingue piemontesi, che danno lavoro a 1.200 persone. Oggi trenta Scuole di Lingue chiedono alla Giunta Regionale di chiarire quali siano, sul nostro territorio, gli effetti del DPCM dello scorso 16 gennaio, in particolare in merito all’articolo 10-S, che di fatto impedisce a queste realtà di aprire in quanto svolgono un’attività che si può portare avanti, in teoria, in videoconferenza. Solo in teoria, però: perché, al lato pratico, la strada della didattica a distanza non è quasi mai percorribile ed è vista con sempre maggiore diffidenza dai potenziali clienti. Il comparto identificato dal codice Ateco 85.59.30 è chiuso dallo scorso marzo; come rivelato da un recente sondaggio, per più di una scuola su due sarà molto difficile restare in attività. Pochissimi i nuovi clienti; molti, di contro, i contratti non rinnovati. Tornerò a farmi sentire in Consiglio Regionale, chiedendo alla Giunta Cirio un atto di coraggio e di giustizia nei confronti di 1.200 famiglie piemontesi, dopo aver ottenuto, lo scorso maggio, il riconoscimento di un bonus a fondo perduto pari a mille euro per questo settore. 

Covid-19, Regione Piemonte, Scuole di Lingue