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Santa Giulia: anche la riapertura della piazza al traffico sarebbe una soluzione preferibile all’attuale e disastrosa malamovida

Ho letto a verbale, discutendo poco fa la mia più recente interpellanza sul tema, una lettera aperta alla Sindaca firmata dai residenti esasperati: chiediamo la presenza fissa del Pattuglione e la tutela del diritto al riposo per tutti. Se l’Amministrazione non è in grado di garantire i diritti di chi in Vanchiglia vive, si dovranno percorrere strade diverse. Fino, per assurdo, a rinunciare all’area pedonale serale.

Malamovida in Vanchiglia, vero disastro. Di fronte a un Assessore che riferisce in Sala Rossa dati generici sulla città e non mirati sull’area oggetto della mia interpellanza, ho scelto di rispondere semplicemente leggendo ad alta voce a verbale la lettera che i residenti hanno scritto alla Sindaca Appendino (vedi allegato). Una lettera simile deve ricevere una risposta: non solo per iscritto, ma nei fatti. I cittadini stanno raccogliendo centinaia di firme per dire no a una malamovida incompatibile con il riposo e con la normale fruizione del quartiere, a una malamovida che porta con sé sporcizia, frastuono e, talvolta, violenza. I cittadini non possono dormire la notte: dopo queste notti insonni, la mattina dopo vanno a lavorare. I commercianti e i residenti devono pulire la lordura lasciata su portoni e marciapiedi da chi, poche ore prima, li aveva utilizzati come toilette a cielo aperto. In tutto questo le responsabilità dell’Amministrazione sono evidenti. Se la Giunta non è in grado di tutelare i residenti di quella zona dovremo trovare altre soluzioni, che possono arrivare fino alla riapertura della piazza al traffico veicolare nelle ore serali e notturne. Anche questa soluzione sarebbe preferibile alla situazione attuale, nella quale in piazza si vendono abusivamente cibo e alcolici dai bagagliai delle auto. Meglio questo che una piazza Santa Giulia terra di nessuno, com’è attualmente. La mia preoccupazione è anche per il prossimo futuro: la zona 30 che la Giunta sta immaginando racconta di una progettualità che non tiene assolutamente conto dei diritti dei residenti. Torno a chiedere la presenza fissa del Presidio Interforze. Urge una svolta: una svolta rapida.

Doposcuola, quali linee guida al tempo del COVID? Scuole e Associazioni brancolano nel buio

Ho presentato un Question Time in Consiglio Regionale del Piemonte per chiedere alla Giunta di fare chiarezza.

Doposcuola al tempo del COVID: come siamo messi in fatto di protocolli nazionali (Ministero dell’Istruzione) e regionali (Ufficio Scolastico Regionale del Piemonte)? In realtà, c’è davvero poco, pochissimo. Praticamente nulla. E così le istituzioni scolastiche, le Associazioni e le cooperative sono chiamate a definire al loro interno dei protocolli anticontagio per i servizi di pre e post scuola basandosi su questa quasi totale mancanza di indicazioni ufficiali. Lampanti sono le implicazioni in termini di rischi, sanitari e giuridici: per chiedere e fare chiarezza, ho presentato un Question Time da discutere a Palazzo Lascaris nella prossima seduta utile del Consiglio Regionale: domanderò alla Giunta quali protocolli debbano essere seguiti per l’organizzazione di attività di pre e post scuola svolti nelle scuole (Statali e Paritarie), nelle cooperative e nelle Associazioni di Volontariato, in locali scolastici e non scolastici.

Tundo, settimana di passione: la mia richiesta di comunicazioni urgenti in Consiglio Comunale

La Giunta riferisca lunedì in Sala Rossa sui disservizi di cui i media hanno dato ampia notizia in questi giorni e sulla situazione relativa a stipendi e TFR ed esponga le misure che sta attuando per evitare il ripetersi di situazioni già viste nel recente passato.

Nuova richiesta di comunicazioni urgenti da me presentata in Sala Rossa a proposito del Servizio di Trasporto per Persone con Disabilità: notizie di numerosi e gravi disservizi si apprendono da fonti giornalistiche e sono confermate dalle segnalazioni degli stessi utenti. Ora la Giunta riferisca in Consiglio Comunale sui ritardi e sulle corse saltate e sui conseguenti problemi patiti dalle famiglie degli utenti. Qual è, inoltre, la situazione relativa ai versamenti di pregressi emolumenti a dipendenti ed ex dipendenti da parte della stessa Tundo? Quali misure e quali precauzioni l’Amministrazione sta attuando per evitare il ripetersi (o il protrarsi) di quanto già vissuto, conosciuto e sopportato in tutti questi anni? Mi aspetto risposte puntuali e convincenti durante la seduta di lunedì prossimo.

Sostegno a chi sostiene la cultura

Il Gruppo dei Moderati in Consiglio Regionale del Piemonte sostiene convintamente e senza mezzi termini le richieste portate avanti dal Comitato Emergenza Cultura Piemonte, che ha manifestato poco fa davanti a Palazzo Lascaris chiedendo che la Regione non abbandoni il comparto culturale in questa fase di crisi profonda.

La cultura è un valore di per sé. Cultura è ricchezza. Cultura significa posti di lavoro per decine di migliaia di famiglie. Siamo convinti che non esistano lavoratori di Serie A e lavoratori di Serie B. Sono oltre 20mila le imprese culturali e creative in attività sul territorio regionale. La Giunta Regionale convochi al più presto il Tavolo Generale della Cultura, come richiesto dal Comitato. Urge decidere la programmazione per il triennio 2021-2023, slittata a causa della crisi epidemiologica. Siano al più presto pubblicati i bandi, che di solito escono a luglio e dei quali per quest’anno ancora non si ha notizia, per garantire alle realtà culturali del nostro territorio (le cui casse sono state gravemente provate dalla contrazione di fatturato e incassi dovuta all’emergenza e alle relative limitazioni nell’operatività) la disponibilità economica necessaria a non sparire. 

Riconoscimento delle Case Maternità in Piemonte, non possiamo più aspettare

Fatto assurdo: mentre il rimborso di maternità per parto a domicilio è riconosciuto dalla Regione Piemonte alle donne che partoriscono presso una Casa Maternità fuori regione, è negato se si partorisce in una Casa Maternità del territorio. Esattamente questo è successo, lo scorso agosto, a una torinese che ha partorito improvvisamente ospite della Casa Maternità Prima Luce di via San Massimo 17 a Torino. Non ha senso che la nostra Regione non regolarizzi un servizio che in Europa e in altre Regioni italiane è prassi consolidata: ho presentato a Palazzo Lascaris un ordine del giorno per chiedere che le Case Maternità siano formalmente riconosciute anche in Piemonte. 

Niente rimborso di maternità per una torinese che ha partorito, lo scorso agosto, nell’unica Casa Maternità attualmente attiva sul nostro territorio: la donna, ospitata presso la Casa Maternità Prima Luce di via San Massimo 17 a Torino a poche ore dal parto, si è vista negare il rimborso parto a domicilio. La scelta di partorire in Casa Maternità è stata presa a poche ore dalla nascita della neonata. Assurdità ulteriore: il rimborso è sempre riconosciuto alle donne che scelgono di partorire in Case Maternità non piemontesi. Si stanno creando, vista la situazione, veri e propri flussi “turistici” verso le Case Maternità delle regioni confinanti. Il riconoscimento di queste Case è ormai un fatto non più rimandabile
Le Case Maternità – che hanno i requisiti di una comune civile abitazione e che non costituiscono studi professionali – concorrono a realizzare nella pratica quanto afferma l’Organizzazione Mondiale della Sanità in merito al “diritto di ogni donna di scegliere di partorire nel luogo che sente più sicuro”. Pertanto, ogni donna in buona salute dovrebbe poter scegliere, al termine di una gravidanza fisiologica, se partorire in ospedale, nel proprio appartamento o in una Casa Maternità (e quest’ultima ipotesi è esplicitamente contemplata, per esempio, nelle “Premesse” della DGR 80-5989 del 7 maggio 2002). 

Con il mio Ordine del Giorno, che sarà prossimamente discusso in Consiglio Regionale, chiedo il formale riconoscimento delle Case Maternità anche sul nostro territorio, nonché un’integrazione delle varie Delibere di Giunta ai fini di una revisione del protocollo sanitario extraospedaliero in materia. Si avvii una sperimentazione che consenta di analizzare l’efficacia del percorso e l’accesso al servizio da parte delle donne in gravidanza. Un tale modello assistenziale è peraltro abbondantemente supportato da letteratura ed evidenze scientifiche.