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Campi Rom, tre ragioni per le quali il nuovo “regolamento” dei Cinque Stelle non mi convince

Baraccopoli Nomadi: ecco l’ennesimo documento “dei sogni”, velleitario e non applicabile, nel quale manca la prospettiva del superamento dei Campi stessi e che è privo di una strategia che tenga in considerazione anche gli insediamenti abusivi.

Presentata ieri sera in occasione del Consiglio Aperto della Circoscrizione 6 dalla Sindaca Appendino e da cinque esponenti della sua Giunta la bozza del nuovo regolamento sui Campi Nomadi della città. O meglio, sono state presentate le linee guida che alla stesura del regolamento stesso dovranno fare da traccia. Perché un documento vero e proprio ancora non si è visto: piuttosto, si può parlare di piano.

Un piano che mi convince poco. Per almeno tre ragioni.

La prima. Come già avvenuto per il Barattolo, siamo nuovamente alle prese con un “regolamento dei sogni”. Applicabile, forse, in un mondo ideale: totalmente velleitario, invece, considerando la realtà dei Campi Nomadi della nostra città. Pensiamo davvero, per esempio, che ogni Campo sia in grado di identificare, democraticamente e pacificamente, da uno a tre “Rappresentanti d’Area Sosta Attrezzata” per interloquire con le Istituzioni (una figura simile, peraltro, è già prevista dall’Articolo 4 dell’attuale Regolamento 290)? O che l’Amministrazione sia in grado di garantire che tutti i residenti dei Campi paghino le bollette, mandino i figli a scuola, smettano di costruire abusivamente e di realizzare allacciamenti elettrici altrettanto abusivi, come ci è stato raccontato, con tanto di slide, dalla Giunta?

La seconda. Ammettiamo pure, per assurdo, che le cose funzionino: chi sbaglia perde il diritto a risiedere nei Campi Autorizzati e che, con un colpo di bacchetta magica, questo principio sia fatto rispettare per i quattro insediamenti autorizzati (Germagnano, Le Rose, strada Aeroporto e Sangone). Per tutti gli altri, quelli abusivi nei quali risiede la metà dei 1500 nomadi a Torino, che cosa vogliamo fare?

La terza. Non mi sembra che la prospettiva sia quella del superamento dei campi, quanto piuttosto del loro contenimento. Il pagamento del canone annuale di 600 euro, il rispetto delle regole imposte e il mantenimento dei requisiti sono, infatti, condizioni per poter rimanere nei Campi. E i mirabolanti progetti per il loro superamento, più volte promessi da questa Amministrazione e inseriti nel Capitolo 11 del loro programma meccanizzato in Comune, che fine hanno fatto?