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La nuova ZTL della Giunta? Alla fine, nient’altro che un piano di contrasto ai “furbetti delle strisce blu”

La montagna ha partorito il topolino. Le telecamere renderanno impossibile eludere il pagamento del posteggio sperando di “farla franca”: la novità sostanziale è tutta qui, altro che rivoluzione copernicana, Il tessuto commerciale e imprenditoriale sta affrontando una crisi mai vista prima: ma questa Amministrazione priva di qualsiasi contatto con la realtà pensa, evidentemente, che la priorità non sia provare a sostenerlo.

Parole, annunci, conferenze stampa: alla fine la nuova ZTL annunciata dalla premiata ditta Appendino-Lapietra non sarà nient’altro che un sistema di contrasto nei confronti di chi, prima, poteva provare “a fare il furbo”, pagandolo solo in parte o non pagando del tutto il posteggio sulle strisce blu. Una quarantina di telecamere ai varchi e tariffe al consumo per evitare il fenomeno dei “portoghesi”. Davvero non molto di più.

La montagna ha partorito il topolino. Anzi, per essere precisi al momento si è limitata ad annunciarlo.

Perché l’Amministrazione Appendino non ha cercato piuttosto di capire quali siano le reali condizioni dei bilanci dei commercianti? Il rilancio del tema-ZTL (con un investimento da un milione e mezzo) arriva nel momento più sbagliato: questo sarebbe stato piuttosto il momento di mettere ogni euro disponibile sul sostegno al commercio. 

Questa misura avrà un esito positivo sulla qualità dell’aria? Ci crederò quando vedrò i dati che lo certificano.

Quanto alle pedonalizzazioni, le sostengo senz’altro: a patto che ci sia disponibilità di parcheggi sotterranei, che sia garantito un servizio di trasporto pubblico efficiente e che le piste ciclabili che conducono al centro smettano di essere trappole pericolosissime soprattutto per gli utenti della strada più deboli: stendere una mano di vernice gialla sull’asfalto, cara Giunta, non basta.

Che la Giunta provi a sfruttare il Covid-19 per affermare il principio secondo il quale le auto sono il male assoluto è e rimane un’operazione squallida.

Questa Giunta si esibisce nell’ennesimo cambio di rotta e dimostra di non avere la più pallida percezione di che cosa sia accaduto e stia accadendo nel tessuto imprenditoriale e commerciale della città. Noi vogliamo che il commercio del centro riparta. E l’Amministrazione?

Abbonamenti per la “Zona Blu” non utilizzati durante il lockdown: rimborsarli è doveroso

Penso soprattutto a professionisti e partite IVA che si spostano per lavoro e che per tre mesi non hanno usufruito del servizio, essendo la loro attività ferma causa lockdown. Discussa questa mattina in Commissione e liberata per la discussione in Consiglio Comunale la mia mozione sul tema: con il mio atto chiedo un credito per l’acquisto di un nuovo abbonamento o il prolungamento della scadenza di quello in essere.

Garantire il rimborso dell’abbonamento a chi, per causa di forza maggiore, non è stato nelle condizioni di beneficiare del servizio acquistato dovrebbe essere un fatto pacifico: un principio che dobbiamo applicare anche per quanto riguarda gli abbonamenti per le strisce blu non sfruttati durante i mesi di lockdown. Ho presentato la mia mozione pensando per esempio a chi si sposta in auto per lavoro e a chi, tutti i giorni, raggiunge l’azienda, l’ufficio o i propri clienti nei quartieri presso i quali, in struttura o su strada, la sosta è a pagamento. I professionisti e le partite IVA della maggior parte dei settori merceologici non ha lavorato (e dunque non ha emesso fatture né percepito reddito) durante i mesi di quarantena. Assurdo non pensare a queste categorie, che dalla chiusura hanno subito un danno gravissimo e che non hanno potuto contare sullo stipendio puntualmente versato il 27 del mese. Che “non siano previsti provvedimenti dal Governo” o, come ho sentito dire più volte, che “nessuno abbia provato i titolari di abbonamento del diritto di parcheggiare in zona blu” è irrilevante: il rimborso degli abbonamenti non utilizzati è un diritto e andrebbe riconosciuto anche in questo caso. Conto di ricevere il voto favorevole da parte dei colleghi Consiglieri quando il mio atto, durante la Commissione di poco fa liberato per l’Aula, sarà discusso in Consiglio Comunale.

400 circoli non riescono ad accedere al bonus regionale: ennesimo schiaffo al Terzo Settore

Gravissimo che queste realtà ricreative, pur avendone diritto, non possano accedere ai fondi: mi auguro che alla base non ci sia una precisa scelta politica ai danni di una delle ultime reti di coesione sociale della nostra Regione. Chiedo l’immediata erogazione del dovuto: non facciamo perdere ulteriore tempo a queste realtà del nostro territorio.

Dopo l’emendamento votato in Consiglio Regionale per sostenere economicamente anche queste realtà, la doccia fredda: per 400 circoli ricreativi con servizio di ristorazione del nostro territorio accedere al bonus regionale a sostegno della ripresa delle attività è al momento, di fatto, impedito. Una beffa inaccettabile nei confronti di mondi che, nei mesi di quarantena, si sono messi a disposizione e hanno compiuto sforzi incredibili per sostenere i soggetti più fragili del nostro tessuto sociale. La Giunta Cirio intervenga immediatamente per risolvere questa criticità. Mi auguro davvero che il problema non sia l’esito di un pregiudizio o di una scelta politica. L’associazionismo è una delle ultime reti di coesione sociale nella nostra regione e, in molte zone, uno degli ultimi punti di riferimento culturali e aggregativi rimasti. Anche la liquidità garantita dal bonus può fare, per molti circoli, la differenza tra la definitiva chiusura o la ripresa a pieno ritmo. Sottoscrivo l’appello del Forum del Terzo Settore del Piemonte, che chiede la proroga dei termini e indicazioni chiare e urgenti sulla procedura da seguire. L’erogazione del dovuto sia rapida: non facciamo perdere altro tempo a questi 400 circoli.

Trasferimenti da corso Racconigi 25, non dimentichiamoci dei proprietari

L’Assessora Caucino ha garantito, rispondendo al mio Question Time sul tema, che sono ripresi i colloqui per trovare per tutti una soluzione adeguata: vigilerò perché si proceda con la dovuta attenzione. Se per gli affittuari sarà concordato il trasferimento in altri stabili ATC, la difficile situazione dei proprietari, possessori di un appartamento nel quale non potranno restare e che non potranno rivendere, è più complessa. Gli spostamenti sono necessari alla luce dei problemi di statica dell’edificio, emersi nel 2018.

Una nuova e adeguata sistemazione per tutti i cittadini attualmente residenti in corso Racconigi 25 a Torino, proprietari privati compresi? Un risultato raggiunto, si spera, in un futuro non troppo lontano, ma al momento soltanto una speranza.
L’Assessora Caucino, rispondendo poco fa a Palazzo Lascaris al mio Question Time sull’argomento, ha garantito che i colloqui con i proprietari di alloggi nello stabile sono prontamente ripresi dopo l’interruzione durante i mesi di lockdown. Prendo atto della risposta: vigilerò perché alle parole seguano i fatti, se possibile in tempi brevi e con risultati soddisfacenti.
Proprio da questi colloqui, infatti, dovrebbe scaturire una soluzione soddisfacente per chi ha riscattato il proprio alloggio da ATC o l’ha acquistato da terze parti. 
Il trasferimento a scopo precauzionale di tutte le famiglie residenti è stato deciso alla luce del rischio di cedimenti strutturali dell’edificio al civico 25: le criticità sono emerse già nel 2018. Se gli affittuari di unità ATC sono o saranno trasferiti in appartamenti equivalenti, più complessa è la situazione per i proprietari privati, possessori di un appartamento nel quale non potranno restare, ma che non potranno neppure rivendere. Alcuni hanno un mutuo aperto, altri ancora hanno fatto investimenti anche cospicui in manutenzione straordinaria e migliorie. 
La strada che si sta seguendo è la permuta con un’altra abitazione ATC: perché questo si concretizzi con la soddisfazione di tutti, la strada è appunto quella dell’interlocuzione con le singole famiglie. Mi assicurerò che il processo sia seguito con la dovuta attenzione e il giusto grado di approfondimento, cosa a proposito della quale ho, per il momento, i miei dubbi. 

Combi riqualificato, ci sia spazio anche per le esigenze di disabilità e fragilità

Corso Unione Sovietica 220/D: Iaria, “Assessore dei Sì”, non dica “no” a un parcheggio adeguato, alla messa in sicurezza dell’area e alla riqualificazione dell’adiacente basso fabbricato: interventi fondamentali per quel polo nel quale si trovano servizi per la disabilità del Comune di Torino e sedi di Associazioni.

Accolgo come notizia estremamente positiva il progetto di riqualificazione dell’area ex Combi (e in particolare degli spazi centrali attualmente dismessi e inutilizzati) con la realizzazione di un centro a vocazione sportiva e universitaria. Un bel progetto, che tuttavia non basta: con un’interpellanza appena discussa in Consiglio Comunale ho chiesto garanzie in merito alla necessità di intervenire, in maniera prodromica o in parallelo, sulla struttura di corso Unione Sovietica 220/D, vero polo della disabilità, sede di diversi Servizi comunali, del “Servizio Passepartout” e di diverse realtà del Terzo Settore e dell’Associazionismo. Urgono un parcheggio di ampiezza adeguata, una recinzione e la ristrutturazione del basso fabbricato in corrispondenza con la Scuola di Management ESCP Business School. Ho invitato l’Assessore Iaria, che sempre più si sta affermando quale “Assessore dei Sì”, a non dire “no” a queste richieste.. Le recinzioni attualmente esistenti sono assolutamente inadeguate, mentre il villino rimesso a nuovo potrà accogliere laboratori e attività varie. Si possono immaginare opere a scomputo o altre formule: basta che ci si faccia carico di queste istanze. Non vorrei che,nelle more della firma dei vari protocolli, si “dimentichino” le precise richieste del mondo della disabilità. Nella delibera “Protocollo di intesa per la riqualificazione dell’area ex Combi tra Città, Università degli Studi e Politecnico di Torino” è espressa l’intenzione di tenere conto delle necessità di tutte le realtà esistenti in zona: mi aspetto che si faccia seguito a queste intenzioni teoriche non dimenticando nella pratica le esigenze della disabilità e della fragilità. Impegno che, nella risposta a verbale, non mi pare sia stato affermato con fermezza.