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INTERPELLANZA – Casa della Salute Valdese, niente cure odontoiatriche da oltre un anno

Premesso che:

• a luglio 2017, dopo una chiusura di 5 anni, l’Ospedale Valdese di Torino è diventato Casa
della Salute: non più un Ospedale, dunque, ma un poliambulatorio dotato di centro prelievi,
ambulatorio infermieristico, sportello dei servizi sociali, rete oncologica, specialistica,
chirurgia e altri servizi;
• a causa dell’epidemia da Covid-19 le prestazioni odontoiatriche presso la Casa della Salute
sono state sospese dai primi di marzo 2020.
Considerato che:
• dagli inizi di maggio 2020 la Regione Piemonte ha reso possibile la riapertura delle
odontoiatrie sia private che pubbliche con l’utilizzo delle procedure e delle protezioni
adeguate (per la disinfezione della stanza tra un paziente e l’altro, la vestizione e la
svestizione del personale addetto);
• alla fine di maggio 2020 nelle ASL piemontesi (per esempio Pinerolo e Rivoli) sono riprese
le prestazioni di cure odontoiatriche, con tempi più lunghi dedicati a ciascun paziente, a
causa delle necessarie disinfezioni prima e dopo la visita;
• l’8 settembre 2020 l’Assessore alla Sanità e la Direzione generale dell’ASL Città di Torino
annunciavano la riapertura dei servizi di odontoiatria pubblica presso gli ospedali e gli
ambulatori con il seguente calendario: da lunedì 14 settembre 2020 le sedi di corso Corsica,
corso Toscana, via Monginevro, via del Ridotto, via Cavezzale; successivamente via
Pacchiotti e Casa della Salute Valdese. Questo provvedimento è stato attuato in misura
parziale e i pochi ambulatori aperti (corso Corsica e via Monginevro) sono stati chiusi il 3
novembre 2020 in seguito al passaggio a Zona rossa del Piemonte. Da tale data nessun
ambulatorio odontoiatrico è stato più riaperto.

Risulta che:

• ad oggi è possibile programmare visite specialistiche tramite il CUP ad eccezione delle cure
odontoiatriche;
• il problema della riapertura delle prestazioni odontoiatriche non riguarda soltanto la Casa
della Salute, ma anche altre strutture nell’Asl Città di Torino;
• realtà analoghe, quali Pinerolo e Rivoli, lavorano a pieno regime già da maggio 2020, fatta
salva l’interruzione dello scorso autunno.

Constatato che:

• a fare le spese di questa situazione sono soprattutto le fasce di utenza con minori possibilità
economiche, per le quali accedere alle prestazioni private è economicamente proibitivo;
• ci sono persone che da mesi rinunciano a curarsi e a risolvere i propri problemi
odontoiatrici;
• questa situazione, inoltre, avrà ripercussioni gravissime sulle liste d’attesa, già attualmente
molto lunghe, creando una concentrazione di richieste ingigantita da oltre un anno di
inattività.

Verificato che:

• da nota prot. n. 2021/0010687 dell’ASL Città di Torino si apprende che: “la riapertura
dell’Odontoiatria presso la Casa della Salute sta subendo ritardi, rispetto alle altre sedi, a
causa di complicati problemi di sanificazione dei “riuniti”, a cui si è sopperito spostando i
pazienti, secondo un’ottica distrettuale, presso la sede di corso Corsica”.

Si interpella la Giunta regionale per sapere:

  • quando riprenderanno le cure odontoiatriche presso l’ASL Città di Torino e in particolare
    presso la Casa della Salute di via Silvio Pellico;
  • se i problemi di sanificazione presso la Casa della Salute siano stati risolti;
  • per quale motivo oggi non sia ancora possibile programmare una visita odontoiatrica, non
    solo nel breve periodo, ma anche nel medio-lungo, presso l’ASL Città di Torino, in
    particolare presso la Casa della Salute, e siano invece consentite altre visite specialistiche.

QUESTION TIME – Come sgravare i Pronto Soccorso del territorio regionale dall’eccesso di funzione di supplenza sociale, valorizzando così la loro principale e naturale funzione di reparti d’emergenza?

Premesso che:

  • il Pronto Soccorso è un’unità operativa dell’ ospedale  dedicata ai casi di emergenza-urgenza;
  • presso il Pronto Soccorso si effettuano le operazioni di diagnosi e cura e si garantisce la prima valutazione dei pazienti;
  • presso l’Azienda Ospedaliera Ordine Mauriziano di Torino è attivo uno dei principali Pronto Soccorso di Torino e del Piemonte.

Rilevato che:

  • è recentemente assurto agli onori delle cronache cittadine il caso della donna rimasta per 15 giorni presso il Pronto Soccorso del Mauriziano di Torino, quando avrebbe potuto essere dimessa in 48 ore;
  • in un articolo pubblicato sull’edizione di “Repubblica” di domenica 1° agosto (“Disabile ‘parcheggiata’ due settimane al pronto soccorso per colpa della burocrazia“) si racconta nel dettaglio la vicenda occorsa a una cinquantenne con tetraplegia accolta presso il Pronto Soccorso dell’Ospedale Mauriziano di Torino per una gastrostomia percutanea endoscopica urgente e poi trattenuta presso il DEA per due settimane, nell’impossibilità della RSA presso la quale la donna risiedeva prima del ricovero di accoglierla nuovamente dopo l’intervento, non avendo la struttura nel proprio organico infermieri in grado di garantirle adeguata assistenza;
  • sono state necessarie due settimane per trovare una sistemazione alternativa adatta;
  • il fatto che il Mauriziano sia un’Azienda Ospedaliera – senza, dunque, i contatti diretti di una ASL – ha reso ulteriormente complessa l’operazione;
  • nello stesso articolo si afferma che “la vicenda della donna tetraplegica può essere considerata un caso emblematico di come i Pronto Soccorso si siano progressivamente trasformati in luoghi chiamati a risolvere problemi sociali dopo aver superato quelli sanitari”.

Considerato che:

  • le lungaggini burocratiche si ripercuotono anche sui conti della nostra Sanità;
  • l’eccessiva permanenza in ospedale è un fattore che pesa sui bilanci;
  • un letto in Pronto Soccorso ha un costo che può superare gli 800 euro al giorno;
  • un ricovero in lungodegenza o in struttura ha, evidentemente, costi molto più bassi.

Considerato soprattutto che:

  • i posti letto presso i Pronto Soccorso dovrebbero essere riservati a pazienti in fase acuta.

Sottolineato che:

  • la funzione di supplenza sociale svolta dai Pronto Soccorso è una delle ragioni per le quali spesso i reparti di emergenza entrano in affanno.

INTERROGA l’Assessore competente per sapere quali misure intenda mettere in atto la Giunta Regionale per permettere ai Pronto Soccorso del territorio piemontese di svolgere pienamente e principalmente la propria funzione peculiare e precipua di reparti di emergenza, sgravandoli da quel ruolo di supplenza sociale che spetta a strutture di altra tipologia e natura.

QUESTION TIME – 500 siti piemontesi contaminati e non bonificati, che cosa intende fare questa Giunta?

Premesso che:

  • un sito contaminato è un sito all’interno del quale le concentrazioni di contaminanti nelle diverse matrici ambientali (suolo, sottosuolo, acque sotterranee e superficiali) sono tali da determinare un rischio sanitario–ambientale non accettabile in funzione della destinazione d’uso e dello specifico utilizzo;
  • un sito contaminato richiede un intervento di bonifica finalizzato all’eliminazione delle fonti inquinanti, fino al raggiungimento di valori di concentrazione corrispondenti a un rischio accettabile;
  • in attesa del raggiungimento degli obiettivi di bonifica sul sito devono essere poste limitazioni di utilizzo tali da garantire la salute dei fruitori e devono essere attivate misure di messa in sicurezza tali da impedire l’espansione della contaminazione al di fuori dei confini del sito.

Premesso, altresì, che:

  • con D.G.R. n. 22-12378 del 26/04/04 e in conformità con i criteri predisposti dalla ex ANPA, ai sensi dell’art. 17 del D.M. 471 del 25/10/1999 è stata istituita l’Anagrafe Regionale dei Siti Contaminati della Regione Piemonte;
  • l’aggiornamento dell’Anagrafe dei siti inquinati avviene costantemente mediante un processo che coinvolge la Regione Piemonte, le amministrazioni Provinciali e l’ARPA Piemonte.

Considerato che:

  • il numero totale di siti contaminati censiti nell’Anagrafe Regionale cresce ogni anno dal momento che si sommano allo storico tutti i procedimenti di bonifica che sono stati aperti nel corso del tempo;
  • per avere un quadro maggiormente rappresentativo della situazione è opportuno dunque distinguere i siti con procedimento attivo da quelli con procedimento concluso;
  • ad oggi in Piemonte i siti con procedimenti attivi sono circa 500, di cui un centinaio a Torino.

Constatato che:

  • circa il 47% dei siti censiti in Anagrafe insiste sul territorio della Città Metropolitana di Torino, il 14% è in Provincia di Novara, il 13% in Provincia di Alessandria, il 6% nelle Province di Biella e di Vercelli, il 5% nelle Province di Asti, di Cuneo e del Verbano-Cusio-Ossola;
  • oltre il 50% delle cause di inquinamento riscontrate sul territorio regionale è riconducibile alla presenza di sostanze contaminanti attribuibili alla cattiva gestione di impianti e strutture;
  • le altre principali cause di inquinamento sono riconducibili alla presenza di sostanze inquinanti dovuta alla scorretta gestione di rifiuti (oltre il 20%), eventi accidentali (17%) e, in ultimo, sversamenti incidentali su suolo e acque (8%).

Ritenuto che:

  • per legge i siti inquinanti devono essere bonificati a spese dal responsabile dell’inquinamento, il quale però talvolta non è facilmente individuabile;
  • per tutelare la salute dei cittadini in queste situazioni intervengono Comuni e Province.

Rilevato che:

  • a maggio 2021 sul quotidiano “La Stampa” è stato pubblicato l’articolo dal titolo “Piemonte inquinato, 500 siti senza bonifica”, con riferimento a 6,8 milioni di euro stanziati dalla Regione per gli interventi di bonifica;
  • con la DGR del 16/07/2021 n. 3550 la Regione, come accordo di programma con il Ministero della Transizione ecologica, Città Metropolitana di Torino e Comuni di Cirié, Givoletto e Rivalta di Torino, ha assegnato 4,6 milioni di euro di risorse statali per la realizzazione di interventi di bonifica sui siti inquinanti di seguito elencati:
    1) 1 milione e 800mila euro destinati alla “ex Lerifond” di Givoletto;
    2) 1 milione e 840.000 euro alla “ex Oma ed ex Chimica Industriale” di Rivalta di Torino;
    3) 995.450 euro alla “Ex Interchim” di Ciriè;
  • il trasferimento delle risorse finanziarie per l’esecuzione degli interventi sarà operato direttamente dallo Stato alle Amministrazioni comunali.

Appreso che:

il 7 luglio il quotidiano “La Stampa” ha pubblicato, sul proprio sito web, un video con la terza puntata che conclude il focus sui cento siti inquinanti di Torino;

in questa puntata si parla dell’ex fabbrica Ghia (già inserita nell’elenco dei siti contaminati), edificio abbandonato da decenni e abitato, mettendo a repentaglio la propria salute, da persone senza dimora;

l’area in cui si trova l’ex fabbrica era stata inserita, nel 2012, in un progetto da 60 milioni che prevedeva la nuova sede dell’Istituto europeo del Design, appartamenti e nuove piazze ma nessun progetto di riqualificazione è mai partito.


Considerato, inoltre, che:

  • i decenni passano e tanti siti nel nostro territorio rimangono ancora da bonificare;
  • la Regione Lombardia ha promosso il bando per l’avvio dei processi di bonifica e di rigenerazione dei siti potenzialmente contaminati, rivolgendosi a soggetti pubblici e privati: la sua finalità è incentivare economicamente la redazione e l’esecuzione di Piani di Caratterizzazione, nonché di Studi di fattibilità urbanistico-edilizia, necessari e propedeutici alla riqualificazione e al recupero delle aree potenzialmente contaminate;
  • favorire gli interventi di recupero delle aree dismesse, abbandonate o sottoutilizzate, oggi compromesse da inquinamento, è fondamentale per salvaguardare l’ambiente, per tutelare la salute dei cittadini e anche per restituire le aree oggi dismesse alla comunità.

INTERROGA l’Assessore

per sapere, oltre alle risorse statali previste dalla DGR sopra citata, quali altre azioni intenda mettere in campo questa Giunta per bonificare i siti contaminati e tutelare la salute dei cittadini.

INTERPELLANZA – Attività di onicotecnico

Premesso che:

  • l’onicotecnica è – nel campo dell’estetica e della cura del corpo – la specializzazione nella ricostruzione delle unghie per pura finalità estetica. L’attività comprende ogni prestazione artistica eseguita ad esclusivo scopo decorativo o di miglioramento estetico della superficie di unghie di mani e piedi, tramite l’apposizione di prodotti che consentano l’allungamento/estensione delle unghie naturali;
  • la figura professionale dell’onicotecnico è riconosciuta in tutta Europa e generalmente risulta essere ben distinta da quella dell’estetista. In Italia attualmente non è ancora stata istituita nonostante siano stati presentati numerosi progetti di legge sia a livello regionale che nazionale. Oggi infatti rientra ancora nell’attività di estetista.

Ritenuto che:

per avere un impianto normativo ben definito e al passo con i tempi e per contrastare il fenomeno dell’abusivismo (concorrenza sleale per le imprese di estetica, di acconciatura e, in generale del benessere) appare necessaria una riforma della Legge n. 1 (Disciplina dell’attività di estetista) del 4 gennaio 1990.

Considerato che:

  • attualmente la qualifica di onicotecnico presuppone lo svolgimento dell’attività di estetista, la quale è subordinata al possesso della qualificazione professionale di estetista e dell’autorizzazione comunale;
  • per acquisire la qualifica di estetista valida per l’esercizio autonomo della professione è necessario frequentare un percorso solo scolastico che consiste in un corso di qualificazione di 2 anni (900 ore) più un corso di specializzazione di 900 ore, oppure in alternativa: a) corso di qualificazione di 2 anni (900 ore) più 1 anno di inserimento presso un’impresa di estetista, anche con contratto di formazione, più esame finale (per essere ammessi all’esame occorre l’autorizzazione della Regione Piemonte); b) apprendistato più 1 anno di lavoro come dipendente, a tempo pieno, 3° livello (o titolare o socio o coadiuvante), più corso di 300 ore con esame finale (per essere ammessi al corso occorre l’autorizzazione della Regione Piemonte); c) 3 anni di lavoro negli ultimi cinque come dipendente, a tempo pieno, 3° livello (o titolare o socio prestatore d’opera o coadiuvante) più corso di 300 ore con esame finale (per essere ammessi al corso occorre autorizzazione della Regione Piemonte).

Tenuto conto del fatto che:

  • l’attività di onicotecnico non connessa all’attività estetica (ovunque esercitata, in luogo pubblico o privato, anche a titolo gratuito) dev’essere subordinata al conseguimento di un’ideona qualifica professionale;
  • alcune Regioni, come ad esempio il Lazio, si sono già mosse in questa direzione.

INTERPELLA la Giunta regionale per sapere:

  1. se intenda attivarsi nei confronti del Governo e del Parlamento affinché si possa arrivare in tempi brevi ad una riforma della L. 1/1990, introducendo la professione di onicotecnico e avere così un impianto normativo ben definitivo;
  2. se questa Giunta abbia intenzione di disciplinare, per la qualifica professionale sopra citata e nel rispetto delle competenze della Regione, un apposito corso di formazione professionale.

INTERPELLANZA – Metro in piazza Bengasi: un parcheggio di interscambio…senza scambio

PREMESSO CHE

– l’arrivo della linea 1 della Metro in piazza Bengasi, a cui si lega inscindibilmente il tema del parcheggio e dell’interscambio che ne dovrebbe derivare, ha messo “in luce molte ombre”;

RILEVATO CHE

– nel corso di una Commissione consiliare svolta nei primi mesi dell’anno era stato annunciato un periodo di sperimentazione per il parcheggio in oggetto;

– nelle slide fornite da GTT si parlava di “creazione di una prima vera area di interscambio in area urbana” e nell’attesa della “realizzazione fisica della struttura di interscambio, si vuole utilizzare tale occasione, per introdurre in via sperimentale dal punto di vista commerciale, un vero TITOLO INTEGRATO PARCHEGGIO E TRASPORTO PUBBLICO che, al termine della sperimentazione, possa diventare un modello anche per altre realtà”. Le successive slide non riportavano proposte commerciali per i titoli integrati giornalieri/carnet da 10 voucher/carnet a ore ma solo ipotesi di abbonamenti settimanali/mensili/trimestrali/annuali;

CONSIDERATO CHE

– pur risultando innegabili le difficoltà del periodo che stiamo attraversando (in cui ancora molti lavoratori fruiscono del lavoro a distanza) non pare di dover tacere rispetto al quotidiano inutilizzo del parcheggio di piazza Bengasi e delle conseguenti inefficienze;

INTERPELLA

Il Sindaco e l’Assessore competente per sapere:

  1. quale sia (o sia stato) il periodo previsto per la sperimentazione di cui si faceva cenno nella Commissione consiliare e nelle slide di GTT;
  2. quali siano i risultati ottenuti dalla sperimentazione;
  3. se l’Amministrazione sia soddisfatta per questo primo periodo di apertura del parcheggio di piazza Bengasi (e stazione Metro), sia in termini di fruizione da parte degli automobilisti sia per gli incassi derivanti dal pagamento della zona blu;
  4. quale sia l’importo incassato per il pagamento della zona blu di piazza Bengasi in questo primo periodo di apertura (totale del periodo e media giornaliera);
  5. se l’Amministrazione sia intenzionata a valutare moderazioni del prezzo della sosta o frazionamenti giornalieri (ad esempio, divisione in orario mattutino e orario pomeridiano e applicazione di una tariffa forfettaria identica per ciascuna di esse);
  6. quali altre considerazioni e valutazioni stia svolgendo l’Amministrazione per stimolare il reale utilizzo integrato del parcheggio di piazza Bengasi e della Metro (sia dal punto di vista tariffario sia sotto ogni altro profilo).

Silvio Magliano