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Cartoniadi: scuole paritarie discriminate ed escluse dai premi

Dalla gara tra i quartieri a chi ricicla più carta premi da dividere tra le scuole del territorio: dall’elenco dei possibili destinatari escluse le scuole paritarie. È una palese violazione della Legge Berlinguer (10 marzo 2000, n. 62) sulla parità scolastica. Ora si riformuli il bando e si ricominci la gara.

Le cartoniadi, gara tra quartieri per il riciclo della carta, in corso a Torino per tutto il mese di novembre, non considera le scuole paritarie. In pratica, i quartieri più virtuosi si aggiudicheranno somme di denaro, diecimila euro al primo classificato, da destinare alle scuole del territorio: nell’elenco dei possibili destinatari ci sono però soltanto scuole statali, nessuna paritaria. Si tratta di una palese violazione della legge Berlinguer (n. 62 del 10 marzo 2000) sulla parità scolastica che, appunto, stabilisce come il sistema pubblico dell’istruzione sia composto sia dalle scuole statali sia da quelle paritarie. A tutto questo si aggiunga anche che le famiglie che hanno scelto per i propri figli una scuola non statale sono chiamate comunque a partecipare alla gara, pur non potendo trarne alcuno dei benefici previsti. Il che, al di là di una doverosa attenzione per l’ambiente, suona un tantino ingiusto.

Una discriminazione inaccettabile per le scuole paritarie che costituiscono, oltre che una parte significativa del sistema scolastico pubblico, anche un importante baluardo di civiltà e di libertà, nonostante i tentativi di delegittimazione che subiscono da ogni parte: se nel sistema sanitario pubblico esistono strutture privata convenzionate, presso cui i cittadini possono prenotare senza aggravi di spesa esami e visite specialistiche, nel mondo della scuola la parola “paritaria”, spesso confusa erroneamente con “privata”, fa paura. Forse perché la scuola, più che ogni altro ambito, permette di diffondere e tramandare un certo tipo di cultura e che la libertà che tale cultura riconosce al cittadino non arriva fino al punto di permettergli di scegliere per i propri figli una formazione di altra matrice.

Adesso si ponga rimedio a quella che è una vera e propria violazione della legge, oltre che una discriminazione inaccettabile in un momento in cui le risorse per il sistema scolastico sono poche: sia riformulato il bando e si ricominci la gara.