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PROPOSTA DI MOZIONE – LA CITTÀ DI TORINO NON SVENDA A PRIVATI IL CENTRO AGRO-ALIMENTARE DI TORINO

Il Consiglio Comunale di Torino,

PREMESSO CHE

–        CAAT S.c.p.A. è società di servizio di interesse generale con la qualifica di Ente gestore del Centro Agro-Alimentare di Torino, di cui la Città di Torino ha una partecipazione al capitale sociale pari al 92,96%;

–        CAAT S.c.p.A. presenta dati che ne fanno il terzo mercato nazionale:

–        440.000 metri quadrati di area mercatale occupata e recintata di cui 120.000 metri quadrati di area coperta;

–        82 imprese grossiste;

–        170 circa produttori locali di diverse zone della Regione Piemonte;

–        25 cooperative di movimentazione;

–        520.000 tonnellate di merci trattate per l’esercizio 2015;

–        500/550 milioni circa di Euro di transazioni commerciali (cfr. lettera CAAT prot. 276 del 4 maggio 2017 inviata ai Consiglieri);

–        come si evince dalla memoria CAAT prot. 285 in data 8 maggio 2017 inviata ai Consiglieri Comunali e dalla lettera CAAT prot. 159 del 16 marzo 2017 e altresì dal Bilancio d’Esercizio 2016 approvato dai soci in data 27 luglio 2017, CAAT è una società che raggiunge per l’esercizio 2016 l’utile di Euro 45.233,00 su un risultato d’esercizio prima delle imposte pari a Euro 112.369,00, ottemperando anche gli obbiettivi fissati dalla Città di Torino ai sensi dell’articolo 13 del Regolamento Comunale n. 361, come da relazione finale presentata da CAAT con la nota prot. 159 del 16 marzo 2017, dalla quale si evincono i seguenti dati:

–        rispetto alla gestione del servizio del debito (mutuo), occorre sottolineare che partiti nel 1997 da un capitale di Euro 30.837.124,99, una volta pagata la rata del 30 giugno 2017, ad oggi residua un debito di soli Euro 4.496.875,94;

–        si sottolinea, fra l’altro, che è stata conseguita una notevole riduzione degli oneri derivanti dagli interessi passivi. L’economia è stata conseguita attraverso estinzione dell’originario mutuo acceso per la costruzione del Centro (30 dicembre 2015) e l’accensione contestuale di un nuovo mutuo con un diverso intermediario finanziario a condizioni decisamente più favorevoli sia in termini di tasso di interesse applicato che di garanzie;

–        con l’occasione si è anche conseguito lo svincolo di una lettera di patronage gravante sulla Città di Torino;

–        a seguito di tale rinegoziazione, il risparmio complessivo in termini di interessi da corrispondere (2017-2024) è pari a circa Euro 740 mila;

–        al di là dell’obbiettivo storico del pareggio di bilancio, l’attuazione del Business Plan 2014-2018, stante la struttura dei costi e dei ricavi, ha consentito, perseguendo un incremento dell’Ebitda, a regime, per un importo compreso tra 600-700 mila Euro annui di non incidere sulla qualità dei servizi resi e neppure sulle tariffe d’ingresso addebitate all’utenza (fra cui e prima di tutto gli esercenti al dettaglio), che il C.d.A. mantiene ferme dal 2007, anno in cui furono calate del 10% all’utenza acquirente;

–        CAAT sta terminando di pagare un mutuo perché il Centro Agro-Alimentare è stato realizzato grazie alla Legge di finanziamento 41/1986 che, tra l’altro, prevedeva che lo Stato si facesse carico di finanziare a fondo perduto il 40% del valore dell’opera e per il mutuo necessario il 50% in conto interessi, con il che le condizioni che hanno consentito la realizzazione di similare struttura potrebbero non replicarsi in futuro;

–        CAAT, dunque, è società capital intensive che risulta possedere MOL e cash flow positivi, un fatturato medio nell’ultimo triennio di 7,5 milioni di Euro e un unico debito residuo di 4,4 milioni di Euro su un mutuo iniziale di 30 milioni assistito da un’ottima liquidità di cassa e dall’autofinanziamento delle attività senza ricorso al sistema bancario fatta eccezione appunto per il residuo pagamento del mutuo per la costruzione del Centro;

–        la struttura ed il servizio pubblico hanno consentito e consentono che le parti sociali (grossisti, movimentatori, produttori, fornitori e clienti-acquirenti) possano operare, godendo di canoni/tariffe calmierate, in contraddittorio fra loro e secondo un equilibrio fra gli interessi garantito dall’intervento della mano pubblica, consentendosi altresì una vigilanza sulle dinamiche del mercato, fra cui fondamentale è la formazione dei prezzi del listino mercuriale oltreché il mantenimento delle condizioni utili per la vigilanza sanitaria;

–        la struttura pubblica ed il servizio pubblico consentono che sia garantito il motore dell’approvvigionamento e della distribuzione delle derrate agro-alimentari prima di tutto alla città, animando i gangli della sua rete distributiva;

–        il Centro Agro-Alimentare garantisce anche la centralità di Torino nei flussi regionali, extraregionali e transfrontalieri delle derrate agro-alimentari oltreché delle esportazioni, alimentando un motore economico (82 imprese grossiste, 170 produttori agricoli, 25 imprese di movimentazione con i relativi operatori e dipendenti) anche di servizi derivati di fondamentale importanza nell’attuale incerto momento storico, garantendo almeno sotto questo profilo il mantenimento del rilievo della città;

–        in tal senso, la Giunta rispondendo in aula al Consiglio Comunale in data 5 giugno 2017, ha condiviso una relazione della Società dalla quale emerge che “si continua a registrare una domanda di spazi da parte degli stessi grossisti”;

–        il Centro Agro-Alimentare svolge anche una importante azione di contrasto alla povertà, raccogliendo ogni anno per il tramite del Banco Alimentare centinaia di tonnellate di prodotto ortofrutticolo che sono destinate a 17 Enti benefici;

–        sempre dai documenti sopra riportati si evince che CAAT è una Società dotata di un ingente patrimonio immobiliare oltreché di aree di espansione caratterizzate da poteri edificatori molto elevati (circa 60.000 metri quadrati per lo sviluppo delle attività del mercato), posizionati in un comprensorio strategico dal punto di vista logistico sia di dimensionamento infra-regionale che transregionale e nazionale e prossimo a beneficiare di importanti interventi infrastrutturali, come rilanciato anche dai media (vedi ad esempio: La Stampa 3 novembre 2016 per la quale “Il terminal merci dell’Interporto di Orbassano è stato inaugurato alla fine degli anni Novanta del secolo scorso. Peccato che i binari per caricare e scaricare i treni si estendano solo sui terreni di proprietà di Sito, la società partecipata dalla Regione che gestisce l’area. Per raggiungere il centro agroalimentare mancano 770 metri di binari di adduzione e altri 350 di collegamento con le banchine. Insomma, un ‘buco’ di poco più di un chilometro di rotaie che costringe grossisti e distributori dell’ortofrutta ad utilizzare solo camion e Tir per arrivare al CAAT. In queste condizioni ogni ragionamento sul potenziamento della logistica rischia di restare monco e l’arrivo del treno della frutta dal porto di Vado è servito ad evidenziare le criticità e convincere i vertici di Sito … a mettere a punto un piano di interventi strutturali per adeguare il terminal di 80 mila metri quadrati alle nuove esigenze dell’intermodalità. … Lo studio di fattibilità è stato completato e inviato alla Regione e a Finpiemonte partecipate con l’obiettivo di correre per i bandi per ottenere fondi statali”);

–        CAAT ha già formalmente chiarito il proprio interesse all’accesso alla struttura del treno, in quanto è evidente che un simile intervento è utile agli insediati ma anche motore di sviluppo per gli insediandi, che si possono attrarre sfruttando al meglio la capacità edificatoria, in relazione alla riorganizzazione in corso dell’Interporto anche in relazione al futuro circuito con gli altri nodi logistici regionali;

–        CAAT, dunque, è un gestore di servizio di interesse generale di diverse prospettive e possibilità:

–        sviluppo delle attività insediate con l’esportazione del prodotto nazionale sui mercati esteri, in concorrenza anche gli attuali competitor (tra tutti – in primis – il Mercato di Milano) anche con l’ausilio e l’affiancamento della Camera di Commercio di Torino;

–        consolidamento ed ulteriore sviluppo delle esportazioni del prodotto nazionale sui mercati esteri (già oggi nostri clienti quali, in primis, l’area sud della Francia fino ed oltre Nizza), con l’ausilio e l’affiancamento della Camera di Commercio di Torino;

–        attuazione di sinergie con i mercati rionali della provincia di Torino, valendosi di proposte tecniche al riguardo già in passato sviluppate da CAAT, anche ai fini dell’eventuale gestione;

–        sviluppo di attività volte ad agevolare l’infrastrutturazione, che consentirà di porre a reddito l’interessante capacità edificatoria di CAAT presso il lato sud della struttura, con la possibilità di favorire nuovi insediamenti che, oltre a generare nuova offerta di prodotti e servizi, trasformando l’attuale struttura in un “Sistema Polifunzionale”, potranno consentire a CAAT di incidere ancor meno sulle tariffe applicate agli utenti del Centro e sulle locazioni applicate agli operatori grossisti e altri;

–        possibili sinergie conseguenti alle future infrastrutture di collegamento con l’Ospedale San Luigi Orbassano, come parimenti rilanciate dagli organi di stampa;

–        coerentemente la Città di Torino nel “Documento Unico di Programmazione Anni 2017-2021”, allegato alla deliberazione della Giunta Comunale 3 maggio 2017 (mecc. 2017 00881/024), a pag. 331, relativamente al Programma Operativo per Industria, PMI e Artigianato, ha indicato tra le “Attività da realizzare al fine di conseguire gli obiettivi strategici”, la “Valorizzazione dei mercati all’ingrosso torinesi (CAAT e MIF) e sviluppo dei mercati riservati ai produttori agricoli”;

–        nella seduta della I e III Commissione Consiliare del 26 giugno 2017 l’Assessore al Commercio Alberto Sacco ha dichiarato che la Società era “strategica” per la Città di Torino oltreché ben gestita, come del resto appurato a seguito dei lavori delle Commissioni medesime;

–        l’Assessore al Commercio Alberto Sacco, durante la conferenza stampa del CAAT del 14 luglio 2017 ha confermato, come rilanciato dai media, che “come Amministrazione siamo consapevoli dell’importanza del CAAT che è una risorsa da valorizzare, un valore che va preservato con grande attenzione”, secondo un giudizio peraltro condiviso da altri importanti soci pubblici come la Camera di Commercio che nella persona del suo Presidente ha nella stessa occasione definito il CAAT una “eccellenza torinese all’interno della quale consideriamo strategico rimanere”;

–        il quotidiano La Stampa nell’edizione di Torino in data 11 agosto 2017 riporta invece la notizia che: “Torino metterà in vendita una parte delle sue società partecipate. Non quelle strategiche, ma certamente alcune rilevanti dal punto di vista economico. La prima a finire sul mercato sarà CAAT: la Città detiene il 92% del centro agro-alimentare, potrebbe decidere di disfarsene interamente o quasi, operazione da cui in teoria potrebbe incassare una trentina di milioni”;

–        a proposito di tale valore, nell’edizione di Torino in data 6 settembre 2017 del quotidiano “La Stampa” riporta il giudizio del legale rappresentante della società CAAT, per il quale: “vale più del doppio”;

–        sempre che le indiscrezioni rilanciate dai media siano confermate, risulterebbe dunque l’apparente rinuncia alla gestione di una società di servizio d’interesse generale dalle ricadute molteplici e fondamentali sulla città e sulla sua collettività, dovendosi concludere che gli atti amministrativi votati in aula e le dichiarazioni in sede politica non hanno valore perché, al contrario, rispetto al futuro dell’esercizio del servizio pubblico e rispetto ai termini della gestione della stessa società CAAT non vi sarebbe invece progettualità alcuna salvo il fin qui celato mero obbiettivo di “fare cassa”, condizioni che si profilerebbero come una vera e propria svendita di un importante patrimonio pubblico;

CONSIDERATO CHE

–        il complesso degli elementi sopra narrati rivendica la centralità del Centro Agro-Alimentare per lo sviluppo della città e della sua collettività, tanto più a fronte degli obbiettivi strategici dichiarati nel “Documento Unico di Programmazione Anni 2017-2021”, allegato alla deliberazione della Giunta comunale 3 maggio 2017 (mecc. 2017 00881/024), alle pagine 331 e 332, con riferimento alla Missione 14 – Sviluppo Economico e Competitività:

“PROGRAMMA OPERATIVO:

Industria, PMI e Artigianato

UNITÀ ORGANIZZATIVA RESPONSABILE:

Direzione Commercio, Lavoro, Innovazione e Sistema Informativo – Area commercio ed attività produttive

OBIETTIVI STRATEGICI:

  1. Privilegiare il tessuto commerciale composto da tantissime micro-imprese che rendono vivo e sicuro il territorio cittadino. Valorizzare e rendere più efficienti i mercati cittadini.
  2. Riavvicinare gli abitanti della città di Torino alle piccole attività locali, ripristinando un circolo virtuoso che genererà benefici per tutta la popolazione.
  3. Costruire una Torino policentrica per valorizzare ogni area e quartiere, garantendo maggiori servizi e attrattività anche nelle periferie.”;

identici agli obbiettivi strategici dichiarati nel:

“PROGRAMMA OPERATIVO:

Commercio – reti distributive – tutela dei consumatori

UNITÀ ORGANIZZATIVA RESPONSABILE:

Direzione Commercio, Lavoro, Innovazione e Sistema Informativo – Area commercio ed attività produttive – Direzione Servizi Tecnici per l’Edilizia Pubblica.”;

ossia ancora una volta:

“1. Privilegiare il tessuto commerciale composto da tantissime micro imprese che rendono vivo e sicuro il territorio cittadino. Valorizzare e rendere più efficienti i mercati cittadini.

  1. Riavvicinare gli abitanti della città di Torino alle piccole attività locali, ripristinando un circolo virtuoso che genererà benefici per tutta la popolazione.
  2. Costruire una Torino policentrica per valorizzare ogni area e quartiere, garantendo maggiori servizi e attrattività anche nelle periferie.”;

–        la rinuncia alla gestione pubblica e al servizio pubblico del Centro Agro-Alimentare, fra l’altro, mette a serio rischio proprio la filiera dei mercati, degli operatori dei mercati e dei consumatori che ai mercati accedono, ossia proprio di quel micro-tessuto che, in teoria, negli Obbiettivi Strategici del DUP si intenderebbe tutelare;

–        a tacere di una evidente svendita di un compendio realizzato mediante denaro dei cittadini e quindi con pregiudizio del denaro pubblico, tanto più che il compendio è suscettibile di un’importantissima valorizzazione negli anni a venire in termini assolutamente evidenti come motore di sviluppo della distribuzione;

ALLA LUCE

–        delle notizie divulgate da La Stampa edizione di Torino in data 11 agosto 2017 e precisamente: “Torino metterà in vendita una parte delle sue società partecipate. Non quelle strategiche, ma certamente alcune rilevanti dal punto di vista economico. La prima a finire sul mercato sarà CAAT: la Città detiene il 92% del centro agro-alimentare, potrebbe decidere di disfarsene interamente o quasi, operazione da cui in teoria potrebbe incassare una trentina di milioni” siano fondate e veritiere;

sempre che le notizie di stampa siano confermate si profila, in ragione di quanto precede, nella cessione delle quote di CAAT un atto completamente incoerente dal punto di vista programmatorio e comunque tale da cagionare un gravissimo danno per la Città e per il tessuto economico e sociale cittadino con conseguente responsabilità politiche e tecniche;

IMPEGNA

La Sindaca e la Giunta a mantenere la partecipazione strategica e pubblica nel CAAT da parte della Città di Torino.

F.to. Enzo Lavolta

Chiara Foglietta

Francesco Tresso

Silvio Magliano