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Ragazzi con disabilità “in prigione” dallo scorso febbraio

La denuncia di diverse Associazioni: “Da mesi i ragazzi con autismo o con disabilità non svolgono attività di alcun genere, con gravi conseguenze a livello psichico e psicologico; la situazione sta diventando drammatica per loro e per le rispettive famiglie”.

Dieci mesi di sostanziale clausura: una situazione difficile per chiunque, ma che rischia di diventare drammatica per ragazze e ragazzi con esigenze speciali. Per i ragazzi con disabilità intellettiva e relazionale o con autismo, il ritorno a una prossima normalità pur prudente è un miraggio dalla fine dello scorso inverno: eppure sarebbe fondamentale non solo per una accettabile qualità della vita, ma anche per questioni riabilitative e terapeutiche. Alcuni ragazzi che vivono in comunità alloggio non abbracciano i propri familiari dallo scorso febbraio.

Al momento – racconta per esempio Gianni Ferigo, Presidente dell’Associazione Senza Limiti – riusciamo a fare poco o nulla, con i nostri cento ragazzi con disabilità. Alcuni dei quali di fatto non escono da febbraio, con le conseguenze che si possono immaginare. La maggior parte sono terrorizzati dalle restrizioni imposte. Incontri e attività in videocall non sono sufficienti per ragazzi con esigenze speciali. Abbiamo bisogno di linee guida e deroghe che tengano conto di questa situazione, sempre nel più scrupoloso rispetto di ogni misura di sicurezza“.

Le Associazioni nella stessa situazione sono, sul nostro territorio, diverse: mi farò nuovamente carico del tema in Consiglio Regionale, dopo il Question Time dello scorso luglio.

Esami e visite specialistiche non si interrompano causa COVID per sventare una seconda emergenza sanitaria

Stiamo concentrando tutti i nostri sforzi contro la pandemia in atto, ma ci sono tante altre patologie che richiedono cure costanti e non rimandabili. Non possiamo lasciare indietro tanti cittadini con patologie croniche, oncologiche, autoimmuni o rare; diversamente, rischiamo che, a pandemia finita, esploda una nuova e altrettanto grave crisi sanitaria. Se da una parte la Giunta, rispondendo al mio Question Time sul tema, prova a rassicurare, dall’altra mi preoccupano le molte segnalazioni che mi stanno giungendo.

Un’emergenza nell’emergenza: è quella delle visite specialistiche e degli esami sempre più frequentemente rimandati a data da destinarsi, a causa dell’emergenza da Covid-19, presso le nostre strutture e nei nostri ambulatori. Poco fa, in Consiglio Regionale, ho chiesto un’informativa da parte della Giunta e ho discusso, con l’Assessore Icardi, un Question Time sul tema. Il sempre più frequente fenomeno dei rinvii di esami specialistici e screening porta con sé rischi che non possiamo permetterci di correre e che vanno dall’aggravarsi di alcune già delicate situazioni cliniche alla mancata diagnosi immediata di patologie di particolare gravità, per esempio oncologiche. Le segnalazioni che mi stanno arrivando sono diverse e si riferiscono a patologie croniche o autoimmuni, a minori e anziani affetti da patologie dell’udito e a diverse altre situazioni per le quali l’interruzione dell’attività ordinaria di screening, mappatura e controllo avrebbe effetti devastanti. La Giunta Regionale, a verbale, prova a rassicurare, ma le tantissime segnalazioni che mi stanno giungendo aumentano la mia preoccupazione. I continui rinvii, oltre a essere motivo di giusta preoccupazione da parte dei pazienti, rischiano di tradursi in un aggravamento delle condizioni di tante persone e dunque, come le testate giornalistiche stanno paventando in questi giorni, in un imminente e nuovo problema sanitario. Rischiamo di pagare un prezzo altissimo: in termini finanziari (serviranno cure più urgenti e costose) e, cosa ben più grave, in termini di vite umane.

Blocco auto, adesso intervenga il Governo

Il Ministero intimi alle Regioni di revocare un provvedimento assurdo, che – a fronte di ricadute ambientali incerte – penalizza chi lavora e le fasce più fragili della popolazione.

Limitare il traffico in tempi di secondo picco pandemico e di secondo lockdown non ha senso: a questo punto, sia il Governo stesso a chiedere alle Regioni la revoca di un provvedimento privo di logica, che finirà per far crescere ulteriormente il fattore di riempimento dei mezzi pubblici (con le relative conseguenze in termini di rischio di contagio, anche perché il servizio di trasporto pubblico è stato ridotto e non è sufficientemente monitorato) e che penalizza chiunque lavori o abbia un’attività imprenditoriale.

Questo provvedimento non è solo assurdo, ma comporta contraddizioni: per esempio, come si deve comportare chi, avendo prenotato un tampone in uno degli hotspot drive in o drive through del territorio, si sposta a bordo di un veicolo diesel Euro 5? Dovrà rinunciare? Sarà ricontattato per ricalendarizzare un nuovo appuntamento? Sarà dirottato presso un altro punto accessibile a piedi? 

Mi auguro inoltre che sia scrupolosamente rispettata (possibilmente senza chiedere a questi automobilisti di circolare con la documentazione in tasca) la deroga dal blocco per i cittadini con Isee inferiore ai 14mila euro. Diversamente, a essere bloccate sarebbero anche le oltre 8mila famiglie che, sul solo territorio torinese, si affidano per andare avanti ai pacchi dono dei dodici snodi di Torino Solidale, pacchi per il ritiro dei quali l’auto è assolutamente necessaria, vista la mole e l’ingombro. L’alternativa è che, a spostarsi, debbano essere proprio i pochi Volontari attivi. A loro volta in auto: sperando che il loro non sia un mezzo troppo vecchio.

A fronte di effetti ambientali per lo meno incerti, abbiamo certissime ricadute negative su chi è più fragile e debole e su chi produce ricchezza e lavoro.

Ospedale di Settimo, spiragli di ottimismo: ma noi chiediamo certezze

L’Assessore Icardi, rispondendo alla mia interpellanza sul tema, afferma che la vendita dell’Ospedale Civico non è nelle intenzioni della Giunta. Bene, ma non basta: territorio e cittadini hanno bisogno di risposte certe e tempi definiti e rapidi. Stiamo ancora aspettando le une e gli altri. Il mio impegno continua perché il nostro territorio non debba rinunciare a un’assoluta eccellenza.

Vendita non dico scongiurata, ma definita dalla stessa Giunta, rispondendo poco fa alla mia interpellanza sul tema, “la meno probabile delle opzioni”.  Bene, anche se per cittadini e territorio serve di più: in particolare, risposte e tempi rapidi e certi. Non ci sono stati: conto che arrivino presto. 

L’Ospedale Civico Città di Settimo Torinese è strategico per un’ampia fetta del territorio piemontese. Mi auguro che la progettualità per il prossimo futuro non preveda soltanto il mantenimento, ma il potenziamento della struttura. L’emergenza da Covid-19 ha reso ancora più urgente un cambio di paradigma relativamente al modello dei nostri ospedali e della nostra Sanità: un potenziamento delle strutture del territorio non è più procrastinabile. Per l’Ospedale di Settimo si potrebbe pensare a un maggior coinvolgimento del privato sociale. In ogni caso, mi auguro che, quale che sia la formula scelta, si tengano in considerazione le esigenze del territorio e dei cittadini. 

Finita la sperimentazione, la struttura è da un anno abbondante in regime di prorogatio. A questo punto, il ventaglio di scelte si articola in tre opzioni: passaggio da regime sperimentale a regime ordinario con scelta del socio privato tramite procedura a evidenza pubblica; chiusura della sperimentazione con gestione diretta da parte dell’Asl; cessione del presidio a soggetti privati. La terza soluzione è, garantisce la Giunta, la meno probabile. Mi auguro che questo terzo scenario sia davvero scongiurato.

Dopo il Question Time discusso lo scorso luglio e l’odierna interpellanza, il mio impegno per garantire il miglior futuro al presidio di Settimo continua. La sperimentazione gestionale, modello innovativo di management delle attività sanitarie pubbliche, ha dato in questi anni risultati di rilievo, per esempio – ma non solo – nei campi della lungodegenza e della riabilitazione. Ora è il momento di rilanciare con ambizione.

Presto alla Tesoriera panchine nuove di zecca

Bel risultato che premia il mio impegno.

La Città di Torino interverrà, come da me richiesto alla Giunta, per ripristinare o sostituire tutte le panchine ammalorate o vandalizzate presso il Parco della Tesoriera. Moltissime delle 120 panchine di pregio presso il parco di corso Francia 186 sono infatti da mesi, di fatto, inutilizzabili. La Giunta, rispondendo poco fa in Consiglio Comunale alla mia interpellanza sul tema, ha garantito che si interverrà nell’ambito di un appalto attualmente in corso per la sostituzione o la manutenzione di tutte le panchine danneggiate. I lavori sono già iniziati e questo mi fa ben sperare su tempistiche ragionevoli. Il Parco della Tesoriera è uno dei luoghi simbolo della Circoscrizione 4 e dell’intera Torino.