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«La prossima pandemia di cui occuparsi? Potrebbe essere quella della sofferenza mentale»

Lo afferma l’Università di Torino sulla base dei preoccupanti dati di uno studio appena pubblicato. Non riaprire l’SPDC del Mauriziano è a maggior ragione un’ipotesi senza senso: sarà presto discusso in Consiglio Regionale il mio OdG sul tema.

«La sofferenza mentale potrebbe rappresentare un’ennesima pandemia di cui occuparsi, soprattutto per i soggetti più a rischio, quali i giovani, le persone sole o chi ha perso o rischia di perdere il lavoro»

Lo dichiarano gli esperti del dipartimento di Scienze della Salute Pubblica e Pediatrica dell’Università di Torino. Ancora più assurda appare, alla luce di questa situazione, l’ipotesi di non riaprire il Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura dell’Ospedale Mauriziano di Torino. Con un mio Ordine del Giorno presto discusso in Consiglio Regionale chiederò che quei sedici posti letto, negli scorsi mesi destinati a pazienti COVID-19, tornino a essere destinati a pazienti con disturbi psichiatrici gravi. Gli effetti di una pandemia globale non ancora conclusa e quelli di una crisi economica durissima rischiano di tradursi in un drammatico aumento dei casi clinici che necessitano di cure psichiatriche  Lo studio dell’Università di Torino, appena pubblicato sull’International Journal of Environmental Research and Public Health, riporta che un italiano su quattro (24%) ha sofferto, durante la fase di lockdown, di depressione; molto diffusi anche stati ansiosi (ne sono colpiti 23 italiani su 100) e insonnia (42%). L’indagine è stata condotta su un campione di 1.500 soggetti tra il 19 aprile e il 3 maggio scorsi. Davvero non possiamo permetterci di rinunciare a un reparto da 16 posti letto con medici e professionisti di eccellenza come quello di largo Turati a Torino. Tantomeno in questa fase.

Mauriziano, Regione Piemonte, Sanità