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L’Istituto Principe Vittorio Emanuele resti una scuola

La messa in vendita della struttura di corso Unione Sovietica 170 da parte della Città di Torino rischia di essere un duro colpo per l’offerta formativa cittadina. In tanti eviteranno di iscrivere i figli al primo anno in una scuola che difficilmente sarà in grado di portare a termine il ciclo formativo. Si rispetti la volontà del donatore dell’immobile: questa storica realtà resti un asilo e una scuola.
La scuola resti una scuola. La messa in vendita da parte della Città di Torino dell’Istituto Principe Vittorio Emanuele, dagli anni ’30 del ‘900 punto di riferimento formativo per generazioni di bambini, è per me fonte di estrema preoccupazione. Evidentemente questa Giunta è disposta a tutto pur di fare cassa. La prosecuzione dell’attività didattica è garantita soltanto per i prossimi sei anni.
Mi associo agli appelli che si stanno alzando da più parti, a partire dalla FISM (Federazione Italiana Scuole Materne): la scuola resti una scuola, Torino non rinunci a un’eccellenza didattica, per garantire la quale da anni la Cooperativa Principe Vittorio non risparmia professionalità, dedizione e risorse finanziarie. Già la semplice messa in vendita del bene rappresenta un danno, dal momento che molte famiglie saranno disincentivate a iscrivere all’Istituto i propri figli, sapendo che difficilmente potranno concludere il ciclo formativo nello stesso Istituto.
Con una vendita e un cambio di destinazione della struttura non sarebbe inoltre rispettata la volontà del donatore dell’immobile, volontà esplicitamente espressa all’atto della liberalità a favore della città di Torino.